LA STORIA DI MENDULEDDU: MARIA GIACOBBE RICORDA GIOVANNI MASTRONI NEL SUO “DIARIO DI UNA MAESTRINA”, L’ALUNNO PIU’ ANZIANO

l’immagine di Menduleddu è di Gianni Picca

Menduleddu, alias Juvanne (Giovanni) Mastroni nato a Oliena nel 1907, era il più anziano fra i trenta alunni di Maria Giacobbe che negli anni cinquanta hanno frequentato la scuola popolare. Nel “Diario di una maestrina” (1957) così lo ricorda: “Mi porta piccoli mazzi di erbe profumate e di fiori selvatici nascosti tra la giacca e la camicia, li depone timidamente sulla cattedra e non osa guardarmi. Sono pesti e appassiti quando arrivano a scuola, ma odorano molto, li gradisco e li depongo nel vaso con cura … E’ un singolare tipo … all’improvviso gli è divampato l’amore per l’alfabeto ma non riesce ad impadronirsene … I suoi dettati sono complicati geroglifici”.

Cresciuto orfano di entrambi genitori, Menduleddu abitava a sa Tiria, rione periferico del paese dove nel 1600 erano confluiti una parte degli abitanti di Locoe, un villaggio tra Oliena e Orgosolo.

Di indole buona, piuttosto ingenuo, arruolato al secondo conflitto era stato messo in stato di arresto e poi subito congedato perché sorpreso a tagliare il filo spinato di protezione nel campo di battaglia.

Piccolo di statura e scuro di carnagione, fisico minuto e atletico, alle feste paesane e ai matrimoni suonicchiava la fisarmonica, cantava, ballava e faceva le capriole divertendo i bambini ammirati dalle sue esibizioni.

Facile bersaglio dei lazzi dei buontemponi che proprio per la sua fisicità lo apostrofavano Menduleddu (piccola mandorla) e cucuia (seme della mandorla in sviluppo). Me se l’epiteto Menduleddu con cui tutti lo conoscevano lo accettava come qualcosa di acquisito, se lo chiamavano cucuia andava su tutte le furie ritenendo questo epiteto alquanto ingiurioso.

Quando i ridanciani del paese gli chiedevano il perché frequentasse le serali, rispondeva che era sua intenzione fare l’avvocato per difendere sos dirittos meos e non quelli degli altri.

Una vicina aveva provveduto ad illuminare il suo umile ambiente montando una lampadina ad un filo elettrico volante fatto passare dalla sua abitazione, mentre l’acqua la prendeva dalla fontanella pubblica. Il soffitto era in parte crollato e un telo di nylon copriva gli squarci per evitare che piovesse dentro.

Su recattu in sa bertula, ogni giorno conduceva al pascolo una ventina di pecore ai margini della strada provinciale e a Gargariai dove possedeva un piccolo fazzoletto di terra, mentre la notte le metteva al riparo dai ladri nel cortiletto di casa.

La sera le mungeva e quando il latte non gli veniva rubato al pari degli agnelli, si adoperava per fare qualche casizolu che regalava alle persone che erano solite offrirgli qualcosa. Talvolta con le mani dava forma di pane ad un impasto di farina che metteva a cuocere sulla viva brace.

Nel tempo si era dotato di una bicicletta ma, non essendo capace di condurla, riportava frequenti escoriazioni.

Un giorno qualche mascalzone privo di scrupoli, pensò bene di rubargli le pecore per tradurle in soldi. Alcune persone del paese, mosse a compassione, si misero alla ricerca nel tentativo di recuperale. Le trovarono in un ovile di un paese vicino e quando Menduleddu si avvicinò al gregge dove le avevano convogliate, con grande sorpresa dei presenti le povere pecore, avendolo riconosciuto, si staccarono dal branco e mogie mogie gli si fecero attorno. Questo non valse a che gli venissero restituite in quanto il nuovo padrone ne rivendicava l’acquisto.

In seguito gli fu assegnata una piccola pensione e, tempo permettendo, col postale andava a fare il bagno a Cala Gonone per poi sdraiarsi al sole su di uno scoglio, in completa solitudine.

In tarda età viveva nell’indigenza più totale e non usciva di casa per aver contratto la broncopolmonite. Su segnalazione di qualche vicino erano intervenuti i sevizi sociali del Comune, venne coinvolta l’ADI (Assistenza domiciliare integrata) che provvide all’immediato ricovero. Dimesso dall’ospedale venne collocato presso la Casa Accoglienza Pio Istituto San Giuseppe di Orani dove morì qualche anno dopo nel 1992 a 87 anni. La salma fu riportata ad Oliena per il pietoso rito della sepoltura.

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Un commento

  1. Rita Coda Deiana

    Meravigliose storie di vita da narrare, affinche’ non si perdano nei meandri del Tempo.
    Memorie senza tempo…

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