a cura di ORNELLA DEMURU
Sui monti di Capoterra precipita un aereo, muoiono 31 persone
È da poco passata la mezzanotte e mezza quando, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1979, un Dc-9 dell’Ati precipita sui monti di Capoterra, a pochi chilometri dall’aeroporto di Elmas.
Sull’aereo viaggiano quattro membri dell’equipaggio (il comandante Salvatore Pennacchio, il suo secondo e due steward) e 27 passeggeri (9 erano diretti nel capoluogo sardo, gli altri sarebbero dovuti ripartire per Roma): muoiono tutti.
Il volo aereo della Trasporti Italiani 12 effettuava la tratta Alghero – Cagliari per poi proseguire verso Roma.
L’ aeromobile utilizzato era un DC 9-32, il volo da Fertilia era partito a mezzanotte, con un leggero ritardo alla partenza a causa del cambio dei membri dell’equipaggio.
Il viaggio non ebbe alcun imprevisto fino a giungere a pochi chilometri dall’aeroporto di Elmas.
Qui un cumulo di nuvole e nembi convinse, dietro autorizzazione della torre di controllo, il comandante Pennacchio e il primo ufficiale Mercurelli ad effettuare una virata per evitare la perturbazione.
Convinti di sorvolare il mare proseguirono senza accorgersi del pericolo che incombeva, il DC 9 corre incontro a Monte Nieddu.
Ad un certo punto scompare dai radar dell’aeroporto di Elmas, l’aereo cozza contro la cresta del monte e precipita sulla montagna.
Alcuni tecnici della raffineria della Saras raccontarono di aver udito nell’oscurità il rombo dell’aereo insolitamente basso, poi dopo pochi minuti una tremenda esplosione ed una palla di fuoco provenire dalla montagna. In quell’attimo perdono la vita 27 passeggeri e i quattro membri dell’equipaggio.
Non ci saranno sopravvissuti.
Nove passeggeri dovevano sbarcare a Cagliari mentre i restanti, più alcuni che aspettavano di imbarcarsi ad Elmas, avrebbero proseguito verso Roma.
Subito allertati, i vigili del fuoco della raffineria, lanciarono l’allarme nel capoluogo e si precipitarono sul luogo del disastro, ma le condizioni metereologiche avverse e la natura impervia del rilievo non consentivano di raggiungere il sito.
Oltretutto la zona era avvolta dalla totale oscurità, fatta eccezione per il violento rogo che si sprigionava dall’aereo in fiamme per diverse ore e che forniva in ogni caso un punto di riferimento visivo a chi tentava disperatamente di raggiungere la cresta ad 700 metri d’altitudine.
Ai soccorsi partecipano Vigili del Fuoco, militari, Carabinieri, Polizia di Stato e vari volontari.
Un motorista dell’ATI non sa darsi pace, pur stremato dalla lunga e massacrante marcia non vuol darsi per vinto, conosce bene i membri dell’equipaggio cui è legato da vecchia amicizia.
Il mattino successivo ai soccorritori si presentò uno spettacolo mai visto prima sulla nostra Isola: rottami fumanti del DC 9 sparsi ovunque, i corpi delle vittime irriconoscibili per l’impatto ed il violento rogo sprigionatosi dopo l’esplosione.
Le salme vennero a fatica pietosamente ricomposte, nel frattempo si cercava la scatola nera per cercare di capire la dinamica dell’incidente. Il corpo del comandante Pennacchio viene recuperato al pomeriggio, al polso l’orologio è fermo sulle 00.45.
All’interno di un Palazzetto di viale Marconi viene improvvisata una camera ardente, nel frattempo l’arcivescovo di Cagliari S. E. Giuseppe Bonfiglioli reca conforto ai familiari delle vittime e benedice i feretri.
I funerali si svolgeranno nella Basilica di Bonaria alla presenza di ventimila persone, poi mestamente, i parenti, ottenute le autorizzazioni, porteranno via i loro cari, per poterli seppellire nei propri paesi d’appartenenza.
Della tragedia vennero ritenuti responsabili il comandante ed il suo secondo assieme al controllore di volo per non aver prontamente obbligato l’equipaggio a correggere la rotta.
Il Presidente della Repubblica italiana grazierà in seguito il controllore di volo.
C’è anche un’altra cosa molto grave. Son trascorsi ben 42 anni e i rottami dell’aereo giacciono ancora in buona parte sulla cresta di Monte Nieddu.
Nel 2013 è sorta una diatriba tra il comune di Sarroch e Alitalia (compagnia che nel frattempo ha assorbito l’ATI), per la rimozione dal sito dell’incidente, dei resti del DC 9.
La tragedia di Capoterra è a tutt’oggi la più grave sciagura aerea che abbia riguardato la Sardegna e l’aeroporto di Elmas in particolare.