di Fabrizio Palazzari
Tra Cagliari e Chia vi sono uno stabilimento petrolchimico, campi di fieno a ridosso di ciminiere fumanti e di depositi di combustibile, un importantissimo centro di ricerca e sviluppo, impianti da golf, paesi dallo sviluppo costiero tumultuoso, orti e giardini, spiagge bianchissime ed alcuni tra i più rinomati e conosciuti resort dell’Isola. Ci sono anche le rovine archeologiche di Nora, una ricchissima tradizione dolciaria e molto altro. Percorrere la lingua di asfalto, che poi prosegue per Teulada ed il Sulcis, è un po’ un viaggio attraverso gli ultimi sessanta anni di storia autonomistica sarda, e della sua continua ricerca di un modello di sviluppo economico. Dal Piano di Rinascita, con la raffineria Saras dei Rovelli e dei Moratti, sino al fiorire dell’industria turistico – vacanziera con i suoi blasonati centri vacanza prima e le colonie di seconde case dopo, passando, infine, per i distretti tecnologici. E’ questo quanto hanno potuto osservare, con maggiore o minore consapevolezza, gli oltre 130 giovani discendenti di emigrati sardi arrivati all’aeroporto di Elmas e diretti a Chia per partecipare ai lavori del meeting “La Sardegna nel mondo”. Il meeting, organizzato dall’assessorato regionale del Lavoro e dall’Acli Sardegna, è stato, dopo la Conferenza internazionale dell’emigrazione “I sardi nel mondo” svoltasi a Cagliari nel 2008, una nuova occasione in cui i rappresentanti dei circoli sardi, delle federazioni, delle associazioni di tutela ma soprattutto tanti giovani con origini sarde si sono potuti incontrare e conoscere. “Tramas de amistade” non ha voluto perdere questa opportunità unica e, nella giornata di sabato, vi ha partecipato con alcuni suoi rappresentanti per testimoniare il suo impegno e la sua sensibilità verso il mondo dell’emigrazione organizzata sarda ed in particolare quella giovanile. I lavori hanno seguito il calendario del programma. Dopo la relazione del Prof. Salvatore Cubeddu dal titolo “La Sardegna nell’unità d’Italia” si è aperta la tavola rotonda , moderata dal giornalista Andrea Frailis, che ha visto il confronto tra i rappresentanti di Federazione ed i giovani dirigenti dei circoli degli emigrati sardi all’estero. Nel pomeriggio si è proseguito con quattro tavoli tematici durante i quali si sono affrontate le principali problematiche delle associazioni dei sardi all’estero ed elaborate delle possibili soluzioni. La riunione in plenaria ha infine permesso di presentare i risultati dei lavori di ogni gruppo e redigere un piano di lavoro comune. Dalle relazioni conclusive è emersa una grande sensibilità ed attaccamento all’attività dei circoli spesso vissuti come luogo in cui approfondire la conoscenza della terra degli avi o in cui sperimentare una conoscenza nuova e rinnovata dell’identità sarda contemporanea. Circoli non più vissuti come luogo di ritrovo ma anche come punto di contatto con la Sardegna ed il mondo, nodi di una rete dove la comunicazione è diventata sempre più orizzontale e telematica ma che non per questo può prescindere dalla fisicità degli spazi. In questi spazi si sono scritte le pagine di oltre sessanta anni di emigrazione e oggi i tanti giovani convenuti a Chia rappresentano, con il loro entusiasmo e la loro genuina multiculturalità, il volto più fresco ed aperto di questa che è una seconda Sardegna. E’ interessante osservare come ogni circolo porti con sé le caratteristiche proprie del luogo di elezione. Dall’orgoglio de “Il Gremio” di Roma all’operosità ed all’impegno appassionato, spesso in contesti di provincia, dei circoli dell’Italia centro-settentrionale. Tutto un altro mondo quello vissuto in Argentina con l’immensa area metropolitana di Buenos Aires e la relatività delle distanze. Qui i circoli possono arrivare a trovarsi ad oltre 1200 Km l’uno dall’altro. Attraversiamo l’Atlantico, ci spostiamo nell’emisfero Boreale e troviamo la nuova emigrazione sarda a Berlino con le sue tendenze artistiche e culturali in una capitale sempre più vibrante. Che dire poi dei giovani sardi in Italia alle prese con i limiti di strutture sociali sempre più gerontocratiche e gli spazi stretti del precariato; così distanti da chi, invece, dall’Australia parla del “Lucky Country”, ovvero il paese fortunato che non conosce crisi. Un segno dei tempi, infine, la testimonianza che è arrivata dal Brasile, unico dei quatto Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) rappresentato a Chia, che ha raccontato di come il Paese carioca si stia sempre più configurando come la fucina di nuove espressioni mondiali nel campo della musica e non solo. Nei prossimi anni, infatti, il Brasile sarà al centro del mondo grazie ai Mondiali di calcio del 2014 ed alle Olimpiadi del 2016: un’opportunità unica per sperimentare nuove forme di aggregazione mondiale intorno allo sport e per permettere anche alla Sardegna di avere un suo spazio in questa grande vetrina. Tanti quindi gli spunti di riflessione e gli stimoli di questo meeting estivo. Va dato atto agli organizzatori della perfetta gestione dell’evento, dove nulla è stato lasciato al caso. Di grande impatto la comunicazione grafica e pubblicitaria, efficace l’organizzazione dei tempi e degli spazi con una grande attenzione alla logistica ed ai servizi. Per quattro giorni il servizio navetta ha garantito gli spostamenti all’interno di locations uniche. Dal ristorante a bordo piscina del Chia Torre alle magiche atmosfere dell’aperitivo serale tra le dune in riva al mare, sino alle ultime note del concerto dei Tazenda che hanno suonato al centro del Chia Laguna. La Regione Sardegna ha sostenuto uno sforzo finanziario enorme per regalare un sogno che difficilmente verrà dimenticato e i cui effetti si misureranno in un arco di tempo che sarà molto più lungo dell’attuale ciclo politico. Da Chia si torna a Cagliari. Vedremo quanto del futuro modello di sviluppo economico dell’Isola dipenderà anche dai sogni di questi ragazzi e dalla nostra capacità di saperli cogliere
Bravo Fabrizio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!