Dolores Turchi
di CRISTOFORO PUDDU
L’Associazione culturale di promozione sociale IBIS di Nuoro, presieduta dalla “vulcanica” professoressa Lisetta Bidoni, si sta dimostrando fucina di straordinari incontri culturali, letterari e sociali. Gli intensi e qualificati confronti riscuotono costantemente un grande successo di partecipazione ed interesse per i mirati e singolari temi proposti.
È accaduto anche con la presentazione dell’esaustivo saggio “Ho visto agire s’accabadora”, collana Memoria e Tradizione edito da Iris, ed opera considerevole di Dolores Turchi sulla pratica “dell’eutanasia sarda”, operata dalla figura mitica e reale de sa femina accabadora, rappresentata in copertina da un olio del pittore nuorese Antonio Ruju. Un mito alimentato da memorie e tradizioni ma reale nella documentata narrazione di una novantenne di Gadoni (testimone oculare a Seulo, sul finire degli agli anni Trenta del secolo scorso, per aver assistito alla pratica, con l’impiego de su jualeddu, ealla morte di una donna estremamente sofferente dalla lunga agonia, in condizione terminale) e dai tanti elementi prodotti dalla nota studiosa di tradizioni popolari.
Uno studio di accurata ricerca e di selezionate conferme, quello condotto dalla Turchi, che percorre memorie e avvalora il modus operandi de s’accabadora per la pratica del trapasso provocato; attestazioni documentali risultano anche da scritti di personalità ecclesiastiche (naturalmente ne osteggiavano l’atto!), dai Sinodi Diocesani del XVI – XVII secolo e dagli innumerevoli resoconti di viaggiatori e studiosi stranieri giunti in Sardegna nell’Ottocento. L’opera della studiosa di Oliena va oltre e trova conferma dell’attività e della reale figura, protetta dal silenzio all’interno delle antiche comunità sarde; offre testimonianze dirette e analizza, con acume, la storia e il lascito delle religioni precristiane, improntate sulla trasgressione e interruzione del “valore” vita. Un suggestivo viaggio di affascinanti scoperte, con sistematica raccolta di informazioni tra le pieghe culturali ed etiche della società nell’antichità classica e in diversi periodi storici.
Della femina accabadora perdura il mito e la storia “sfuggente ed enigmatica” si colloca tragicamente fondamentale nell’attimo esistenziale tra la vita e la morte, nel sottile confine tra sacralità e tabù; nell’attualizzato “gesto umanitario” che turba e fa riflettere sulle scelte di una eutanasia legalizzata per porre fine a sofferenze, ormai estreme.
L’incontro sul delicato e controverso argomento, introdotto da Lisetta Bidoni, è stato avviato con preziose informazione sul libro di Dolores Turchi “Ho visto agire s’accabadora” (opera ormai esaurita e introvabile da tempo, divenuta pubblicazione di cult per i tanti appassionati della studiosa di Oliena ) e con la proiezione dell’intervista-documento, realizzata nel 2008 dalla ricercatrice a Gadoni, che si basa sulla lucida e particolareggiata narrazione della testimone “oculare” Paolina Concas. La Bidoni ha evidenziato il rapporto di collaborazione che intercorre tra IBIS e la Turchi; alla nascita dell’associazione aveva contribuito significativamente con il dono dei suoi libri e che ora onora con la presenza, nonostante da una decina di anni diradi la partecipazione ad incontri e conferenze.
La relazione di Franca Piras, responsabile eventi culturali IBIS, da profonda appassionata cultrice delle tradizioni della Sardegna e conoscitrice della complessiva opera di Dolores Turchi, ha ripercorso “l’interpretazione del pensiero” tra le conoscenze sulla realtà-mito de s’accabadora. Abilmente – in una sintesi tra la pubblicazione della Turchi e l’opera “Accabadora mito e realtà – Storia e reperti di un ritrovamento” dei medici del cagliaritano Aldo Cinus, Roberto Demontis, Augusto Marini, Mariano Staffa, con introduzione di Gianfranco Tore, e che porta una nuova riflessione e aggiunge “qualche mattoncino verso l’esistenza di una reale tradizione di facilitazione del trapasso quando questo era particolarmente doloroso e difficile” – rivalutando l’indubbio valore scientifico dei tanti contenuti di studi e la stessa figura della donna che operava con un senso ed azione “di misericordiosa pietà al fine di abbreviare la sofferenza peri-mortale”.
Franca Piras ha sottolineato le varie “sfaccettature” di “un argomento impegnativo e per vari motivi divisivo per una figura controversa”, conoscitrice di erbe e medicina popolare e femina pratiga, donna esperta con conoscenza dei punti vitali del corpo umano, per compiere il destino del moribondo come gesto caritatevole e pietoso. Definita “ultima madre” o “sacerdotessa della morte”, in effetti era una persona che praticava l’eutanasia ante litteram. L’idea e mito de s’accabadora, per tanti intellettuali, era considerato “screditante per i sardi e per la Sardegna”; significativa la polemica ottocentesca tra l’abate Vittorio Angius e il giornalista-magistrato Giuseppe Pasella e anche la più recente innescata dalla pubblicazione di Italo Bussa (L’Accabadora immaginaria – Una rottamazione del mito, Edizioni Della Torre, 2015 ) che ha tentato di coinvolgere anche il prof. Massimo Pittau, uno studioso-linguista e storico che basava le sue convinzioni e riferimenti assolutamente sulle fonti, e la stessa Dolores Turchi che con estrema abilità e saggezza ha saputo “dribblare” ogni coinvolgimento polemico.
Una ricco campionario di autori sardi e no, alimenta la ricca pubblicistica e bibliografia relativa a “colei che finisce”. Riferite testimonianze di riti per affrettare il trapasso, oltre che in Sardegna, anche in Francia e Sicilia, nel Friuli e Bellunese, in Corsica e Croazia, con strumenti definiti “misericordiosi” e “necessari” per emendare colpe sacrileghe che avrebbero potuto rendere interminabili le sofferenze ultime.
L’atteso intervento di Dolores Turchi, con la sua abituale arte affabulatoria e precisi riferimenti documentali, ha ulteriormente elevato la già alta qualità dell’incontro; come sempre ha dato il meglio con la piacevole perfezione e scorrevole prosa da divulgatrice, dettata da una padronanza assoluta, e conoscenze sperimentate sul campo delle tradizioni sarde ed affinate nello studio ampio e di raffinato impegno culturale. Attraverso le domande e curiosità del numeroso pubblico, maggiormente al femminile, non ha “glissato” alcun quesito e sviluppato importanti temi antropologici nei sui diversi aspetti e collegamenti alla Sardegna. È emersa vigorosa e precisa la conoscenza delle opere di Grazia Deledda, in cui ha trovato dei riferimenti “indiretti e in termini diversi” alla figura de s’accabadora:nell’opera di carattere drammatico L’Edera, infatti il personaggio principale Annesa “interviene con un cuscino, soffocando il vecchio padrone”. La studiosa si è soffermata ha chiarire le terminologie ed azioni de s’accabadura magica e violenta, quest’ultima pratica solo in casi eccezionali ma riscontrabile anche tra i popoli della Siberia, dell’Africa e dell’Asia. Dolores Turchi rappresenta la custode di un patrimonio antropologico che abbraccia la Sardegna ed oltre, permettendo di esplorare i tanti capitoli che hanno caratterizzato le passate e recenti espressioni storiche e culturali dell’evoluzione comunitaria del popolo sardo. Un prezioso dono la sua disponibilità, competenza e umanità.
La locandina dell’incontro è stata realizzata dall’artista Rosetta Murru che, attraverso un suo disegno, ha dato volto alla figura de s’accabadora; la pittrice ha collaborato in passato alle pubblicazioni della Newton Compton Editori di Dolores Turchi disegnando, con originale e personalissima interpretazione, le figure degli esseri fantastici e mitologici della tradizione sarda e riprodotti principalmente nel volume “Leggende e racconti popolari della Sardegna”, dove l’Isola è narrata attraverso le leggende e le suggestive contaminazioni e passaggi storici-culturali di un mondo arcaico. La Newton Compton, fondata nel 1969 da Vittorio Avanzini, coltiva da sempre il “credo di rendere il sapere accessibile a tutti”; lo dimostrano le popolari e innumerevoli collane economiche, con rispettose regole di mercato impegnate al contenimento del costo dei libri.
Mi pare doveroso segnalare la grande attenzione riservata da tante persone alla bella pagina di Cristoforo Puddu,che non solo ha riportato con grande cura e precisione gli interventi delle relatrici e il confronto con il pubblico, ma ha anche approfondito, integrando e completando, aspetti importanti relativi al dibattito tra studiosi sulla esistenza o meno della pratica de sa accabadura e della figura de sa femina accabadora.