LA LIBERTA’ DI ILARIA SALIS RIGUARDA LA NOSTRA DEMOCRAZIA. LA PARADOSSALE VICENDA DELLA GIOVANE DI ORIGINI SARDE RECLUSA IN UNGHERIA

Sul “Manifesto” del 12 febbraio Cecchino Antonini (titolo dell’articolo: Le radici “istintive” della Resistenza nei quartieri di periferia) recensisce l’ultimo libro-saggio del cagliaritano Massimo Congiu: “Quattro giornate di Napoli. Le periferie della resistenza”, 4Punte edizioni. Congiu, scrive, ha voluto concentrarsi sul notevole contributo all’insurrezione di tre quartieri orientali-Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio- che formano l’attuale sesta municipalità. Quartieri agricoli divenute zone industriali, a cavallo del secolo erano stati dei laboratori politici e sociali, teatri di scioperi e di proteste contro il carovita animate da un tessuto di forme organizzate di mutuo soccorso sempre più radicalizzato, che il Vantennio non era riuscito a estinguere. La genesi delle Quattro Giornate viene dalla memoria mai sopita di quelle pratiche, capace di intercettare la carica di antifascismo “istintivo” che si sprigionava dalla città stremata dai bombardamenti alleati, più di cento con 30mila morti. Massimo Congiu a Napoli vuole bene e io pure ho un attaccamento particolare coi napoletani che mi hanno visto giovane ACS (allievo comandante di squadra) alla scuola trasmissioni di San Giorgio a Cremano, tra Barra e san Giovanni a Teduccio, anni ‘67 del secolo scorso. Già allora era un delirio il traffico napoletano e per arrivare in centro città prendevamo un autobus dalle cento fermate. La notte al rientro sempre in ritardo, sempre un po’ bevuti, per quello che si chiamava contrappello, ma le guardie all’entrata chiudevano più di un occhio. Sia come sia Massimo è “il mio esperto” in cose d’Ungheria, mi corre l’onere di rettificare, come mi ha chiesto lui gentilmente per e-mail, che si è laureato in storia contemporanea alla “Federico II”, dalle parti di corso Umberto e non, come erroneamente avevo scritto alla “Benincasa” di via Vittorio Emanuele, non lontano da Forcella, il mitico quartiere dove di tutto si vende, di tutto si ruba e l’arte di arrangiarsi assume vette di altissima professionalità. Ma a vent’anni devi avere paura di andare la sera per le strade di Forcella? Col cappotto verde dell’uniforme che ti spazza la polvere della strada e i gradi di caporalmaggiore, i “baffi neri” che certificano che non sei un soldatino qualunque. Così chiude Congiu: “Quest’anno si celebra l’ottantesimo anniversario di quegli eventi e può essere l’occasione per valorizzare una pagina di storia importante che contribuisca alla formazione di una coscienza collettiva basata anche sull’eredità di un vissuto storico, visto come valore condiviso” (pag.100). Il film che ne fece Nanni Loy nel 1962 (si può vedere “ a gratis” su YouTube) vale più che un testo di storia, davvero un capolavoro, con una colonna sonora formidabile, e se Lea Massari, Gian Maria Volontè, Aldo Carotenuto spiccano per professionalità, è davvero tutto un popolo il vero protagonista. Tutto? Chi esce di casa e rischia, questa volta la vita, per tutti, anche per quelli che non osano farlo, non se la sentono. Anche ai giorni nostri, come è noto, se sei un ragazzino di sedici anni e ti salta in testa di andare a manifestare per la Pace (in Palestina, in Ucraina) anziché rimanere nel tuo solito banco di scuola, corri il rischio che la Polizia, in assetto “antisommossa”, ti prenda a manganellate, perché “il corteo non era autorizzato”. Quindi, io poliziotto, anche se hai l’età di mio figlio, anche se avanzi a mani alzate, difeso dalla solita felpa coi colori della tua squadra di calcio per cui fai il tifo, mi sento in dovere di non avere remore quando chi comanda dà l’ordine, e manganello a destra e a manca, ferendo e spezzando ossa, a chi tocca tocca. E fortuna ci sono dei video, che diversamente sarebbe sin difficile credere che una cosa del genere possa capitare a dei ragazzi. A Pisa, a Firenze. Che simpatica quella Todde che è riuscita a ribaltare l’esito di un’elezione che pareva scontata ( Renato Soru non se l’è sentita di correre insieme ai “progressisti” e ha diviso il campo, stante questa (orrida) legge elettorale: un vero suicidio politico programmato il suo), bello sentirle dire in conferenza stampa, lei che a Pisa ha studiato e quel vicolo di San Frediano dove si sono svolti i fatti lo conosce bene: “ Che i sardi si siano ricordati della loro storia e che abbiano risposto ai manganelli con le matite”. Queste donne sarde! Ilaria Salis, si può leggere di lei sull’agenzia ANSA in un “magazine” intitolato: “Che cosa è successo a Ilaria Salis” : “Ha 39 anni , è una maestra delle elementari . E’ di Monza, la famiglia ha origini sarde e lo si evince dal cognome e un po’ anche dall’accento del padre quando racconta con voce pacata chi è sua figlia: “una convinta antifascista e una convinta comunista”. Nel febbraio 2023 Ilaria Salis è a Budapest, in Ungheria. Qui tutti gli anni si “celebra” Il Giorno dell’Onore, “Tag der Ehre”: neonazisti di tutto il mondo, dalla Germania, dall’Austria e dall’Ungheria ma anche dall’Italia, si riuniscono per celebrare il battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’accerchiamento dell’Armata Rossa, in una mossa definita da molte analisi storiche “suicida”, a salvarsi furono una manciata di persone. Nella sfilata commemorativa dagli anni Novanta si marcia vestiti da nazisti. Non è autorizzata, ma tollerata dall’Ungheria di Victor Orban”. Ilaria nel suo periodo scolastico al liceo classico Zucchi di Monza ha partecipato alla nascita di uno di quei gruppi “antagonisti”, costituito da ragazzi che non ne vogliono proprio sapere di come vanno le cose del  mondo così come lo conosciamo, non che abbiano l’ambizione di poterlo cambiare, non sono così ingenui, vogliono comunque continuare ad urlarlo questo loro disagio, in genere occupano uno degli innumerevoli capannoni abbandonati anche all’interno delle città, lo ripuliscono dai calcinacci e “si mettono a fare controcultura”. E incredibilmente, alcuni di loro, ottengono un tale successo che riescono a rinascere, come tante arabe fenici, ogni volta che la forza pubblica li va a sfrattare, con le buone o con le cattive. Il FAO Boccaccio di Monza (fabbrica occupata autogestita) ha compiuto ormai i vent’anni di vita. Il copione che sostiene le sue manifestazioni è sempre lo stesso: antifascismo militante, aiuto ai migranti senza casa, mense “popolari”, occupazione di case sfitte. Sostegno alle battaglie politiche per la Pace, in Palestina soprattutto. Musica alternativa. Editano fumetti “alternativi”. Del resto l’Askatasuna (Libertà, in basco) di Torino che da quasi trent’anni occupa lo stabile di via Margherita è da poco venuto a più miti consigli col comune sabaudo, che ha deciso di “cogestire” l’edificio di sua proprietà dichiarandolo “bene comune”, e riconoscendo quindi che l’attività del centro sociale costituisce una ricchezza per tutta la città. Analogo il caso del “Leoncavallo” milanese che si definisce: spazio pubblico autogestito, avvertendo comunque che la proprietà dell’immobile in cui opera tenterà l’ennesimo tentativo di sfratto il 24 marzo. Nel frattempo sogna che anche da noi si faccia finalmente “come in Germania”, si legalizzi una modica quantità personale di cannabis, riapre la cucina pop (solo il sabato e la domenica) cena senza servizio al tavolo. Intanto la Sopraintendenza ha dovuto riconoscere che i murales storici del centro hanno un valore creativo, artistico, culturale e sociale, e vanno perciò salvaguardati. Ilaria Salis, trasferitasi a Milano, ha da subito fatto parte delle “Brigate volontarie per l’emergenza”, un’associazione di mutuo aiuto e solidarietà, nata col Covid per aiutare chi, chiuso in casa, magari in là con l’età, non poteva neppure andare a fare la spesa. Sono adesso più di mille che si spartiscono le varie zone milanesi, portando pacchi viveri ai più bisognosi, mettendo su scuole per bimbi extracomunitari, offrendo aiuto psicologico gratuito: c’è una “Brigata Basaglia” formata da volontari psicologi e psichiatri che opera alla bisogna. E’ di oggi la dichiarazione del ministro degli esteri ungherese, a Roma per incontrare Tajani, che non si capacita come in Italia “questa signora, Ilaria Salis, venga presentata come una martire, mentre è andata in Ungheria per attaccare persone innocenti per le strade (i neonazisti inneggiati a Hitler e alle SS)”. Spera che “questa signora” riceva la meritata punizione in Ungheria. Ha già fatto il processo e deciso la condanna. Alla fiaccolata che mercoledì 28 sera si è svolta a Milano, era presente anche Roberto Salis, il papà di Ilaria e si è detto, giustamente, molto preoccupato. Una simile presa di posizione da parte di un ministro così importante, che non si cura neppure di essere ospite del paese di cui denigra una cittadina, per definizione innocente sino a un processo regolare, la dice lunga su come Budapest voglia trattare questo caso. Scrive Massimo Congiu per la “Fondazione Giangiacomo Feltrinelli” (in rete): “La libertà di Ilaria Salis riguarda la nostra democrazia”: “In Germania e in Austria i raduni neonazisti sono vietati mentre a quanto pare, in Ungheria sono stati finora tollerati. Stiamo parlando di un paese la cui comunità ebraica è stata decimata con deportazioni nei lager nazisti e brutali esecuzioni a sangue freddo da parte delle “Croci Frecciate”. La procura ha formalizzato una richiesta di undici anni di pena, per lesioni guarite in sei e otto giorni per ferite provocate a due neonazisti ( di cui la Salis si è sempre proclamata innocente). Oltretutto, a fronte di esse non vi è stata alcuna denuncia da parte delle vittime, né ci sono prove concrete a tutt’oggi, contro di lei…tutti abbiamo visto Ilaria, da un anno in carcere, con catene ai polsi e alle caviglie, tenuta al guinzaglio secondo modalità che non sono da presunzione di innocenza e costituiscono la negazione del progresso civile e del rispetto della persona”. In svariate pubblicazioni Congiu che, non dimentichiamolo ha vissuto 20 anni in Ungheria, è membro del comitato scientifico del Centro Studi di Politica Internazionale, ha fondato e dirige l’Osservatorio Sociale Mitteleuropeo (OSME), ha descritto il sistema di potere che Victor Orban è riuscito a instaurare in Ungheria, asservendo in maniera capillare ogni organo di comunicazione, stampa giornali e radio. Ha fatto promulgare leggi che fanno sì che la magistratura sia totalmente controllata dal potere politico. Per cui anche a Bruxelles si sono talmente allarmati tanto da bloccare i fondi comunitari che avrebbero dovuto andare a Budapest. Cosa questa che rende la posizione di Ilaria Salis ancora più problematica. Non si può far altro che manifestare lo sdegno per tutto questo, in piazza con gli intransigenti, in maniera ostinata, l’altro sabato in Piazzale Loreto, sotto casa mia, c’erano anche loro: quelli del FOA Boccaccio, tra mille e mille bandiere palestinesi. La prossima manifestazione per Ilaria, mi faccio prestare una bandiera coi quattro mori.

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17 commenti

  1. Ogni Stato Sovrano ha le sue leggi. Se lei le ha infrante, è giusto che ne paghi le conseguenze.

  2. E una delinquente come tante! Solo che in altre nazioni diverse da l’Italia le leggi le rispettano. Giusto che paghi ogni singolo giorno.

  3. Prima di sputare sentenze, sapete di cosa è accusata e cosa rischia? Provate una volta ad approfondire e informarvi senza faziosità.

  4. Massimo Lettra

    Ma per i rimanenti 2399 e più di detenuti italiani all’estero non ci sono manifestazioni per i diritti civili?

  5. Riconosco la disperazione di un padre che ha una figlia in carcere, ma io gli consiglierei un atteggiamento men politico e più umile. Dovrebbe chiedere “gentilmente” a Meloni di invocare la grazia da parte di Orban. Ma questo può avvenire solo dopo una condanna

  6. virgilio+mazzei

    Se fosse rimasta a casa non sarebbe successo niente.
    Se invece ciò che ha fatto in Ungheria lo avesse fatto in Italia, invece, sarebbe stata libera e chissà per quante volte attiva in manifestazioni di piazza con i cosiddetti antifascisti italiani.Insomma non sarebbe stata detenuta.
    Meglio che stia in Ungheria per tutto il periodo previsto dalle leggi di quello stato.
    La “nostra democrazia” (nel titolo) non c’entra un bel niente.
    Rispettiamo anche noi le leggi di altri stati sovrani come pretendiamo dagli emigrati nel nostro Paese che non si adeguano alle nostre leggi.

  7. Raimondo Canu

    La democrazia valeva anche per lei.

  8. Salvatore Carta

    SOLIDARIETÀ A ILARIA SALIS.. LIBERATELA SUBITO.!..NON CI SONO PROVE CHE SIA STATA LEI A PICCHIARE I NAZISTI E NON CI SONO DENUNCE CONTRO DI LEI DA PARTE DEI NAZISTI…. NELL’EUROPA DEMOCRATICA CHE HA SCONFITTO I NAZISTI, UNA DONNA INNOCENTE COME ILARIA SALIS,NON DEVE SUBIRE QUESTE MANETTE E LA PRIGIONE…CHE INTERVENGA L’EUROPA E LA FACCIA LIBERARE… BUONA PASQUA!

    • virgilio+mazzei

      Signor Salvatore Carta.
      Si vede che Lei è persona informata, dal momento che afferma:
      “NON CI SONO PROVE”; NON CI SONO DENUNCE” ( ma si può procedere anche d’ufficio); “UNA DONNA INNOCENTE”.
      Quante notizie ci ha fornito. Peccato che siano tutte attenuanti! Buona Pasqua.

  9. È lo stesso rigore che mi auguro sia applicato a tutti coloro che, con la violenza, cercano di imporre la propria volontà.

  10. Marco Castangia

    Se è li,vuol dire che ha infranto le loro leggi..quindi che si prenda le sue responsabilita

  11. Salvatore Locci

    Se fosse rimasta a fare l’insegnante nn avrebbe problemi chi e causa del suo male pianga se stesso

  12. Gianluca Arca

    Democrazia? Ma se e’ Sotto Processo!!!

  13. Franco Caddeo

    In Galera deve stare

  14. Silvia Montis

    Una vergogna

  15. Tonino Buioni

    Non me ne fotte se è di origine sarde, quella la Sardegna la cerca per comodità e ha sbagliato che paghi.

  16. É partita dall’italia appositamente per andare a menare uno che non sa manco chi sia e le è andata male.
    Ci volevano gli ungheresi per farle capire che le mani si tengono in tasca? Ora che si prenda le sue responsabilità…ha 40 anni, mica 15…😡

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