a cura di ORNELLA DEMURU
Il nome di Gairo pare derivi dalle parole greche “ga” e “roa”, ovvero “terra che scorre”. Forse è il più famoso paese fantasma della Sardegna, sicuramente uno dei più belli e suggestivi angoli dell’Ogliastra e di tutta l’Isola.
La sua storia è tormentata. Inizia alla fine dell’Ottocento, quando diversi violenti nubifragi provocano frane e smottamenti, e continua per circa mezzo secolo, fino alla terribile alluvione del 1951.
L’alluvione del 14-19 ottobre del 1951, che condusse il paese ogliastrino alla rovina, fu eccezionale non tanto per l’intensità della pioggia, ma per la durata delle avversità atmosferiche, che per quattro interi giorni colpirono senza sosta il territorio.
Il paese non è più sicuro, dunque si decide di abbandonarlo per ricostruirlo altrove. Ma non si trova l’accordo sul luogo dove costruire il nuovo centro e così Gairo si divide in tre: Gairo Sant’Elena, Gairo Taquisara e Gairo Cardedu.
La prima è chiamata semplicemente Gairo e si trova pochi metri sopra al vecchio centro. La seconda, Taquisara, dista qualche chilometro ed è un grazioso villaggio di soli 300 abitanti famoso per essere una stazione della linea delle Ferrovie della Sardegna. La terza, Gairo Cardedu, oggi è nota come Cardedu ed è costruita sulla piana vicino al mare.
Ma è proprio Gairo Vecchio, il paese che non esiste più, ad attirare i turisti che amano i percorsi alternativi a quelli della Sardegna da cartolina.
L’alluvione del 1951, avvenuta tra il 14 e il 19 ottobre, è storica per la sua durata e per la sua estensione territoriale. “Colpì 1/3 della superficie dell’intera Sardegna, con picchi oltre i 500 mm” scrive Andrea Murgia, esperto meteorologo che ha ricostruito i fatti accaduti in quei giorni.
Per capire la portata dell’evento: nell’ultimo nubifragio che ha colpito il sud Sardegna, si sono registrati 353 millimetri di pioggia.
Il fenomeno, secondo l’attenta analisi degli eventi di Murgia, si colloca dopo una serie di annate con pochissima pioggia e riserve idriche praticamente a secco: “Nella sola annata del ’51 ci fu una riduzione del 35% della produzione ortofrutticola del Campidano”.
CRONISTORIA:
Lunedì 14 ottobre 1951: La Sardegna si sveglia con nuvole minacciose e con le prime piogge. Il nubifragio colpisce l’Isola con intensità crescente, senza mai fermarsi.
Martedì 15 ottobre 1951: Il Governo italiano, ignaro della catastrofe imminente, pensa a riparare come può i gravi danni della siccità sarda, stanziando 150 milioni di lire. Intanto il Flumendosa e il Cedrino sono già in piena e i torrenti sulla statale 195 si sono già uniti al mare, che risulta da subito impraticabile.l’area più colpita dai rovesci è la Sardegna Sud-Orientale.
Mercoledì 16 ottobre 1951: La stampa dell’epoca dà notizia di una Sardegna in piena emergenza: San Vito è parzialmente inondato. “Alle ore 8:30 del mattino il lago dell’alto Flumendosa, che il giorno prima conteneva poco meno di ¼ della capacità massima, raggiunge il livello di massimo invaso e si comincia a scaricare l’acqua in eccesso a valle” si legge nella ricostruzione del meteorologo Andrea Murgia.
Giovedì 17 ottobre 1951: Si parla di 5 morti in Ogliastra. Nel cagliaritano le strade sono interrotte, i collegamenti saltati, notizie confuse parlano di centinaia di case travolte nei paesi del basso Flumendosa.
Il prefetto, preoccupato dall’emergenza, manda per due volte in ricognizione un velivolo nei paesi più colpiti, approfittando delle condizioni meteo che sembrano leggermente migliorate. I due piloti sull’aereo raccontano di grandi onde da risacca e di un mare marrone a causa dei fanghi portati dai fiumi.
Venerdì 18 ottobre 1951
Nella giornata di venerdì la pioggia investe tutta l’Isola. Per alcune località del nord Sardegna sarà la giornata che farà registrare i maggiori accumuli della settimana, con i primi disagi e i primi danni. La stampa riferisce di frane, allagamenti e ferrovie fuori uso in Gallura. Tra Ussassai e Arbatax una galleria è crollata, danneggiando i binari. Paesi come Oliena, Arzana, Loceri, Tortolì e Nuoro sono isolati. L’alluvione condusse Gairo, il paese ogliastrino, alla rovina.
Sabato 19 Ottobre 1951: La perturbazione cessa, finalmente. Viene raggiunta Villaputzu, isolata da vari giorni per il crollo della strada, poco prima del ponte per San Vito. Inizia la conta dei danni.
Domenica 20 Ottobre 1951: Piove ancora sull’Isola, a causa di un’altra perturbazione, proveniente dalla Spagna. Il bilancio dei danni è notevole, mentre ancora alcuni paesi risultano isolati. La stampa dà notizia delle località più colpite come Muravera, con 30 case distrutte e 250 danneggiate, e anche a San Vito ci sono notevoli danni alle abitazioni. Buddusò risulta ancora isolata e senza viveri.
Per l’alluvione del 1951 in Sardegna verranno stanziati 20 miliardi di lire.