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La moderata ripresa registrata in Italia nel 2010 ha solo sfiorato la Sardegna, una regione in cui il prodotto interno lordo è cresciuto troppo debolmente rispetto alle flessioni registrate nel biennio precedente (-1,2% nel 2008 e -3,6% nel 2009). Restano invariati i limiti del sistema produttivo isolano, chiuso in se stesso e quasi esclusivamente composto da piccole realtà poco aperte ai mercati internazionali. E’ impietosa la fotografia della situazione economica sarda scattata dalla Banca d’Italia nella relazione annuale illustrata oggi dal direttore regionale, Gioachino Sghembri. Segnali relativamente positivi, anche se sempre legati alla produzione petrolifera e chimica, arrivano dall’industria che, dopo il calo registrato tra il 2008 e il 2009, ha mostrato un parziale miglioramento (dal 64,8% al 65,7% come indice dello sfruttamento degli impianti), ma permane la congiuntura negativa nel settore delle costruzioni (-15,2%), in particolare con lo stagnamento del comparto residenziale (-7,4% a cui si aggiunge il -5,3% delle compravendite). Nessuna novità positiva dal settore dei servizi, mentre le vendite degli esercizi commerciali proseguono la lenta discesa (-0,6%), tranne l’alimentare (+0,5%). Stenta anche il turismo: -1,2% le presenza e -1,7% la spesa degli stranieri, in aumento invece dell”1,1% i flussi negli aeroporti. Altro impercettibile segno positivo si registra nel mercato del lavoro con una crescita di quasi tre punti percentuali dell’occupazione femminile. Nel complesso però il tasso di disoccupazione aumenta passando dal 13,3% al 14,1%, a causa dell’incremento del numero delle persone che cercano un nuovo impiego. La flessione in Sardegna si è registrata soprattutto tra i giovani (15-34 anni) con un’incidenza dell’occupazione del 40,1% ed una riduzione di cinque punti percentuali rispetto al 2008. Poco meno di un terzo di questi non aveva né un’occupazione né svolgeva un’attività di studio e formazione: poca qualificazione professionale e basso titolo di studio incidono per l’11% in Sardegna. Infine il credito, che resta stagnante per le imprese (+0,1%) mentre cresce per le famiglie (+2,2% rispetto al 2009), soprattutto per l’acquisto di abitazioni. Nel complesso i sardi risparmiano meno (-2% di raccolta bancaria) per la minore disponibilità dei singoli nuclei familiari.