di LORENA PIRAS
Il tempo è una plastilina che può diventare qualunque cosa: ricordo, sorriso, tristezza. Una nostalgia dolce e amara come la vita che traspare dai racconti di Sassaresi per sempre, dove Sassari è nume della memoria collettiva di chi la abita o la ha abitata.
Racconti in cui, seppur scritti in momenti diversi da autori diversi, ricorrono parole come piazza o anima. La piazza, luogo di bancarelle e commercio, cuore della città dove si intrecciano borghesia e popolino, quella che valeva una fuga da casa, quasi fosse un luogo mitologico, sicuramente un luogo da adulti. E l’anima, quella di chi parte e di chi torna, quella difficile da raggiungere, quella che ti si mostra nella propria durezza e ti dice che ormai troppo è cambiato e la tua vita è altrove.
È la Sassari delle grida e degli ambulanti di piazza Tola, dei venditori di capperi e lumache negli angoli del centro storico, del gelato di Flavio e della fainè di Benito. La Sassari dei vicoli dove si mescolano vizi e virtù, bene e male, la miseria del portafoglio e la ricchezza dell’animo. Quegli stessi vicoli su cui un tempo si affacciavano le case chiuse, tra via Esperson, vicolo Ghera e via dei Corsi, e che riper corriamo senza inciampare nel pettegolezzo o nella volgarità. E così sembra di sovrapporre la foto in bianco e nero della strada di allora a ciò che quella strada è diventata oggi, confrontando se e quanto i pezzi combaciano, se quell’u scio è ancora lì o le voci sono le stesse. Passato e presente in un’unica sequenza, antiche botteghe di ramai o barbieri accanto ad automobili moderne, cabine telefoniche dove ora c’è il wi-fi. Palazzi e finestre che ora accolgono nuove famiglie, nuove abitudini, nuove idee. E nuove paure, come nel racconto in cui insieme a Speranzina si affronta con iro nia il tema dell’altro, del diverso. Fosse anche una cipolla, che se straniera puzza più di quella locale. Ricordi collettivi si mischiano ai ricordi personali, tratteggiando mini biografie dei personaggi della propria infanzia, regalando un ventaglio di polaroid. E allora vediamo il signor Carme lo, macellaio con le mani nodose e il grembiule sporco di sangue, la fruttivendola Pinuccia che scriveva cose sgram maticate sulle buste di carta, la signora Nunziatina e il suo mizzuraddu nei bicchieri di plastica chiusi con la stagnola. “Ti sblocco un ricordo” si dice oggi, quando di punto in bianco si tira fuori qualcosa dalla propria infanzia, e ognuno aggiunge un pezzo. Questo è Sassaresi per sempre: odori, sapori, suoni che ci avvolgono come quel maglione sfor mato che non abbiamo il coraggio di buttare via perché è nostro più di quanto potrebbe esserlo qualunque altro ma glione, perché ci aderisce in ogni fibra, come la nostra città. Sassari come un diario. Istantanee di vita, annotazioni volanti mentre le cose accadono. Una conversazione car- pita sul tram che ovunque è autobus ma noi siamo speciali e lo chiamiamo tram, il bar che cambia aspetto a seconda dell’ora e della clientela, Sassari che con il suo treno talmente vecchio ti fa sentire turista a Parigi negli anni Venti. C’è poi il dialetto: caustico, sanguigno, volgare ma che non offende, intoccabile perché ripulirlo vorrebbe dire sna turare non solo il linguaggio ma l’espressione di un’intera città. Una parola, ed è un abito su misura: bellezza e miseria, speranze e delusioni, beffa e caricatura.
Sassari vecchia con le scarpe rotte e il vestito sporco ma anche Sassari nuova, dritta, bella e delicata, come in una poesia, e oggi, accanto ai ceri centenari dei Candelieri, protagonista di un concerto silenzioso, a emissione acustica zero.
Città inafferrabile, Sassari. Terrestre e marina, voce che sgrida o rincuora, corazza che cerca di nascondere la sua parte più intima e vera ma che in un nulla si lascia respirare. Sassaresi per sempre è dunque un viaggio nella memoria e non solo, è quello che si può trovare tuffando le mani in un passato intimo e corale che racconta i mille modi di amare una città.
(Lorena Piras sassarese, criminologa e ricercatrice indipendente. Svolge ricerche in Archivio di Stato, dove studia il fondo della Corte d’Assise di Sassari. Collabora con diverse riviste on-line e per Radio Venere ha curato la rubrica “Nero d’Archivio”).
Sassari meravigliosa! E molto altro. In queste pagine si respira l’aria dei quartieri alti e sussiegosi, come di quelli più densi di umanità. Gli autori del volume – curato dallo scrittore Pier Bruno Cosso – hanno raccontato il loro sguardo sulla città sarda: non hanno semplicemente narrato Sassari, ma hanno disegnato le sensazioni che ti investono attraversandola e ascoltandola. Così, in questo viaggio letterario, le storie e le strade prendono vita e contaminano di sassaresità il lettore. Al di là delle vie e delle piazze, in Sassaresi per sempre trovano spazio soprattutto le
persone e i loro caratteri. Colpiscono tanti scampoli di vita straordinari. È fantastico ritrovare il parroco di un tempo che inseguiva i bambini nei vicoli, o la signora di un vecchio negozietto che faceva da madre a tutti, o il passeggero sballottato sul bus che inveiva di ironia in salamoia. O ancora le emozioni di una gloriosa trasferta della Torres, o l’arrivo alla stazione ferroviaria, per entrare nella pancia di Sassari. E poi perché no, il ricordo color seppia di una casa di tolleranza. In questo diario intimo scorre la vita dei sassaresi, quelli veri, per nascita, per adozione, o anche solo per amore.
(Pier Bruno Cosso è nato a Sassari nel 1956, e la Sardegna è l’unico posto dove immagina di poter vivere. Ha pubblicato Il giorno della tartaruga (2013) e Dannato Cuore (2015) con Parallelo45 Edizioni. Poi è arrivata la raccolta di racconti Fotogrammi slegati (Il Seme Bianco, gruppo Castelvecchi, 2018) e, per Marlin Editore, il romanzo Solo danni collaterali (2020) e il giallo Il volo del cormorano (2023)).
Ringrazio la redazione di Tottus in PARI per questo splendido articolo.
graditissima sorpresa, siamo sulle colonne della prestigiosa rivista Tottus in PARI.
Ancora successo per Sassaresi per sempre, silloge di racconti
Ancora complimenti a tutti!!