FARE FAMIGLIA CON I POVERI DI CAGLIARI: LE INIZIATIVE DELLA FONDAZIONE “DOMUS DE LUNA” PER I PIU’ BISOGNOSI CON I SORRISI E L’ASCOLTO

Domus de Luna ha festeggiato il Natale con differenti modalità e in diverse occasioni. Si è badato al sodo, come sempre (buste spesa più “ricche”, con l’aggiunta di carne, dolciumi e altri generi alimentari tipici di questo periodo di feste), ma anche alla socialità.

A pochi metri di distanza dal Centro Exmè, l’appuntamento conclusivo di questa settimana speciale. Dapprima un mini torneo di futsal con quattro squadre formate da operatori, educatori, volontari e ragazzi delle comunità della Fondazione guidata da Ugo Bressanello, poi tanta musica e un rinfresco per tutti nell’adiacente Teatro Dante: i partecipanti del quadrangolare e gli abitanti del quartiere di Santa Teresa (Pirri) che ormai sono di casa. Abbiamo vissuto di persona quelle ore insieme a loro e ai tanti amici che non sono voluti mancare alla festa, tra i quali l’artista Manu Invisible.

«Non dico che da noi sia Natale tutti i giorni dell’anno, però è davvero po’ così», commenta Bressanello. «Abbiamo mille modi di festeggiare questa ricorrenza, e quello scelto oggi è uno dei più belli perché è il momento in cui ci incontriamo con tutte le comunità e il Centro diurno, dunque con le persone che “fanno” Domus de Luna. Abbiamo voluto organizzare questo torneo, realmente molto amichevole, in memoria di Giorgio Pintor, deceduto poco più di un anno fa: era il responsabile dell’Exmè, e gran parte delle sue attività riguardava le scuole e la prevenzione. Poi, certo, ci voleva anche un momento di festa. Seguiamo ormai tante famiglie che abbiamo dovuto dividerle in due momenti, per consegnare loro la spesa ma anche giochi, monopattini e biciclette messi in palio attraverso una lotteria di beneficenza. Sarebbe stato impossibile gestire altrimenti le 1.700 persone accolte in poche ore».

Il senso del Natale vissuto con le realtà di Domus de Luna sta tutto nelle parole delle persone intervistate per l’occasione. «La cosa più importante del Natale è la famiglia», dice Asia Schintu, 16 anni e una maturità decisamente più avanti della sua età. «Sembra una frase cliché, banale e scontata, che si dice ogni anno. Però credo che, con gli eventi che stanno accadendo (mi riferisco alle guerre ma anche agli ultimi episodi di violenza contro donne e uomini) sono convinta che, oggi, avere una famiglia che ti ama, dove ti senti protetta, dove hai un pasto caldo a tavola indipendentemente da quello che si possiede, sia la vera ricchezza del Natale, il vero regalo. Sono entrata da poco più di due anni a far parte di Domus de Luna, una realtà complessa che mi ha aiutata molto dopo un’infelice esperienza di cinque anni in una comunità per minori. Ero una bambina molto molto sfiduciata nei confronti del mondo, ora sono una ragazza che ha ritrovato la fiducia nel prossimo. Non sarò mai sufficientemente grata a Ugo e a tutti gli operatori di questa Fondazione».

Sulla triste, precedente esperienza in comunità, Asia sta scrivendo un libro, “Una vita al contrario”: un titolo azzeccato che potrebbe adattarsi benissimo a tante altre storie che emergono chiacchierando con quanti si sono ritrovati nel teatro gestito da Domus de Luna. È il caso di Francesco Mulana, 19enne che sino a poco tempo fa era assistito dal Centro Exmè. «Ora sono un operatore volontario, mi occupo di disabilità e qui ho trovato la mia dimensione. Trascorrere il mio primo Natale in questa realtà mi fa sentire accolto in una grande famiglia».

Aisha è una mamma arrivata dal Senegal con i suoi bambini. «Sarebbe stato più bello trascorrere questi giorni di festa con i miei familiari, al mio Paese, ma oggi mi sento a casa mia. Dico davvero. Sono felice per me e per i miei bambini, che qui respirano un clima di sincero affetto e grande serenità. La Fondazione mi aiuta in tanti modi, sia con la busta spesa che con un regolare contratto per quattro ore al giorno, per fare le pulizie di questi locali».

«Ho bussato alle porte di Codice Segreto un anno fa, ma questo è il mio primo Natale con loro», spiega Emanuele, conosciuto da tutti con il nickname Crudelia, 18 anni compiuti a ottobre, arrivato da Quartu Sant’Elena. «È una sensazione bellissima perché, rispetto alle feste degli anni precedenti, sento davvero di far parte di una famiglia che mi ha accolto con affetto e col sorriso. Non ci ero abituato e provo una gioia indescrivibile».

Adelaide è una giovane mamma di 36 anni e ben quattro figli. Da un anno e mezzo lavora alla Locanda dei Buoni e Cattivi. «Sono entrata nel mondo di Domus de Luna rivolgendomi all’Exmè per ricevere un po’ di viveri, in un momento di grave disagio», racconta. «Quando mi hanno conosciuta meglio, mi hanno chiesto di aiutarli a preparare le buste spesa per le altre famiglie, sino a quando mi hanno proposto un colloquio con il responsabile della Locanda (un albergo-ristorante di grande pregio nel cuore di Cagliari, interamente gestito dai ragazzi della Fondazione, ndr). Dopo sei mesi di tirocinio, il mio primo contratto: mi occupo delle camere. Finalmente, dopo tanto tempo, il Natale trascorso qui mi fa sentire a casa. Dopo anni davvero difficili, sia nella mia famiglia d’origine che con il mio ex compagno, ho ritrovato il senso della famiglia, del calore umano. Per me qui c’è stata la rinascita come donna, e credo di essere cresciuta».

«La scelta di un torneo di calcetto in memoria di Giorgio Pintor è stata naturale, visto che lui era il promotore di tutte le attività motorie e sportive», sottolinea Francesca Mulas, responsabile della comunità Codice Segreto che accoglie persone con disabilità. «Era importante trascorrere un pomeriggio inclusivo con questi ragazzi, che ci regalano tante soddisfazioni in tutte le attività che svolgono di consueto».

«Un impegno e una fatica supplementari, ma ne è valsa la pena», le fa eco Daniela Sechi, responsabile del Centro distribuzione alimentari all’Exmè. «Abbiamo cercato di rendere il loro Natale più autentico e caloroso, e allo stesso tempo abbiamo riscaldato i nostri cuori. Ne sentivamo tutti bisogno, in un periodo che è davvero pesante per il contesto internazionale che ci interroga tutti. Credo che ritagliarsi qualche ora per un appuntamento ludico e ricreativo sia stata davvero una saggia decisione».

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