Caltanissetta e Nuoro
di GIANRAIMONDO FARINA
Caltanissetta, l’antica araba Qal’at an- nisa, nasconde tanto dei suoi tesori, ben racchiusi nello scrigno del centro Sicilia. Tesori e tradizioni che andrebbero fatti conoscere e valorizzati. E Natale è uno di questi momenti. Come in ogni angolo di storia che si rispetti. Come si può desumere indirettamente dal toponimo di questo capoluogo del centro Sicilia di 60 mila abitanti. Dalla storia importante. Un po’ come “una bella donna che si nasconde per timidezza e mancanza di intraprendenza e coraggio”. Tutti aspetti che,invece, dovrebbero essere progressivamente disvelati. E fatti conoscere. Vivere il Natale in simili ambienti per chi, come il sottoscritto proviene da altri luoghi ma ha in comune l’amore ed il senso d’insularita’ insito ed intrinseco, è un ritorno ad emozionarsi. E Caltanissetta ti emoziona. Nella sua cultura di “Atene di Sicilia”, terra di scrittori, di Rosso di San Secondo e di Leonardo Sciascia, dove quest’ ultimo mosse i suoi primi passi professionali. Proprio come Nuoro, “l’Atene sarda”, terra di artisti, poeti e scrittori, come Satta, Ballero e Ciusa e la “Belle Epoque”. Tutti ruotanti attorno al messaggio sempre attuale rivoluzionario ed universale di Grazia Deledda. Una città, Caltanissetta, dalla storia di importante centro minerario delle zolfare, di mercato bovino ed agricolo e di terziario. Un’ altra città, Nuoro, capitale della Sardegna interna, custode delle sue tradizioni. Unico borgo assurto a città, fin dal 1830, fra i paesi di Barbagia, Goceano, Marghine e Baronie. Che affascinano ed emozionano. Ma che i loro tesori, come una bella ed affascinante donna timida, li nascondono. E sono tanti. Soprattutto a Natale. A partire, a Caltanissetta, dall’ imponente e storica sede comunale di Palazzo “Moncada”, gli antichi e nobili signori della città. Un luogo suggestivo unico ed elegante che, per tutto il periodo, ha ospitato varie rassegne culturali con il sostegno e l’apporto del Centro Sicilia Bio. In cui, grazie al coinvolgimento di artisti locali, si sono alternate anche iniziative di natura enogastronomica tese a valorizzare la produttività tipica siciliana.
Natale a Caltanissetta è poi, soprattutto, religione. E la religione, il fatto religioso, è cultura. E storia. Come anche a Nuoro ed al suo “Tempus de Nadale”.
Certamente, in questo senso, suggestiva è stata suggestiva la mostra dei presepi, tenutasi sempre a Caltanissetta, a Palazzo Moncada, e curata dall’ Associazione degli artisti locali in occasione degli 800 anni del Presepe francescano di Greccio. E qui la verve artistica dei vari partecipanti ha avuto la sua massima espressività ed originalità, portando alla luce l’unicità della cultura siciliana dell’interno con i suoi ambienti e contesti. Nuoro, dal canto suo, oltre ai presepi tradizionali sardi allestiti nei rioni, ha i cori ed i gruppi folcloristici che ben rappresentano quell’ “idem” sentire cristiano per cui pregare è cantare due volte. Ed è, anche questo, un entrare nel sentire (in “su sentidu”) di un popolo, quello sardo, dalle radici millenarie. Da “cuore a cuore”, da centro a centro. Di due isole- continenti. A Caltanissetta, la storia ed il sentimento religioso e popolare si sono, poi, profondamente “intrecciate” ed “innervate”, la sera del 28 Dicembre durante la “Processione dei tre Santi”. I protettori della città: il Cristo Redentore, l’Immacolata Concezione e San Michele Arcangelo. Le statue imponenti, portate a spalla nelle loro artistiche vare, che ogni anno percorrono le vie del centro storico nisseno a ricordo dello scioglimento di un voto. Ringraziamento per avere preservato la città dal terribile terremoto del 1908.Come a Nuoro, dove il forte religioso di fede trova la sua massimizzazione il 21 Novembre nella Festa di N. S. delle Grazie, nel rione contadino di “Seuna”. Anche lì per sciogliere un voto. Aver preservato la città, nel 1812, dalla peste.
Religione, fede e storia che si incontrano, poi, per le due città isolane, nello stesso culto del Cristo- Redentore. Unici capoluoghi di provincia italiani ad aver accettato, nel lontano 1896, a conclusione del XIV Congresso Cattolico di Fiesole, la proposta di Papà Leone XIII di “rendere un grandioso omaggio a Dio” per il nuovo Millennio che stava di là per venire. Ed il Monte San Giuliano in Sicilia ed il Monte Ortobene in Sardegna diventeranno mete di pellegrinaggio dai più svariati posti di entrambe le isole. Più ieratica la statua nissena, della scuola palermitana di Ernesto Basile. Più dinamica la statua Nuorese, anch’essa monumentale, opera dello scultore calabrese Vincenzo Ierace: statua che ha un panneggio svolazzante, sul cui lembi si regge la figura del Risorto con la croce innalzata. E che nasconde, fra le pieghe bronzee, un bambino, simbolo della piccolezza dell’umanità al cospetto di Dio. Redentore protettore, in un simbolico (e possibile) gemellaggio, del Centro Sicilia e del Centro Sardegna. Emozioni che rivivono, quasi a suggello del quadro natalizio nisseno, nel tradizionale Presepe vivente, allestito proprio laddove sorgeva il primo nucleo storico dell’araba “Qal’at an- nisa”. Il quartiere degli Angeli, imperniato attorno alla bellissima ed artistica chiesa di San Domenico. Siamo nella storica “casbah” nissena. Un’ ambiente unico di viuzze strette ed in pietra. Come nei due antichi rioni deleddiani nuoresi di “Santu Predu”, dei pastori, e di “Seuna”, dei contadini. Divisi dalle classi sociali, uniti dalla fede. Che ad autunno inoltrato diventano lo splendido scenario delle “Cortes apertas”. Fra fine Dicembre ed inizio Gennaio di ogni anno, quindi, la casbah nissena diventa Betlemme. In un antico quartiere arabo di una città siciliana. Quale più pertinente localizzazione. Attorno alla Sacra Capanna ecco, allora, fra i canti natalizi, rivivere gli antichi mestieri della Sicilia di un tempo: “u firraru”, “u sartu”, “u picuraru”. Ed il presepe, anche nel centro di Sicilia, diventa segno del Mistero dell’Incarnazione cristiana nella storia dell’umanità. Con un messaggio unico di dialogo e di pace. Dall’antica casbah degli Angeli alle “cortes” di Santu Predu.