di GIANRAIMONDO FARINA
I recenti fatti di cronaca accaduti negli spogliatoi del glorioso “Quadrivio” di Nuoro fanno riflettere. Le ricostruzioni parlano di spari con colpi di pistola avvenuti all’interno della struttura nel giorno del 21 dicembre al termine degli allenamenti della Nuorese calcio. Immediato l’intervento della polizia. Con convocazione dei tesserati in Questura. Immediata la presa di posizione della società. Con il licenziamento, in tronco, dell’ area tecnica, cui hanno fatto seguito le dimissioni del direttore sportivo e del “project manager” del progetto “La carica dei 101”, sostanzialmente “la base” della cordata di sostenitori ed imprenditori che, dal 2022, si hanno preso a cuore le sorti della gloriosa società barbaricina. “Terremoto” avvenuto con la Nuorese prima in classifica nel girone B della Promozione regionale sarda. Con quasi cento anni di vita, ventisei campionati in Quarta divisione, tre in Serie C, e vari in Eccellenza, la massima serie dilettantistica regionale. Già, perché la Nuorese non è una società qualunque. E lo dimostra il “palmares” di tutto rispetto. Su tutti due campionati di quarta serie vinti , due Eccellenze regionali, quattro Promozioni ed una Coppa Italia regionale in bacheca. Con la “chicca” della semifinale play-off promozione per la Serie C1 contro il Pergocrema e l’ottavo di finale di Coppa Italia di Serie C con la Sambenedettese. E con una sfilza di giocatori passati a vestire la casacca verdeazzurra: da Giovanni Galeone, a Pietro Paolo Virdis, a Chicco Piras, a Mario e Virgilio Perra, a Gianfranco Zola, a Ioris Gasbarra, a Gianluca Festa, a Marco Sanna, a Lulù Oliveira, a Francesco La Tartara, a Gennaro Troianiello a lui, Ramos Borghes Emerson. Il “Puma” brasiliano, che dopo sedici anni di girovagare raggiungendo la vetta della Serie A con il Livorno, è “ritornato” a casa. A Nuoro. A riportare la Nuorese laddove l’aveva lasciata. In Serie C. A giocarsi l’ingresso in C1 in quel di Crema. Questa è la storia. L’attualità sportiva ci riporta, invece, ad un fatto di cronaca accaduto la sera del 21 dicembre 2023. E reso pubblico alla stampa la mattina del 27. Nuoro, spari allo stadio. Tesserati presenti in Questura. Le immediate decisioni della società con il licenziamento dell’ area tecnica e le susseguenti dimissioni di quella sportiva. Si badi bene, in questo caso: dimissioni e non licenziamento, come nel caso di tecnico e vice allenatore. Perché l’area sportiva, cosiccome quella dirigenziale, non coincidono con quella tecnica. Dove, prima di tutto, nel calcio, come negli altri sport, si è educatori. Di valori. È questo il punto. Su cui una società come la Nuorese ha insistito prontamente. Come nell’ opportuno e puntuale comunicato stampa del 29 dicembre. Per rasserenare i tanti ed appassionati tifosi che la squadra ha, anche fuori dalla Sardegna. E per “mettere i paletti”. Non contano solo “primati’ o “promozioni”. “Con obiettivi”, si legge nel comunicato, ” legati alla reputazione di una delle società storiche della Sardegna”. E con una credibilità da ritrovare dopo alcune annate interlocutorie. È per questo motivo che la società ha deciso di agire. Oltre la mera goliardata. Che fosse di un colpo di pistola. O di qualcosa d’altro. Un grande atto di dignità. Proprio di una società professionistica. Lo sport deve educare e portare entusiasmo nella gente e fra la gente. Con società serie e professionistiche. Non solo all’ apparenza. Ma nei fatti. Perché tale è la Nuorese. Ed è anche per questo che suonano di stringente attualità le parole fornite, a su tempo, nel Gennaio 2021, da Papa Francesco, in una sua fondamentale dichiarazione sul calcio e sullo sport in genere. Papa Francesco grande amante dello sport e del calcio. Tifoso del San Lorenzo, la squadra di Buenos Aires fondata dagli emigrati italiani. In questa conversazione, rilasciata alla Gazzetta dello sport, si legge come ” il calcio debba essere, soprattutto, uno sport in cui debbano prevalere lealtà, impegno, sacrificio, inclusione, spirito di gruppo, ascesi e riscatto”. Sono queste le “sette parole magiche” su cui riflettere. Lo sport è, “in primis” , lealtà e rispetto delle regole. Prendere le “scorciatoie” porta a degli esiti negativi ed è “l’arte di imbrogliare le carte”. Lo sport è talento. Talento non solo da avere, ma da custodire, plasmare, allenare e vivere sempre “come occasione di manifestare al meglio ognuno di noi”. Lo sport è sacrificio. E l’atleta è come un santo: conosce la fatica, ma non gli pesa. Lo sport è inclusione. Parola ulteriormente “magica”, quest’ ultima. Che il Pontefice argentino ha assurto quasi a “leit motiv” di tutta la sua missione pastorale. Inclusione contrapposta alla cultura del razzismo e dello scarto. Lo sport è spirito di gruppo dove, però, “nessuno si salva da solo, ma in squadra”. Perché la fede non è un monologo, ma un dialogo, una conversazione. Lo sport è, infine, ascesi e riscatto. È quell’esercizio che rende asceti. E, proprio attraverso la costanza e la fatica, si affina l’abilità. Un po’ come una scalata sugli Ottomila metri, un’ immersione negli abissi, le attraversate degli oceani o le punizioni di Zola o i tiri da trenta metri di Emerson (in A con il Livorno od ai bei tempi della C con la Nuorese, quando ne invocavamo il nome per i tiri piazzati). Tutti tentativi tecnici e sportivi atti a ricercare una “dimensione diversa, più alta, meno abituale”. Ed a riscoprire la possibilità della gioia e dello stupore. Perché non basta sognare il successo (peraltro raggiunto) . Occorre svegliarsi e lavorare sodo. “Citius, altius et fortior”. Per riportare la Nuorese “più veloce, più in alto e più forte”. Dove gli compete. Ma con dignità. E professionalità.
Io lo sport lo fatto ad alto livello dilettante e professionale. Quindi dico che lo sport è inclusivo ed insegna al rispetto del prossimo e delle cose. Dove i traguardi si raggiungono con sacrificio e abbegazione. Buon anno a tutti