di ANNA MARIA TURRA
I giurati, alla consegna dei riconoscimenti agli autori vincitori, con il presidente Dino Manca, muovono vere e proprie ovazioni: alla 64ma edizione una nuova ondata di autori promuove il sardo contemporaneo “come lingua adattissima a descrivere senza bizantinismi le paure e i desideri dell’uomo moderno”. L’intuizione di utilizzare la lingua corrente è di Gonario Carta Brocca nella sua “S’oràculu”. E se un tempo si parlava di licenza poetica, oggi si associa alla poesia la definizione di “metrica incalzante e martellante che risponde ai suoni udibili nell’officina di un fabbro” parlando del componimento “Ischìglias” di Pier Giuseppe Branca.
Nel Premio Ozieri durante la cerimonia finale di consegna al teatro civico si susseguono i migliori autori contemporanei, un importante affaccio di cultura che non tralascia la prosa naturalistica, quella sociologica, la musica, lo spettacolo e gli approfondimenti; insomma un evento sempre più inserito nel contesto reale cui attiene e da cui attinge; con un’attuale tensione social per nuove intuizioni, quest’anno date anche dalla diretta su Youtube. Centinaia gli elaborati presentati tutti in Limba.
Il premio nasce nel 1956 all’insegna della tradizione e certamente segna il punto di svolta dalla poesia orale a quella scritta. Campidanese, logodurese e gallurese molte le varianti della lingua sarda e sono in tutto nove i poeti sui tre podi delle rispettive categorie bandite: il primo posto per la prosa è di Natascia Muscas con la premiata “Àcua trulla” che, ripercorrendo il lavoro mal retribuito e particolarmente pesante delle cernitrici, che consisteva in una primaria lavorazione del minerale grezzo in miniera, s’immerge nella realtà del 1871 segnato dalla morte di undici giovani donne: “la storia di un’umanità dolente è capace di suscitare nel lettore una totale partecipazione sul piano civile ed emotivo” ha dichiarato la giuria nella motivazione.
Poi il premio per la sezione tra poesia e cantigu va a Dante Erriu che, in omaggio alle nove divinità care ai poeti, propone “A is musas bellas”. Per la sezione poesia Gian Gavino Vasco viene premiata la sua “Undas”: “un canto ben costruito che ci parla del tormento di un uomo ferito dalla vita; una vita che, come il mare, conosce momenti di serenità e momenti di irrequietezza”. Qui si affonda tra le anse di una lotta che l’autore conduce con forza da anni con la malattia e che vibra tra le corde più intime in un momento di altissima commozione corale.
Un premio speciale è andato quest’anno a Flavio Manzoni, car designer della Ferrari, per aver contribuito a diffondere l’immagine della Sardegna, premio anche alle sperimentazioni sonore di Paolo Angeli, presente con un videomessaggio e, per “S’Ispiju, lo specchio”, premiato il poeta Lorenzo Brandinu che con una struggente poesia si aggiudica il podio della sezione emigranti, premio a Mariolina Cosseddu, esperta di arte contemporanea, premio alla memoria di Enzo Espa, glottologo ed etnologo che divenne soprattutto noto come autore del dizionario sardo-italiano pubblicato a Sassari da Delfino nel 1999. Riconoscimenti anche al veterano Antonio Canu che nella sua poesia padroneggia con disinvoltura ben tre lingue: sardo, italiano e algherese.
Le letture delle poesie premiate sono a cura dell’attore Ignazio Chessa, con la presenza di Piersandro Pillonca e la direzione artistica di Marco Fenudi che da continuità e seguito ad Antonio Canalis, lo storico segretario. «Abbiamo concesso l’autorizzazione a pubblicare la cerimonia in due tranche a Tele Regione Sardegna, – dice Marco Fenudi – ma a breve sarà disponibile sui nostri canali social l’estratto di ogni singolo elaborato dei diversi autori.»
Il Premio Ozieri di poesia e letteratura sarda è il primo e più antico della Sardegna. L’idea della diretta nasce per caso nel periodo della pandemia, spiega Marco Fenudi, e dal 2020 è sempre interamente online e ribadita in un volano importante di comunicazione, oltre che in un seguitissimo servizio su Rai 3.
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in sardo nn si scrive tottusu,ma totus,t nn si doppia mai