Masia, Siddi, Ticca Guerra Medici
di FRANCESCO CANEPA
Grande emozione, l’ultimo sabato di ottobre, anche per il Presidente del Gremio nel dare il benvenuto ai numerosissimi partecipanti, tra i quali due ex Presidenti : Mario Segni, che ne è tuttora presidente onorario – così come lo era stato il padre Antonio Segni, il sassarese quarto Presidente della Repubblica – e Grazia Mannironi – figlia di un grande presidente del Gremio dal ‘61 al ‘71 ed ex Ministro, Salvatore Mannironi di Nuoro. Presente anche il professor Paolo Savona di Cagliari, già Ministro ed ora Presidente della CONSOB.
Ed eravamo lì riuniti nella bella e capiente sala Italia per l’analisi e la valutazione della poderosa, intensa e appassionata opera di Serenella Ticca dallo struggente titolo “C’era una volta… il mondo negato”, con la narrazione della lunga storia della sua grande famiglia o, meglio, come lei preferisce dire : la mia “Famiglia grande”.
La famiglia Ticca, originaria di Dorgali, che tante tracce ha lasciato nel contesto culturale ed economico della nostra Terra. E particolarmente in noi de “Il Gremio”, che vogliamo ricordare ed onorare un personaggio determinante nella nostra storia, come ben si legge nella locandina: “nel ricordo di Gianni Ticca che promosse e sostenne la rifondazione dell’Associazione dei Sardi in Roma nata nel 1911”.
Si comincia così con l’intreccio fra la famiglia Ticca e la nostra storia attraverso la proiezione del breve documentario sul Gremio, realizzato da Salvatore Bellisai e liberamente tratto dal volume “Il Gremio” (edizioni Nemapress Alghero 2015) di Antonio Maria Masia, nel quale appaiono le persone legate alla nascita dell’Associazione. Ecco allora il volto di Giovanni Maria Ticca (Gianni), il quale, dopo gli eventi bellici, soleva riunire nella sua villa di Santa Palomba alcuni prestigiosi Sardi di Roma, i quali nel giorno di Pasquetta 29 marzo 1948 costituirono “Il Gremio”, facendo così rinascere l’Associazione dei Sardi di Roma del 1911, andata “in silenzio” a causa della Prima Guerra Mondiale e degli eventi susseguenti, sino alla rinascita dell’Italia.
Subito dopo la proiezione ecco apparire l’attrice cagliaritana Barbara Begala per la lettura dell’inizio del capitolo dedicato proprio allo zio Gianni.
In bocca al lupo alla nostra concittadina che fino a metà novembre sarà sul palco dell’Arciliuto di Roma con “Tanto pé cantà”!
A seguire il saluto ed il ringraziamento emozionato del figlio di Gianni Ticca, Marcello, noto nutrizionista.
La vita di Gianni Ticca – primo di ben undici figli – racconta l’Autrice, si svolse in un crescendo di impegno che lo portò alla laurea in ingegneria a Bologna; alla partecipazione a cantieri fondamentali per la nervatura ferroviaria dell’Italia; alla nomina a Cavaliere del lavoro nel ’42; all’investitura da parte del Papa Pio XII del nobilato ab immemore come Conte di Sant’Ilario.
Battezzò la sua villa in Palestrina, Torresina, per richiamare quella Sardegna che portava nel cuore e nella mente ovunque lo conduceva la sua attività.
Segue un secondo filmato proposto e realizzato da Serenella Ticca per introdurci in quel magico “mondo negato…che c’era una volta” e che ancora oggi riesce a farci sentire coinvolti.
Ecco scorrere, sottolineate da una accattivante musica di sottofondo, le immagini di volti di familiari, di amici del passato, degli ambienti domestici, delle ville, dell’album di famiglia e di rare fotografie dei luoghi e degli eventi di allora. Alcune ricordano la famosa nevicata del 1956, durante la quale Umberto Ticca, il padre di Serenella mettendo a disposizione i mezzi meccanici della sua azienda, diede un grande aiuto al Comune di Desulo tanto da meritarne la cittadinanza onoraria; la spiaggia di Cala Gonone dell’epoca; i primi bus, detti “postali”, che collegavano Dorgali a Nuoro ed altre linee, che hanno rappresentato una delle prime e più note attività imprenditoriali della famiglia Ticca.
A seguire, la presentazione vera e propria del volume affidata alla professoressa Maria Teresa Guerra Medici ed al giornalista Franco Siddi, presidente di “Confindustria stampa e televisione”, già Presidente dell’Associazione della stampa sarda e Segretario della Federazione nazionale della stampa.
La professoressa Medici, rispondendo alla domanda del presidente Masia, che in premessa aveva sottolineato le difficoltà per uno scrittore nell’affrontare la scrittura di una autobiografia, o di una biografia familiare, ha voluto rimarcare come l’Autrice, sia riuscita a rendere l’emozione di una vera e propria epopea di una importante e numerosa famiglia borghese, in una Sardegna che non esitava ad affrontare la sfida delle nuove imprenditorialità.
Serenella Ticca conseguì una brillante laurea in giurisprudenza, con una avveniristica tesi: “Parità dei diritti dei coniugi, articolo 29 della Costituzione”.
Intensa e creativa attività culturale e imprenditoriale quella della nostra Scrittrice che è riuscita a conciliare con la vita della sua famiglia, composta da due gemelle e dal marito, Paolo Devoto, purtroppo perso ancor giovane.
Un evento significativo del suo carattere determinato e un po’ribelle alle convenzioni è rappresentato dall’aver pervicacemente voluto che il suo matrimonio fosse celebrato con il vecchio rito in lingua latina, anziché con il nuovo appena introdotto.
La professoressa Medici prosegue osservando come, in sintonia con la narrazione, l’opera si avvale anche di uno stile di scrittura veramente stimolante, arricchito da una lunga e feconda esperienza professionale di comunicatrice.
Tocca ora a Franco Siddi parlarci, da par suo, del libro scritto praticamente da una collega, perché la vera vocazione di Serenella Ticca era proprio quella del giornalismo, come dimostrato dalla sua intenzione di iscriversi al novello corso di laurea istituito a Perugia, ma che, proprio per la sua vaghezza, venne impedita dal padre.
Siddi pone bene in risalto come l’Autrice, dimostrando di possedere un’ottima capacità di scrittura e di comunicazione, sia riuscita a raccontare in maniera empatica vicende personali e famigliari che, inserite nel contesto sociale, culturale ed economico della Sardegna, appaiono vicende di carattere più ampio e d’interesse della Comunità intera.
La vicenda narrata diventa così quella di una grande famiglia borghese che ha voluto e saputo inserirsi nel gioco imprenditoriale che allora scuoteva il mondo intero.
E Siddi ci racconta che l’Autrice facendo sua quella nuova visione del mondo, ed “esaltata” dai viaggi che fin da giovane la sua stessa famiglia aveva incoraggiato e che la portarono in giro per il mondo sino in quella che allora si chiamava ancora Persia, acquisisce vaste esperienze che si rivelarono preziose anche nell’attività professionale che era riuscita ad inventare e realizzare.
Dopo essere “scappata di casa” ecco le esperienze lavorative maturate a Roma nel pubblico, col Ministro Giolitti al bilancio e programmazione economica, e nel privato.
Accantonata la professione di Avvocato – continua Siddi – Serenella Ticca seppe sviluppare una apprezzatissima attività di coordinatrice di uffici stampa e relazioni esterne (Confindustria e Fiera Internazionale della Sardegna che illustrò con la stesura del libro: La Nostra Fiera, su incarico della Camera di Commercio di Cagliari in occasione del 40esimo dell’anniversario della sua edizione), mentre collaborava con “L’Unione sarda”, “Il Globo”, “Espansione”.
Il suo approccio riusciva a renderla apprezzata interlocutrice anche di chi si trovava in posizioni contrastanti con la sua e le consentì di superare anche momenti difficili nella sua attività. Come quando un suo precedente libro, puntualizza Siddi, (“Storie di gente”) ebbe la prefazione di un importante giornalista del tutto lontano dalle idee, Cicitu Masala
Varî sono gli episodi della vita di Serenella Ticca inseriti nel libro che sono emersi nel racconto di Siddi, ma uno almeno va riportato : durante un ricovero in ospedale la sedicenne Serenella ebbe un momento di sconforto ed un giovane medico le tenne a lungo compagnia; poco tempo dopo si recò dal padre e chiese la sua mano; diplomaticamente definitiva la risposta del padre al pretendente con il doppio degli anni della figlia: “dottore penso che sia opportuno farle conseguire la maturità classica”… e l’infatuazione presto svanì’.
E dal racconto emerge forte la grande e preziosa figura del padre, Umberto Ticca, di vent’anni più giovane di Gianni, che, con capacità ed efficacia, seppe dare continuità ad alcune delle importanti iniziative imprenditoriali della famiglia. Lungimirante ed antesignana la creazione della tenuta “San Lorenzo” alle porte di Cagliari dove installò il suo centro operativo corredandolo di un villaggio con le abitazioni e i servizi per il personale: una grande famiglia anche in quel caso!
Umberto esercitò grande e positiva influenza sul carattere e sulla formazione di Serenella. Non mancarono, e sono vividamente rappresentati nel libro, contrasti e polemiche, ma sempre contenuti nell’ambito di un grandissimo reciproco amore ed in sentimenti di convinta stima.
La serata, sempre nella sentita e percepibile massima partecipazione dei presenti, va verso la chiusura con l’inserimento musicale di Laura Pisano con la stupenda canzone: la “Nevicata del ‘56”, che fu un cavallo di battaglia di Mia Martini, anticipato dalla lettura di Barbara Begale del brano sul tema.
L’ultima lettura da parte della bravissima Barbara ha ricordato proprio il matrimonio celebrato il 29 giugno del 1972, con le modalità che abbiamo prima descritto.
Lettura che ha dato lo spunto a Laura Pisano per una struggente interpretazione della canzone nota come “Perduto amor”, il cui vero titolo è “In cerca di te” e che fu interpretata anche da Mariangela Melato.
Per chiudere torniamo in Sardegna con Laura Pisano la quale, con la sua voce profonda e con la sua vibrante chitarra, ha saputo offrire un’intensa interpretazione di “No potho reposare”.
E sull’onda della nostalgia creata dalla canzone d’amore più amata e nota in Sardegna e dappertutto, Serenella Ticca, emozionata e commossa, saluta e ringrazia tutti con affetto e ringrazia il Gremio per l’accoglienza ricevuta.
Prima di chiudere questa cronaca, dobbiamo doverosamente riportare che il Presidente Masia, malgrado il veto imposto dall’Autrice, ci aveva informato che il ricavato del libro era destinato alla onluss “The cosmic tree“, che si interessa delle persone affette da patologie rare.
In terrazza il buffet ed i vini sardi offerti in onore di Serenella dalla tenuta L’Ariosa di Sassari fanno buona compagnia ad una Luna sfolgorante con Venere vicina.