di DANIELE GABBRIELLI
“Fare rete per rinsaldare legami con la vecchia e nuova emigrazione” è stato il tema centrale del convegno organizzato dalla Regione Toscana presso l’Università per stranieri di Siena a cui ha partecipato il Coordinatore Fasi della Circoscrizione Centro Sud Elio Turis.
Non si è parlato solo della emigrazione toscana nel mondo, ma il confronto ha coinvolto anche le altre regioni che hanno una comune esperienza, come la Regione Sardegna rappresentata da Marco Sechi Dirigente dell’Assessorato al Lavoro che ha illustrato la legislazione e l’esperienza regionale a sostegno dell’emigrazione sarda in Italia e nel mondo: la RAS assieme al Friuli è infatti tra le realtà regionali che investe maggiori risorse in questo campo.
Dal convegno è emerso un quadro comune di difficoltà a mantenere un legame dinamico con le seconde, terze e quarte generazioni delle emigrazioni che hanno caratterizzato il secolo scorso, ma anche verso le nuove “diaspore” che vedono protagonisti giovani, anche molto qualificati, che negli ultimi decenni hanno lasciato il nostro paese alla ricerca di migliori condizioni di realizzazione sia lavorativa che personale.
Il Rettore di Unistrasi Tommaso Montanari ha ribadito che l’emigrazione non deve essere vista come un trauma o frattura, ma come un “ponte” tra memoria e futuro, che è possibile coltivare la propria identità “rimanendo se stessi pur diventando altri”, cioè pienamente cittadini del paese di accoglienza; una identità vissuta in modo dinamico, che non indulge all’inevitabile nostalgia, non ostacola a diventare cittadini del mondo e membri della comunità umana.
Dalle relazioni del convegno sono emerse alcune interessanti piste di lavoro per favorire il rinnovamento dell’associazionismo nell’ambito dell’emigrazione:
– importanza della creazione di una rete di professionisti tra i residenti all’estero, che favorisca l’interscambio di competenze, opportunità e la valorizzazione dei traguardi professionali, per creare un clima di apprezzamento e stimolo e solidarietà tra le nuove generazioni emigrate;
– la creazione di uno spazio digitale collettivo per la condivisione di informazioni, testimonianze ed esperienze;
– la valorizzazione del capitale relazionale delle associazioni di emigranti e il mantenimento di una comunicazione periodica e strutturata che alimenti un dialogo permanente con coloro che vivono l’esperienza dell’emigrazione;
– promozione turistica dei territori d’origine, anche valorizzando il “turismo di ritorno” delle nuove generazioni, ma anche percorsi assistiti di “rientro” nella terra di origine, possibilmente privilegiando significative professionalità e rigenerando i territori afflitti dallo spopolamento;
– associazionismo degli immigrati come agente di promozione dei territori di origine, per quanto riguarda i prodotti tipici, soprattutto agroalimentari, gli scambi e gli investimenti economici;
– superare la frammentazione in associazioni regionali per collaborare su piattaforme comuni nazionali.
In generale è mersa l’esigenza che in ambito associativo, alle tradizionali attività di socializzazione, di promozione culturale e linguistica, si affianchi una esplicita pianificazione delle strategie e l’effettuazione di periodiche consultazioni partecipative per la definizione delle azioni e delle modalità di coinvolgimento degli emigrati.
Con le dovute differenze, sono spunti di riflessione che possono risultare fecondi anche per l’emigrazione all’interno della stessa Italia.