di ROSALBA SATTA CERIALE
In questo mondo capovolto, nel quale si ha timore di accendere la televisione o di collegarsi alla rete perché tutto parla di guerre e di morte.
In questo mondo nel quale toccare i tasti della calcolatrice pare avere la precedenza assoluta sul premere i tasti dei sentimenti positivi che sembrano un ricordo o una debolezza.
In questo mondo nel quale si concede sempre meno spazio al pensiero divergente.
In questo mondo dove i nostri bambini/ragazzi stentano a trovare un senso e crescono fragili, incerti o ribelli tra mille contraddizioni e la famiglia e la scuola paiono arrancare.
Ecco: se in questo mondo si imparasse, da più parti, a dare ai sentimenti positivi l’importanza che meritano, sarebbe possibile una crescita serena e responsabile, capace di costruire un presente significativo e, perciò, di far intravedere un futuro ricco di promesse.
È ciò su cui mi sono soffermata a riflettere dopo aver letto l’ultima fatica letteraria di Ottavio Olita, “Il rifugio dell’assassino”.
Libro che racconta una storia vera fatta di morte e resurrezione, di arroganza e umiltà, di pugni e di mani tese, di odio e di amore…dove, alla fine, ad avere la meglio è la parte migliore dell’uomo, capace di imbrigliare, non senza fatica, la “bestia” che c’è dentro ognuno di noi e della quale sarebbe – ed è – pericoloso ( come ci ricorda Mario Lodi nel suo “Il corvo” ) ignorare l’esistenza.
In sintesi: una storia che, invitandomi a riflettere, mi ha scaldato l’ anima.
Dove si compra….?