di MARIO GEREVINI
Un paradiso in mare, un briciolo di Polinesia nel Mediterraneo. Se ne innamorò tanti anni fa un ingegnere inglese, Rex Miller, e la comprò per 137.000 euro: voleva costruirci una villa, farne il suo buen retiro. Mal di Ventre, piccola isola disabitata della costa ovest della Sardegna, è stata poi venduta e oggi è di un’oscura finanziaria delle British Virgin Islands (Bvi), la “Legacy Air Limited” dietro la quale ci sarebbe il miliardario inglese di origine cipriota Yiannakis “John” Christodoulou. «Non sappiamo nulla della nuova proprietà, nessuno si è fatto vivo», ci dice il sindaco di Cabras, Andrea Abis. E Christodoulou non ha risposto alla nostra richiesta scritta di chiarimenti.
Da Napoli a Panama
Il nome ufficiale dell’isoletta, Mal di Ventre, non rispecchia la sua bellezza selvaggia e, anzi, pare nasca da un errore dei cartografi genovesi. Piatta, spiagge bianchissime di sabbia e chicchi di quarzo, lunga due chilometri e mezzo e larga massimo uno, è popolata da conigli selvatici (c’è una fonte d’acqua sorgiva perenne), da aragoste e tartarughe che tatticamente si ritirano da giugno a settembre. Decine di turisti “tuffa e fuggi” ogni giorno vengono portati dalla costa con gite organizzate nell’eden di Malu ‘Entu, com’ è chiamata in dialetto.
L’ingegnere inglese dopo quasi 50 anni di frustrazione edilizia ha venduto e il punto è proprio questo: oggi non si sa con certezza chi sia il vero padrone del gioiello di Cabras. Per tentare di risolvere il mistero bisogna andare a Napoli poi a Panama e infine nel Mar dei Caraibi. In mezzo c’è la storia incredibile di Mal di Ventre, compresa l’occupazione e la proclamazione dello Stato indipendente da parte di una banda di squinternati.
Venti maledetti e relitti
Collochiamo l’isola: guardando la cartina della Sardegna è a sinistra, più o meno a metà regione, provincia di Oristano, comune di Cabras, 10 km al largo, una delle rare isole occidentali, parte integrante dell’Area marina protetta della Penisola del Sinis. Il nome “vero” è Malu ‘Entu, ovvero l’isola dei venti maledetti (il maestrale su tutti) che in alcune stagioni dell’anno gonfiano il mare e rendono pericolosa la navigazione. I fondali sul versante occidentale sono un cimitero di relitti: navi romane, spagnole e del XX secolo, innumerevoli barche. A 27 metri di profondità è stato scoperto un relitto romano di 36 metri affondato tra l’80 e il 50 a.C. con duemila lingotti di piombo, poco più in là c’è il relitto di un vaporetto, mentre a nord è affondato nel 1973 il Joyce, un mercantile cagliaritano. Malu ‘Entu, secondo una tesi, è diventata ufficialmente Mal di Ventre per l’errata traduzione dal dialetto dei cartografi genovesi. Sull’isola sono rimaste tracce della presenza umana fin dal neolitico; i resti di un nuraghe e di una grande casa romana del II secolo d.c., dimostrano poi che è stata stabilmente abitata per secoli.
«Repubblica di Malu Entu»
Nell’agosto del 2008 un indipendentista sardo, Salvatore “Doddore” Meloni, sbarcò sull’isola insieme a 12 fedelissimi rivendicandone il territorio e mirando al riconoscimento internazionale come «Repubblica Indipendente di Malu Entu». Diceva che da più di 20 anni trascorreva lì gran parte del tempo e dunque era pronto ad avviare una causa civile per l’usucapione dell’isola che dal 1972 apparteneva a una società di Napoli: la Turistica Cabras. Giornali italiani ed esteri raccontarono del blitz indipendentista. Finirà cinque mesi dopo con i gommoni del Corpo Forestale e della Capitaneria di Porto di Oristano che caricano a forza gli indipendentisti e sgombrano l’isola.
La villa dell’ingegnere
Assisteva allibito agli eventi, da Jersey l’isola nel Canale della Manica dove vive, l’inglese Rex Miller che proprio in quel periodo aveva deciso di vendere il suo pezzetto di terra in mezzo al mare sardo. Gli annunci sulla stampa internazionale, a partire dall’International Herald Tribune, non indicavano il nome dell’isola e nemmeno che fosse sottoposta ai vincoli delle aree protette, solo la società napoletana titolare dei terreni, la Turistica Cabras appunto. L’ingegnere minerario ci ha provato per 50 anni a costruire una villa, una casetta, una capanna su Malu ‘Entu, contando forse sulla flessibilità delle leggi e duttilità degli amministratori locali che altrove nel nostro Paese hanno dato tante soddisfazioni agli speculatori immobiliari. Si legge su un documento del 1995 della Turistica Cabras: «Purtroppo anche nel 1995 non è stato possibile iniziare l’attività sociale per la mancata concessione della licenza edilizia». I «purtroppo» accumulatisi nei decenni precedenti si sono moltiplicati nei decenni successivi.
Un «no» lungo 50 anni
La società era stata costituita nel 1972 quando Miller aveva 29 anni, oggi ne ha 80. Ha provato anche con batterie di avvocati, ovviamente. Ma la battaglia al Tar e poi al Consiglio di Stato si è risolta in una Waterloo. L’isola negli anni ‘70 era stata comprata contando sul fatto che il “no” alla licenza edilizia col tempo sarebbe diventata un “ni” e poi un “sì”. A Cabras il “no” è “no” da 50 anni. Il catasto terreni registra e legittima le proprietà della società napoletana ma sull’isola non si può portare nemmeno un mattone. Così Miller e la moglie (che aveva una parte della proprietà) hanno dovuto prendere atto e rinunciare alla villetta (o villette) anche se la nostalgia di quell’ incantevole frammento di Sardegna, riporta ogni tanto l’ingegnere nel luogo del sogno infranto. Raccontano che anche recentemente abbia raggiunto in elicottero l’isola per passare lì qualche ora come faceva un tempo, forse immaginando, per l’ennesima volta, la casa, il portico, la bollicina nel ghiaccio, il tramonto, il mare e nessuno intorno.
Acquistata per 725.000 euro
Nel frattempo, però, la moglie è mancata e lui ha venduto: Malu ‘Entu non è più sua. A comprarla, cioè ad acquistare il 100% della Turistica Cabras, è stata la Legacy Air Limited delle Isole Vergini che ha versato 725.000 euro su un conto della Bcc di Ronciglione e Barbarano Romano, oggi Banca Lazio Nord. Ma da allora (2017) nulla è mai trapelato sul nome del vero acquirente. La Legacy, infatti, è chiaramente una società di copertura e lo dimostra la circostanza che all’atto della compravendita i legali rappresentanti fossero due professionisti panamensi, Ernesto Castillo Cho e Luz Esperanza Rivera Chacon che fungevano da prestanome. Di chi?
La pista Christodoulou
Una traccia importante viene dal professionista indicato dai panamensi per amministrare la Turistica Cabras: l’avvocato inglese Christou Christopher. Costui è il legale di decine di società britanniche che fanno capo Yiannakis Theophani “John” Christodoulou, 58 anni, residente a Montecarlo, sviluppatore immobiliare in Gran Bretagna ed Europa (uffici, residenziale, due hotel cinque stelle in centro a Londra), proprietario di Yianis Group, con un patrimonio stimato di oltre un miliardo. Uno che può permettersi il lusso di acquistare le auto più costose e tenerle sempre in garage. O un’isola per il gusto di portarci la moglie e i 4 figli e dire: «Questa è nostra». Poi però anche Christodoulou (se davvero è lui il proprietario) dovrà chiudere l’ombrellone, sistemare la borsa frigo, infilare le infradito, salire in barca e tornare a casa perché non risulta che al comune di Cabras abbiano cambiato idea sulle licenze edilizie di Malu ‘Entu.
Davvero…??
Non capisco, ma come è possibile che fosse vendibile?