DIETRO LE QUINTE DI UNA GRANDE STORIA INDUSTRIALE ITALIANA FRA SARDEGNA E BRIANZA: GIOVANNI NUGHES, DA SANTULUSSURGIU ALLA STAR

Raccontare questa storia, significa addentrarsi, con passione ed acume, nei meandri della storia d’impresa italiana contemporanea. Una storia che, logicamente, parte da lontano e che, indirettamente, coinvolge la Sardegna grazie al genio chimico di un suo figlio al momento poco considerato.

Giovanni Nughes da Santulussurgiu (Or) (1908- 1974). Una vita, la sua, che ha attraversato buona parte della seconda metà del XX secolo. A partire da quel fatidico 1948, in cui nell’azienda di Regolo Fossati, il chimico sardo riuscì a dare vita al famoso dado da cucina che rese la STAR famosa in tutto il mondo.  

LA STAR: IL SUCCESSO DI UN MARCHIO E LA VICENDA IMPRENDITORIALE DEI FOSSATI

Questa è una storia che, quindi, parte dalla Brianza, ossia dallo Stabilimento Alimentare S.p.a., che ora produce insaporitori, sughi, salse e derivati del pomodoro, piatti pronti ed infusi. Fondata nel 1946, dal 2006 viene acquisita dal gruppo alimentare spagnolo Gallina Blanca del Gruppo Agrolimen. Società che, nel 2015, ha preso il nome di GBfoods.  I dati societari “parlano” di una sede societaria sita ancora in Brianza, ad Agrate, di un Repertorio Economico Aziendale sempre in Brianza e di ancora (al 2018) 3500 dipendenti sempre in quel di Agrate. Si tratta di un’impresa ancora “incisiva”, con un fatturato annuo dell’ultimo triennio (2020-22) in sostanziale aumento, passato dai 235.329.957 annui di euro del 2020 ai 249.421.196 di euro annui del 2022.

Ad essere interessanti, in quest’ottica, sono state le vicende societarie recenti su cui s’innesta quella significativa di Giovanni Nughes. Una storia, quella della “dinasty” brianzola, che, partita dall’industria alimentare, si è incrociata con il settore delle telecomunicazioni e con la holding di partecipazioni. Successo, come indirettamente accennato, legato alla ricordata Star, che ha trovato nel chimico montiferrese un valido esponente e propugnatore. Ma che ben si delinea anche nei complessi e dinamici intrecci economico- finanziari di quest’altra importante famiglia brianzola, nata a Muggiò e consolidatasi territorialmente a Monza ed Agrate. Gli inizi del marchio italiano risalgono, per l’appunto, al 19 giugno 1948 a Muggiò, quando l’azienda si chiamava Stabilimenti Alimentari Riuniti. Regolo Fossati succede alla guida di una prima e più piccola azienda alimentare muggiorese al padre Fulvio.  Fu, però, come già ricordato, il chimico sardo immigrato in Brianza, Giovanni Nughes di Santu Lussurgiu che, nel 1948, creò presso la STAR la ricetta del dado da cucina. Il prodotto ebbe talmente successo che il dado fu immediatamente il più usato in Italia. Lo slogan recitava “Doppio Brodo Star” ed il prodotto fu venduto in milioni di confezioni. Pertanto Danilo Fossati, figlio di Regolo, diede a Nughes ed alla sua famiglia una partecipazione azionaria ed un bonus di una lira per ogni dado venduto. Successo mondiale che, negli anni Sessanta porterà il “board” aziendale a trasferirsi definitivamente da Muggiò ad Agrate.

Questo grazie anche al fatto dell’acquisto di un enorme stabilimento di 240mila metri quadrati, costruito usufruendo delle agevolazioni di una legge di quegli anni che prevedeva benefici fiscali a favore delle società industriali che si insediavano in comuni ex-agricoli. Ed Agrate era fra questi. Negli anni Settanta si verificherà la prima “cessione”. A seguito del notevolissimo sviluppo della produzione in quasi tutti i campi dell’alimentare, l’azienda verrà acquisita, in un primo momento, dal gruppo Iri-Sme prima di essere, poi ceduta a Findim, la finanziaria sotto l’egida di famiglia. Il periodo successivo, fino ai primi anni duemila, è un crescendo di successi imprenditoriali e d’imposizione definitiva del marchio su scala mondiale. Negli anni Settanta, infatti, nasce Pummarò, la prima passata di pomodoro prodotta a livello industriale in Italia. Seguita da Polpabella, una novità nella storia dei condimenti al pomodoro. Negli anni Ottanta, poi, la Star si afferma come colosso dell’industria agroalimentare italiana acquisendo la proprietà del marchio Tigullio. Venendo agli anni più recenti, si arriva al 2007, quando l’azienda entra a far parte di un nuovo gruppo multinazionale alimentare, la “Gallina Blanca Star”, controllato al 100% dal gruppo Agrolimen, una delle maggiori realtà alimentari a livello internazionale. Oggi Star appartiene a GBfoods, un Gruppo che riunisce lo spirito imprenditoriale e innovativo che accompagna molteplici realtà alimentari e aziende locali da oltre 80 anni, presente in Spagna, Italia, Olanda, Russia, Repubbliche Csi, 30 paesi dell’Africa e Medio Oriente, con i prestigiosi brand Gallina Blanca, Star, Grand’Italia, Jumbo o Gino.

 Parlando di portafoglio, al momento STAR è proprietaria dei marchi Tigullio, Saikebon, Sogni d’Oro e Star Tea. Fino al 2005 è stata proprietaria del marchio Mellin, specializzato negli alimenti per neonati e nel 2008 ha ceduto il marchio Orzo Bimbo. 

1995-2001: IL MOMENTO DECISIVO DI “PASSAGGIO AZIENDALE” E LA GUIDA DI MARCO FOSSATI.

Come già evidenziato il momento “decisivo” di “passaggio aziendale” è stato quello rappresentato dalle perdite, fra il 1995 ed il 2001. Gli anni, codesti, delle scomparse dei due “pilastri” dell’azienda in tempi moderni: Danilo, figlio del patriarca Regolo, nel 1995 e, per anni, anch’egli, “capo” di Nughes e Luca, figlio primogenito di Danilo, scomparso nel 2001 per via del terribile incidente aereo di Linate, in cui perirono 118 persone. A Luca, nella direzione aziendale succederà il quarto figlio, quel Marco, che, fra il 2005 ed il 2019 sarà il protagonista principale delle recenti vicende economico- finanziarie della “dinasty” brianzola. Marco Fossati, innanzitutto. L’ultimo dei capitani d’industria. E fra i primi in assoluto, ad investire in “holding di partecipazioni” e telecomunicazioni. Giungerà alla guida del gruppo, quasi “obbligatoriamente”, dopo l’indipendente esperienza americana e la morte, come ricordato, nel 1995, del padre Danilo. Richiamato alla guida dal fratello Luca, in una sorta di esperimento di felice coabitazione. Come prima mossa, i due fratelli al comando si ricomprano il 45% della Star dalla Danone. E si dividono i rispettivi compiti: Luca si occupa di finanza e di tutte le attività della Findim, Marco si incarica di gestire l’azienda e dare “taglio” alla sua crescita internazionale. La successiva e drammatica morte del fratello Luca, avvenuta nel ricordato incidente di Linate del 2001, con le azioni aziendali ora in mano pienamente a Marco, segnano l’inizio della fine. O, meglio, l’inizio di nuove scelte di politica aziendale che porteranno allo sgretolamento graduale del patrimonio. Iniziando dalle quote minori. Scelta, per intenderci, difficile, quasi obbligata e consigliata da Nicola Biase, ex banchiere e già consulente del padre Danilo. Prima “tappa” di questo processo è il 2005.  Anno in cui avvia un’asta per la vendita della Star ed, “in pole position”, compare Eurazeo, la finanziaria dietro la quale ci sono ancora gli interessi di Lazard e Danone. Ma il prezzo non lo convince del tutto e quindi si puntera’ su una ” joint venture” al 50% con gli spagnoli di Gallina Blanca a cui ne affiderà anche la gestione. Per arrivare all’ “ultimo atto”. Il “fatidico”2019, quando entrerà in gioco la cosiddetta “supercedola”.  In quel frangente gli eredi intascheranno un utile di 500 milioni di euro, divisi per quattro in parti uguali: 125 milioni di euro. Un risultato importante, questo, che è stato segnato, proprio dalla Findim Group, holding lussemburghese della famiglia Fossati. È stato allora che il principale erede Marco Fossati, dopo la cessione dell’azienda di famiglia, decise di investire massicciamente in Telecom Italia. Si parla di oltre un miliardo di euro, diventandone il più importante azionista privato. Mossa che non ha lasciato indifferenti gli analisti, che avevano attribuito la scelta alla volontà di creare una grossa sinergia con gli spagnoli di Telefonica. Sottovalutando, però, che gestire un’azienda personale è cosa ben diversa rispetto a quella di entrare in una “public company”.  Com’è stato e com’è il destino attuale di questa storica “dinasty” brianzola, una volta “liberatasi” del marchio Star. E di cui Giovanni Nughes, per decenni, ne è stato vero, autentico ed appassionato collaboratore.

LA VICENDA UMANA E PROFESSIONALE DI GIOVANNI NUGHES ALLA STAR (1948- 1974).

Nel mezzo di questa piccola- grande storia d’impresa italiana, dagli anni Quaranta ai Settanta del XX secolo, la parabola coinvolgente ed appassionante di un grandissimo chimico lussurgese. Giovanni “Mimmiu” Nughes che, nato nel 1908 a Santulussurgiu, dopo gli studi e la laurea in Farmacia a Genova, diventa dottore in chimica. Aveva lasciato la sua famiglia nel Montiferru, orfano di padre, per andare in Continente ed aprirsi al mondo. A Genova conoscerà Liana Federici, donna di una vita, con cui inizierà anche la sua prima attività imprenditoriale. Proprio all’ombra della Lanterna. Iniziativa che, purtroppo, fallirà, portandoli persino a rasentare la fame. Neppure la successiva esperienza imprenditoriale legata alla nascita di un laboratorio farmaceutico, sarà felice. Si trattava di un’attività tesa alla produzione di farmaci che, nel secondo conflitto mondiale, si estese anche alle forze armate. Ma i due “punti di svolta” nella vita della coppia saranno un luogo ed un anno. Il luogo, innanzitutto, Robecco sul Naviglio, in Lombardia, alle porte di Milano, dove si trasferiranno dopo il periodo genovese.  E dove Nughes aprirà una piccola fabbrica di medicinali, senza però avere molta fortuna. La data, poi, il 1948, anno in cui Nughes confezionò nei locali robecchesi il primo dado Star. Nel mezzo l’incontro con un altrettanto dinamico imprenditore brianzolo, tale Regolo Fossati, allora impegnato nella distribuzione alimentare. A raccontare questa storia, recuperata dal sottoscritto, è stato qualche anno fa’ il nipote di Nughes, Dario Garesio da Muggiò, che aveva vissuto molto con i nonni. Nel 1995 sarà la sorella, Lorella, altra nipote muggiorese del chimico santulussurgese a chiarire, con una rettifica ad un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera”, la questione del dado Star. Il dado fu proprio inventato da Nughes nei laboratori robecchensi. Inventato e non ripreso,nella “formula” italiana, da quella del tedesco Justus von Liebig (1803- 1873). Von Liebig, chimico e figlio di un droghiere tedesco, fu ritenuto l’inventore del dado. Constatazione, poi, confutata, nel 1995, dal citato intervento di rettifica di Lorella Garesio  L’inventore del dado solido è stato Giovanni Nughes da Santulussurgiu, nel Montiferru, in Sardegna. Ad avvalorare questa “lettura” vi è anche la “prima scatola” di produzione del dado, di proprietà proprio di Giovanni Nughes e gelosamente conservata dalla nipote. E la ricetta del chimico sardo era unica ed originale. A venirci incontro in questa ricostruzione storica sono, poi, le dichiarazioni di Dario Garesio, l’altro nipote. E si riferiscono ai primi anni del dado Star, così chiamato per omaggiare, in inglese, la consorte del cavalier Regolo, signora Stella. Dadi che venivano confezionati ancora a Robecco, in casa, ed avevano una diffusione meramente territoriale. La svolta, come evidenziato, fu l’incontro fra Nughes e Regolo Fossati. Menti dinamiche ed aperte entrambe. Fu l’immediato successo avuto con la diffusione del dado a costringere entrambi ad aprire una piccola fabbrica di dadi a Muggiò, in Brianza, alle porte di Monza. I primi soldi guadagnati porteranno Nughes a trasferirsi a Monza con l’intera famiglia, dove comprerà una villetta in zona Parco. Abitazione che, poi, farà abbattere, comprando i terreni intorno e costruendovi un palazzo di sette piani con 45 abitazioni. Un “unicum” per i tempi, costruzione, senza dubbio, all’avanguardia. Vivendovi nell’ultimo piano, fino alla morte, avvenuta a 66 anni. Il successo del dado Star fu enorme, portando al trasferimento di tutte le attività verso il più grande stabilimento di Agrate Brianza, Nughes, che aveva partecipato alla fondazione della Star, avendo parte di quote, dovette cederle. Queste quote azionarie vennero tramutate in un contratto dove Star riconosceva al chimico sardo una lira per ogni dado prodotto e venduto. Fu il ventennio di “grido” e di maggior sviluppo dell’azienda, 1954- 1974: da Regolo a Danilo Fossati con Giovanni Nughes nel “board”. La Star diventerà una multinazionale. Tutti i prodotti che la società mise sul mercato negli anni successivi (camomilla Sogni d’oro, prima camomilla solubile al mondo, confezioni del caffè Suerte sotto vuoto, sughi pronti, infusi in busta come il the Star e Cuoco mio), furono inventati, studiati e messi a punto proprio da Giovanni Nughes. Un grande sardo che, proprio in nome e per conto della propria azienda, girò anche il mondo. Andò per business ovunque. Lo testimonia, stando alle dichiarazioni dei nipoti, il suo passaporto con timbri dei consolati dai vari continenti.   Missioni dal nord al sud America, all’Africa per comprare stabilimenti e aprirne di nuovi, per individuare terre da coltivare per le loro necessità di materie prime come pomodori e basilico, per stringere alleanze commerciali a nome e per conto di Star. Una parola preziosa ed importante sul conto di Giovanni Nughes è anche quella che ci viene lasciata dall’affermato sociologo e scrittore Niccolò Migheli, anch’egli lussurgese.  

“Nughes ebbe talmente successo” – scrive Migheli- “che Star fu il dado più venduto in Italia. Lo slogan recitava “Doppio Brodo Star” e fu venduto in milioni di confezioni, tanto che il proprietario gli diede  una partecipazione azionaria ed un bonus di una lira per ogni dado venduto. Il nostro continuò a lavorare lì e fu il creatore dei 

primi piatti pronti come la linea Cuoco Mio. Fece, altresì, lavorare molti lussurgesi nella sua fabbrica, di cui uno, un altro Nughes, poi rientrato in Sardegna, faceva il capo reparto nella fabbrica di Addis Abeba in Etiopia. Fu” – chiosa nel finale il sociologo – “uno dei tanti nostri compaesani che hanno dato lustro al nostro paese”.

Ritornando alla questione del dado e della sua “invenzione”, ci vengono incontro le parole della nipote Lorella Garesio, rilasciate nell’apposito gruppo facebook creato “ad hoc” da lussurgesi amanti della storia del loro paese. Titolo quanto mai emblematico: “Giovanni Nughes da Santulussurgiu ha inventato il dado STAR “. Ed in queste pagine l’intervento della Garesio ha spiegato come Nughes fosse stato il primo in assoluto ad inventare un dado solido negli anni Cinquanta, essendoci in Svizzera soltanto l’estratto di carne in barattolo con la consistenza della marmellata. Per il resto, anche il rapporto avuto da Nughes con i Fossati, messo in bocca ai nipoti, è alquanto illuminante. Dichiara ancora Lorella Garesio: “Il rapporto di mio nonno con la famiglia Fossati fu molto profondo, legato da un’indissolubile amicizia”. Un rapporto, prima di tutto, di gratitudine perché, quando, inizialmente, le cose non andavano bene nel primo stabilimento di Robecco di proprietà di Nughes, con il dado “inventato” ma ancora “invenduto” per due anni a causa della diffidenza del mercato, ha dovuto, sul lastrico, cedere la proprietà in partecipazione ai Fossati. “Fu questa famiglia”- scrive ancora Lorella Garesio- “ad aver capito per prima in Italia, nella persona di Regolo Fossati, l’enorme potenzialità di una simile invenzione per tutto il sistema alimentare”.  Famiglia a cui Nughes dovrà sempre grande riconoscenza per averlo anche risollevato da una situazione economica che stava diventando alquanto precaria.

“Mio nonno” – sono ancora frasi della nipote- “è stato un grandeche ha inventato un’infinità di cose tra cui i primi cibi sottovuoto i liofilizzati, l’apertura a strappo delle latte di caffè. Aveva le aziende che gli correvano dietro con contratti pazzeschi per quei tempi ma lui è sempre rimasto fedele e grato ai Fossati”. 

Un uomo che nella vita è stato un grande non solo per il suo lavoro, ma anche per l’umanità che da lui traspariva e che ha dimostrato nell’aiutare dozzine di persone in difficoltà, senza mai pretendere niente in cambio. Senza dimenticare il profondo legame con la Sardegna, mai venuto meno. 

Vi faceva ritorno ogni estate, fino alla morte, avvenuta proprio nell’isola, a Villasimius, nell’agosto 1974, all’età di 66 anni. “Il rientro annuale a Santulussurgiu”- sono questa volta le parole dell’altro nipote Dario, a fare da “corona”- “era accompagnato dal continuo ritrovo di amici e conoscenti nella casa natale vicino la parrocchiale, accompagnati da pantagruelici banchetti campestri a base di maialetti, salsicce e casizzolu, innaffiati da abbondanti dosi di cannonau”. Ed è proprio questo amore per l’agroalimentare sardo a disvelare un altro aspetto dell’ “animus” imprenditoriale di questo grande sardo “sui generis”. Ossia quello di essere stato, visto anche il ruolo ed il lavoro svolto, fra i primi ad aver fatto conoscere i prodotti tipici sardi in Lombardia. 

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2 commenti

  1. Walter Ciancilla

    Interessante

  2. Complimenti! Un bellissimo articolo.
    Da Parma

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