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Ancora indagini e, certo, non una buona pubblicità per l’isola de La Maddalena e la Sardegna. Il problema non sono gli appalti, i finanziamenti, i gestori, gli impresari e le maxi parcelle dei professionisti del mancato G8, quanto i detriti dei lavori di restauro e costruzione delle scintillanti e contestate strutture. La magistratura, guidata dal pm Riccardo Rossi, ha disposto nei giorni scorsi prima il sequestro dell’area antistante l’ex Arsenale ora, ne sta esaminando i fondali. Circa quindici sommozzatori del Noe e della Guardia Costiera hanno così misurato, fotografato e filmato quanto, da tempo, i maddalenini denunciavano visibile dalla banchina: tubi, blocchi di cemento armato, onduline e granito, amianto. Rimane l’amaro per i molti, troppi finanziamenti spesi, per le ombre oscure di gestioni affidate a presunte ”cricche e soliti noti”, per le bonifiche finanziate, per il sospetto che gli strati di detriti non siano solo quelli in superficie e visibili ma anche nascosti in aree bonificate, pare, solo in apparenza. Nella speranza che si addivenga, presto, ad una conclusione di questa triste mancata rinascita dell’arcipelago legata al G8, i maddalenini si preparano ad accogliere con la loro proverbiale ospitalità quanti, troppi, stanno rinunciando alla loro vacanza nell’isola. L’augurio è che non ci si limiti ad arrivare all’estremo di uno spot ministeriale come è stato per la dimenticata Lampedusa.