segnalazione di LUCA FODDAI
Trentasette anni ben portati per il Premio Città di Ozieri per Cori tradizionali sardi, per tutti la “Biennale Ozieri”, che riprende il cammino dopo la dolorosa parentesi della pandemia. Il 9 dicembre prossimo, direttori e cantori provenienti da tutta la Sardegna avranno l’opportunità di presentare un canto inedito alla giuria, nell’audizione privata impreziosita dalla splendida acustica del salone di San Francesco, eseguirlo pubblicamente sul palco del Teatro “Oriana Fallaci”, discuterne durante la cena conviviale tra piatti tipici dell’ospitalità ozierese ed esibizioni estemporanee. Il presidente dell’associazione sostenitrice, Pinuccio Aini, il segretario-ideatore Antonello Lai e il coordinatore della giuria, Antonio Deiara, annunciano la pubblicazione del bando per l’edizione 2023 (https://www.biennaleozieri.it/).
“La Tradizione nell’Innovazione” è lo slogan dell’evento di quest’anno. Saranno in concorso, nella sezione della tradizione, cori polivocali maschili appartenenti alla “Scuola di Nuoro” e alla “Scuola di Tempio Pausania”; i cori femminili e i rapper verranno invece inclusi nella Sezione dell’innovazione.
«Riprendiamo in anno dispari – dichiara il presidente Pinuccio Aini –. Un cammino che si avvia verso il quarantennale del Premio. Come sempre, accoglieremo i cori sardi dell’Isola con spirito di amicizia e ospitalità».
Antonello Lai sottolinea la solidità della Biennale: «La formula del Concorso è semplice e valida, dall’audizione privata, cioè riservata al coro e alla giuria senza pubblico, alla presenza a teatro del Coro “Città di Ozieri” in qualità di ospite d’onore, dall’utilizzo dei testi del Premio Ozieri di Letteratura sarda e alla prestigiosa diuria».
Di melodie e armonie parla Antonio Deiara: «Gli stilemi della musica popolare e, secondo la felice definizione dell’etnomusicologo Pietro Sassu, d’ispirazione popolare della Sardegna, sono unici in ambito nazionale e mondiale. Non permettiamo a nessun musicista non-sardo di correggere le nostre strutture accordali in quarta e sesta o le nostre linee melodiche sempre vive grazie a s’asciada e s’abbasciada. L’albero pentagrammatico dell’innovazione affonda le sue radici nella tradizione».