IL SINDACO BUONO: NEL RICORDO DELLA FIGLIA MARIA VITTORIA, PAOLINO PORCU, PERSONA STIMATISSIMA AD ORUNE

Paolino Porcu

“Mio padre aveva combattuto con la malattia per tre anni e quando ci ha lasciato eravamo molto piccoli, io non avevo ancora compiuto sedici anni, mia sorella Katia quattordici e mio fratello Cristian nove”. Così Maria Vittoria primogenita di Paolino Porcu (1931-1987) stimato sindaco di Orune.  Le elementari in paese, le medie a Bitti e il liceo a Cuglieri dai gesuiti, aveva poi conseguito il diploma Magistrale. Maestro itinerante negli ovili, aveva insegnato a Lodè, Mamone e per 24 ad Orune. Era stato collocato in pensione qualche anno prima sua scomparsa avvenuta a soli 56 anni.  

Consigliere comunale e assessore dal 1964, eletto sindaco nel ’66 dopo le dimissioni di Margherita Sanna, fu riconfermato primo cittadino dal ‘70 al ’75.

Quando a metà degli anni ’60 una rappresentanza di consiglieri regionali giunse in Barbagia per incontrare i sindaci che lamentavano una situazione di malessere sociale ed economico non più sostenibile, Porcu fu il primo ad esporre le ragioni della protesta. Proponeva soluzioni alternative al Piano di Rinascita e, per niente intimorito, davanti alla Commissione sosteneva che la nostra isola non era quella prefigurata dal Piano e non intendeva accettare che altri decidessero del suo avvenire.

Al fisico minuto faceva da contraltare un carattere deciso e uno sguardo acuto. Figlio di pastori, orgoglioso di rappresentare quella comunità agropastorale che lo aveva espresso, chiedeva fatti non parole, suscitando l’ammirazione della stessa Commissione.

“Sapeva dominare il pensiero di chi gli stava di fronte e indicare ai suoi concittadini che quella era la strada giusta da percorrere”, disse di lui Ariuccio Carta nel discorso commemorativo del 5 aprile 1987.

L’industrializzazione e il mito della Rinascita non avevano arrestato il flusso migratorio sottraendo forti braccia alla terra, a sostituirle vecchi, donne e bambini. Il malcontento si era esteso al Goceano, al Marghine e all’Ogliastra, sfociando in un movimento di protesta guidato dai sindaci, tra loro Giovanni Calia di Lula e Giuseppe Sirca di Sarule che con Paolino Porcu avevano firmato un documento-denuncia contro l’acuirsi degli interventi repressivi della polizia: confino, sorveglianza speciale, diffide e ritiro di patenti. Chiedevano di essere ascoltati dalla Commissione prima di dare il via ai Piani Esecutivi del Piano di Rinascita. Molti programmi cambiarono, ma non furono sufficienti a frenare lo spopolamento. Il mito della Rinascita e i poli di sviluppo per la Sardegna, nonostante i consensi e gli accordi politici fra DC, al PCI e PSd’Az, sapevano di colonizzazione.

Il giovane sindaco di Orune aveva affrontato il problema dello spopolamento, del malessere sociale, degli omicidi, dei problemi dovuti al fallimento negli anni ‘60 del progetto per la trasformazione del territorio presentato dalla cassa per il Mezzogiorno e della cooperativa dei Pastori nata nel 1937 e dichiarata fallita dal tribunale di Nuoro nel 2013.

Si era occupato dell’edilizia scolastica, della prima arteria di penetrazione agraria che collegava il territorio anche con le campagne di Nule e Benetutti, della sistemazione delle strade interne e della creazione di strade vicinali, della bonifica agraria, dei nuovi impianti di depurazione delle acque del rio Currulai, del completamento della rete fognaria. Si era battuto per l’attivazione del servizio dell’Enel contro l’azienda elettrica privata Murgia e per il miglioramento estensivo dei pascoli montani a Su Sartu.

Maria Vittoria, che persona era suo padre?

“Gentile e sorridente, sempre conciliante con tutti. Severo di facciata, autorevole non autoritario”.

Come trascorreva il suo tempo libero?

“Ci portava sempre in campagna a Sant’Andria, al Santuario della Consolata dove i missionari di Padre Manzella avevano collocato tre croci a testimonianza del loro passare e a su Pradu per ammirare il pozzo nuragico, il nuraghe e la piccola fonte che noi chiamavamo la fonte delle 4 stagioni”.

A casa faceva il maestro?

“Si alternava a mamma nel controllo dei compiti. In 5 elementare l’ho avuto come insegnante, era subentrato alla collega scomparsa. Severissimo nei miei confronti, essendo io sua figlia non me ne faceva passare una. A casa invece cercava di proteggermi mediando con mamma”.

Era uno sportivo?

“Uno sportivo da divano. Era interista e la domenica guardava 90esimo munito”.

Cosa gli direbbe oggi?

“Gli direi che ci è mancato davvero tanto, troppo. Che ne avremmo avuto bisogno in tutti questi anni quando mamma è stata male, con lui sarebbe stato certo tutto diverso”.

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