di Elvira Usai
“Nemo propheta in patria”. Forse troppo semplicistica e riduttiva questa locuzione latina ma allo stesso tempo adeguata. Fornisce una chiave di lettura realistica di ciò che rappresenta il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Sirai di Carbonia. Un compendio ospedaliero conosciuto nel resto del globo per competenze umane altamente specializzate nel settore dell’oncologia ginecologica e sconosciuto ancora una volta in Sardegna, distratta e spesso matrigna con i suoi figli. Una sanità, quella sarda, troppo spesso imbrigliata in timide bozze di riforma, talvolta legata al particolare e non al generale, molto più orientata alla valorizzazione dei modelli proposti di chi sta al di là del Tirreno e cieca verso coloro che nelle nostre strutture sanitarie già da anni quei modelli li esportano. “In questo territorio non si raccontano verità fondamentali- spiega Antonio Macciò, primario del reparto di maternità di Carbonia – prevalgono le logiche più svariate al benessere dei pazienti.” Dati alla mano, con piglio deciso e risoluto, Macciò ribadisce che “il primo ciclo di chemioterapia nel Sulcis Iglesiente lo abbiamo fatto il primo agosto del 1999 proprio qui nel nosocomio di Carbonia.” E di primati eccellenti questo reparto ne ha collezionato molti altri, nel tempo, con fatica, con l’impegno di una equipe che non si è risparmiata, che ha seguito con passione e tenacia il suo primario. “I tagli e le varie restrizioni, gli accorpamenti e la chiusura dei reparti previsti dalla riforma sanitaria – spiega ancora Macciò- sono l’ennesimo tentativo di declassare l’ospedale del Sulcis, di catalogarlo come compendio sanitario in cui si fa medicina di serie C. Non possiamo accettare simili prevaricazioni”. Conferme in tal senso arrivano dai numerosi siti di biomedicina e oncologia mondiale che vedono al ventesimo posto il professor Macciò, nella foto, tra i più quotati esperti di diagnosi e trattamenti legati alle problematiche delle neoplasie. Su www.oncolink , su www.mdlinx piuttosto che su www.biomedexperts è possibile consultare i numerosi lavori di ricerca e le altrettante pubblicazioni del primario su problemi come la cachessia, disturbo metabolico alimentare che si lega a pazienti cardiopatici e malati di tumore. Un medico sardo, un’eccellenza del territorio chiamato a rispondere in termini di terapie a forme tumorali delle ovaie e dell’utero in tutta Europa e nel resto del mondo. Dalla Scandinavia alla Gran Bretagna, dalla Germania alla Nuova Zelanda: giungono numerose e quotidiane le richieste di pubblicazioni, di interventi, di terapie e diagnosi del ginecologo sulcitano. “Probabilmente molti disconoscono che l’ospedale Sirai di Carbonia è classificato come terzo al mondo, dopo i presidi di Boston e New York, come tipologia di interventi effettuati – precisa Macciò – che il nostro reparto ha rappresentato la prima esperienza sarda nel 2000 di percorso nascite”. Un modo innovativo di fare sanità. Il desiderio di rendere sempre più umano e privilegiato il rapporto tra medico e paziente, tra gestante e ginecologo. Solo nel 2005 a Carbonia si registrarono 500 parti, fiore all’occhiello di un reparto che metteva a disposizione delle future madri le tecniche più all’avanguardia nel momento più delicato della vita di una donna e del proprio nascituro. Aromaterapia, vasche idromassaggio, letti e poltrone altamente funzionali e conformi alle esigenze delle partorienti. Ma anche corsie e sale travaglio multicolore, con fiori, palloncini e quadri distribuiti ovunque. Un percorso nascite che non è stato incrementato, sviluppato, incentivato. O forse più semplicemente, come afferma lo stesso primario, “alquanto osteggiato e di quella meravigliosa esperienza ci resta la caparbietà per esempio della mia ostetrica che ancora oggi nel corridoio del reparto tiene i corsi preparto e rappresenta un punto di riferimento per le nostre pazienti”. È cronaca di poche settimane fa che il settore maternità di Carbonia si è distinto per quello che è stato definito il quarto intervento al mondo, unico nel suo genere, per tipologia e per risultati ottenuti. Una giovane paziente, alla diciannovesima settimana di gravidanza, ha affrontato un intervento chirurgico di estrazione di una forma tumorale all’utero. “Aver la possibilità di operare in laparoscopia, quindi in modalità scarsamente invasive- spiega prof. Macciò- ci ha consentito di salvaguardare il feto concepito da poche settimane e di eliminare la massa tumorale che invadeva buona parte dell’utero, luogo naturale di crescita del bambino”. Tecniche di alta chirurgia che secondo Macciò “non alterano il periodo di convalescenza ma diminuiscono notevolmente i malesseri legati a un intervento più invasivo come può essere quello con incisione dell’addome”. L’altra faccia di un Sulcis Iglesiente martoriato dalla crisi economica e ulteriormente gravato dall’inarrestabile spopolamento, si chiama alta professionalità in campo medico, si manifesta come eccellenza nel comparto della maternità e della ginecologia, dove dati alla mano l’ospedale Sirai fa scuola nel mondo. Ma il risvolto positivo non fa mai notizia in questo territorio.
ILLUSTRISSIMO DOTT. ANTONIO MACCIO’ GRAZIE DI ESISTERE PER TUTTE LE DONNE
Ahahahahah!Mai riso così tanto in vita mia!Ma e’ uno scherzo?Mi auguro che l’ospedale Sirai abbia anche un reparto di neurologia…se no la vedo male!
Dio mio che stronzate mi tocca leggere, ma nessuno conosce veramente il dott . Maccio ? Purtroppo non è quello che viene descritto e come primato c e’ la sua follia e le sue manie di grandezza.