“CELESTE E TERRENO”: LA PRESENTAZIONE A NUORO DELL’ULTIMO LIBRO DI MARIO BIANCACCI

Mario Biancacci

di CRISTOFORO PUDDU

Mario Biancacci ha partecipato alla Rassegna Artistica “No War” di Nuoro nel doppio ruolo di pittore, con l’opera “Un’impronta per la pace”, e come scrittore con il romanzo “Celeste e terreno”: narrazione dualistica e rappresentativa sia del bene che del male, dove gli evidenti segni di conflitto e conflittualità animano e caratterizzano tutto l’impianto narrativo della pubblicazione stampata dalla Tipografia Ghilarzese, per ISKRA Edizioni.

Avevo letto “Celeste e terreno” qualche mese dopo la sua pubblicazione e diffusione: il volume mi era stato donato dalla pittrice Rosetta Murru, regina dell’arte in Sardegna e comune amica, che aveva partecipato ad una delle prime presentazioni dell’opera di Mario Biancacci.

Da allora sono seguite diverse e proficue presentazioni del romanzo e, come avevo auspicato ed augurato, due mesi fa è stato raggiunto il traguardo anche della ristampa. La seconda edizione, obiettivo assai raro in Sardegna per un’opera letteraria in prosa, e certo improbabile per la poesia!

Avevo recensito il lavoro di Mario per Tottus in Pari, a cui ora a regalato anche l’onore della citazione nella fascetta ed accomunato recensore e Tip. Nelle brevi note scrivevo di un’opera convincente e corposa di grande interazione con le personali idealità della pittura e di originale impostazione narrativa. Riferivo del collage dei quarantaquattro capitoli con una concatenazione che perseguiva lo spartito narrativo, tessendo una sapiente trama di stimoli ed interessi spalmati e dilatati nel tempo, al limite del sogno e della dimensione di realtà e quotidianità.

Naturalmente mi aveva fortemente ammaliato la fascinosa geografia-ambiente in cui viaggia la narrazione che si sviluppa e intreccia tra la Sardegna e la Spagna, con Cagliari e Barcellona: Città d’arte, dall’anima palpitante di energia vitale.

E ancora il susseguire di simbolismi da interpretare e cogliere per avere risposte esistenziali e d’amore, dove la luce celeste e terrena si fonde a illuminare di certezze e verità l’umanità intera, con i segni e la sequenza eterna del divino ciclo della vita e del trascendente.

Nella presentazione-saggio del volume, la dottoressa Eugenia Cervello scrive che la narrazione si offre a diversi piani di lettura:  lo spirituale e il materiale, il sacro e il profano, la croce e la spada ed ogni personaggio diventa memoria, visione, attesa, simbolo e frutto di un tempo che sta cambiando.

Pensando alla mia lettura del romanzo, credo utile segnalare anche l’aspetto di scrittura che, talvolta, si muta in linguaggio poetico. La prosa solitamente ricalca il linguaggio corrente e ne impiega le parole per l’essenzialità del significato, mentre il linguaggio poetico impiega un vocabolario diverso per evocare sentimenti ed emozioni. E Mario, con abilità, impiega forme e pensieri lirici, inseriti con più intrecci all’interno della struttura narrativa, con il risultato di dare al testo una condizione stilisticamente interessante e poeticità complessiva alla lingua. Quando un autore trasmette emozioni con la scrittura, con la parola e con la testimonianza di un romanzo, vuol dire che ha colto nel segno.

La luce è alla base della pittura e la sì rappresenta attraverso i colori, talvolta delicati e graduali oppure con forti e decisi contrasti di chiaroscuro. Quest’arte di luce, e da ottimo pittore proiettato nella letteratura, il nostro Mario la impiega con le parole descrittive in testo: leggendo veniamo abbagliati da un infinito numero di sfumature e giochi di luce. Quelli che parlano bene, dicono che “la luce è l’elemento che permette di trasmettere all’osservatore la vera morfologia degli oggetti raffigurati”.  Ebbene, la luce è rivelatrice, e Mario con l’effetto luce ci svela ambienti, natura, personaggi, stati d’animo, opere pittoriche….etc.; la scrittura è un atto interpretativo della parola che il nostro autore-pittore arricchisce di luce.

Mario Biancacci, Eugenia Cervello

Un romanzo deve avere una specifica caratteristica: la leggibilità! E “Celeste e terreno” è di grande leggibilità, come opera di un autore moderno che apparentemente ti fa seguire dei percorsi tortuosi, ma ti guida narrativamente alla definizione e comprensione della storia, delle storie d’arte e d’amore che intercorrono tra Cagliari e Barcellona.

Mario, da scrittore con profondità poetica, esige un’attenzione e ascolto speciale e anche lo stupore per le parole che si trasformano in emozioni, in sentimenti e creatività inventiva. Nel romanzo scorre una tensione verso il mondo sardo, per la civiltà di popolo, di regione geografica ben definita dalla conformazione e condizione di Isola, ma soprattutto per tradizioni, cultura, arte e natura che riviviamo anche attraverso i suoi acquerelli.

Nella narrazione troviamo una formativa pagina di educazione sentimentale (nessun riferimento al romanzo di Gustave Flaubert), descritta con raffinato candore ed intelligenza e volta a formare emotivamente il giovane protagonista, ad imparare ed esprimere le sensazioni dell’amore. Non si dovrebbero mai rivelare i contenuti dei capitoli, ma chi presenta o commenta un libro deve creare interesse e incuriosire anche per l’acquisto…  Quindi, a chi avrà tra le mani il libro di Mario Biancacci, ricordo e consiglio il capitolo a pag. 43 “Marcela posa”: l’educazione sentimentale con un senso di memoria, di formazione, di consapevolezza e di crescita giovanile per un ragazzino tredicenne. Buona lettura!

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