di GIANRAIMONDO FARINA
Quando si parla di Cagliari- Bari, essa per ogni sportivo sardo, amante del calcio, non rappresenta una partita qualunque, ma è stata La Partita. La partita dello scudetto. Nello storico e vetusto stadio Amsicora, sede della gloriosa società di ginnastica e di hockey su prato e stadio del Cagliari fino al 1972. Stadio così intitolato perché dedicato, non a caso e simbolicamente, all’eroe sardo guida della rivolta antiromana del 215 a.C. .Prima del Sant’Elia, appunto. Stadio, quest’ultimo, costruito lì vicino, nell’omonimo e popolare quartiere, testimone delle più recenti glorie sportive cagliaritane dai sedicesimi in Coppa Campioni nel 1971-72, alle tante stagioni in A, alla semifinale di Coppa UEFA con l’Inter disputata, guarda caso, nella partita di ritorno, proprio il 12 aprile 1994. Ma anche delle retrocessioni in B e di quella, ancor più cocente, maturata nella disgraziata stagione 1986-87, in C. Per risollevare il Cagliari, fu chiamato, dai compianti fratelli Orru’, nel 1987-88, un giovanissimo Claudio Ranieri, protagonista, come tecnico, di una positiva stagione con il Campania Puteolana. E fu necessario, in vista della ristrutturazione del Sant’Elia per Italia 90, “ritornare allo spirito dell’Amsicora”. Ma cos’è stato e cosa continua ad essere quello “spirito” che continua ad aleggiare sul Cagliari e sull’intera Sardegna sportiva? È quell’alone “metafisico” che quella fatidica e decisiva partita, Cagliari- Bari del 12 Aprile 1970, ha rappresentato e continua a rappresentare. Una partita sintesi,apice e conclusione di una storia. Grazie al successo per 2-0 contro i pugliesi, il Cagliari vince il campionato con due giornate d’anticipo. È grande festa in città e in tutta la Sardegna.
Un calcio d’altri tempi, caratterizzato da un clima meno esasperato ed esasperante. Un pallone non ancora schiavo del business e degli sponsor, ma ancorato ai veri valori dello sport. Il Cagliari, entrato in pianta stabile nell’élite del calcio italiano, nel campionato 1969-70 duella a lungo con la Juventus. Arriva il 12 aprile, le due compagini sono distanziate di 3 punti a tre giornate dal termine del campionato. Quella che prima era una comune data stampata sui calendari, diventerà una data storica per tutti i sardi. Non solo dal punto di vista sportivo. Nei giorni precedenti quella domenica, dalla consultazione dei materiali d’archivio, emerge come quell’ attesa fu frenetica in tutta l’isola con tifosi che raggiunsero il capoluogo fin dalle prime ore del mattino. Sempre dalle cronache sportive dell’epoca si rileva come alle 15.30 l’Amsicora fosse gremito in ordine di posto, con oltre 28.000 spettatori per un incasso di 32 milioni e 560 mila lire. Vi erano poi i tifosi che seguivano la partita dalle strade attigue, e coloro che attendevano l’esito del match al centro della città. Per non parlare degli altri tifosi nei centri interni della Sardegna e degli emigrati, attaccati alla radio ed a “Tutto il calcio minuto per minuto” con la radiocronaca di Sandro Ciotti. Scopigno schierava questa formazione: Albertosi; Martiradonna, Mancin; Cera, Niccolai, Poli; Domenghini, Nené, Gori, Brugnera, Riva. Il Cagliari vinse 2-0 con reti di Riva al 39′ del primo tempo e del compianto Bobo Gori al minuto 88. Quasi retrocesso, il Bari non giungeva, però, in Sardegna per fare la vittima sacrificale ma, al contrario, si mostrava spigliato e propositivo. I galletti pugliesi, guidati in panchina da Matteucci, schieravano questa formazione: Spalazzi, Loseto, Zuckowsky, Diomedi (D’Addosio), Spimi, Muccini, Cane’, Fara, Spadetto, Colautti, Pienti. Portiere di riserva Colombo. All’ ’88 si materializzava lo “spirito dell’ Amsicora” in Bobo Gori, nella sua rete del raddoppio e nell’abbraccio finale di Riva. Lo stadio era in delirio. Al triplice fischio dell’arbitro De Robbio di Torre Annunziata, fu inevitabile l’invasione di campo dei 28.000 presenti ebbri di gioia e grande festa negli spogliatoi tra fiumi di champagne, le battute dell’indimenticato Walter Chiari e le sigarette fumate da Scopigno e i suoi calciatori.
In città e in tutta la regione iniziava la festa: caroselli d’auto, bandiere al vento, soprattutto tanta felicità. Felicità e “spirito dell’Amsicora” che ritorneranno, poi, diciannove anni dopo nel maggio 1989 grazie a quella splendida cavalcata del primo Cagliari di Ranieri che, giocando nello stadio storico dello scudetto, riabbracciava la cadetteria per poi “volare” in massima serie nel 90-91 e porre fine al “lungo calvario” rossoblù iniziato nella nefasta stagione 1982-83. Lo “spirito dell’Amsicora”, più volte invocato, si è rimaterializzato anche questa stagione nel ritorno di Claudio Claudio Ranieri. Un signore, un grande tecnico che ha vinto ovunque è stato, ma che, con senso di riconoscenza, ha accettato di ritornare laddove la sua storia professionale ha avuto, sostanzialmente, inizio ventitré anni fa’. Questo è stato lo “spirito dell’Amsicora” .
Il nostro re di Sardegna risolveva tutto♥️💙