Paolo Sassu
Che fosse una persona fuori dal normale lo aveva già dimostrato due anni fa, quando aveva ideato e coordinato un complicatissimo trapianto bilaterale di mani allo Sahlgrenska University Hospital di Goteborg, in Svezia, dove lavora (o, meglio, lavorava) dal 2012. Un intervento durato 18 ore in cui Sassu ha seguito passo dopo passo una equipe medica formata da 15 chirurghi e da una nutrita schiera di infermieri e anestesisti. In sostanza, Paolo Sassu, chirurgo cagliaritano 49enne emigrato in Svezia, nel dicembre del 2020 aveva completato con successo un doppio trapianto di mani su una paziente che le aveva perse nel 2012. Ora il dottor Paolo Sassu ha completato un’altra impresa straordinaria, anche se questa volta non ci sono imprese alle soglie della fantascienza, equipe da coordinare e operazioni lunghe quasi quanto un giorno. Infatti il chirurgo cagliaritano ha annunciato di aver deciso di abbandonare la Svezia e Sahlgrenska University Hospital per ritornare in Italia, al Rizzoli di Bologna. Una scelta che Sassu ha motivato – in un’intervista concessa alla Repubblica – con la volontà di vedere un po’ di sole con più frequenza ma soprattutto con l’intenzione di provare a ripetere, e magari anche superare, le imprese mediche concluse con successo in Svezia. Ma c’è un altro particolare che ha reso la decisione di Paolo Sassu ancor più singolare: per rientrare a lavorare in Italia, il medico ha deciso di non mettere in conto la riduzione dello stipendio che dovrà fronteggiare passando da Goteborg a Bologna. Una diseguaglianza che ha definito con eleganza “una parte seccante” dato che in Italia “ci trattiamo male nello stipendio”. Poco da aggiungere, soprattutto perché in Svezia, e sostanzialmente in tutta l’Europa del nord, era diventato una celebrità. E il richiamo di casa era un aspetto che Sassu non ha mai dimenticato nemmeno quando, insieme al collega Richard Brånemark, aveva stupito il mondo impiantando una mano bionica su una paziente che attendeva da 17 anni una soluzione ad un intervento chirurgico che l’aveva portata a perdere la mano e parte dell’avambraccio. Lo dimostrano le parole che Sassu aveva detto alla Nuova Sardegna dopo aver concluso il doppio trapianto di mani: «Se siamo riusciti a raggiungere questo risultato il merito è anche della professoressa Palmina Petruzzo, dell’Università di Cagliari – aveva detto Paolo Sassu –. Lei è stata la mia insegnate ai tempi dell’università ma mi ha aiutato anche nella preparazione di questo intervento. La professoressa Petruzzo è un’autorità internazionale nel campo dei trapianti e la sua vicinanza mi è stata di grande conforto». Ora, all’ospedale Rizzoli di Bologna, collaborerà con un altro mago della chirurgia, il professor Marco Innocenti.
Bellissima iniziativa, sicuramente la strada giusta per creare qualcosa di bello.