di Giacomo Serreli
La mia attività professionale mi ha offerto anche la fortuna in tutti questi anni di aver rapporti con le realtà dei circoli sardi in Italia e all’estero; mi ha consentito così di cogliere da osservatore esterno quale ruolo svolga oggi la nostra emigrazione fuori dall’isola, quale incredibile e insospettabile risorsa sia diventata anche per i paesi che la ospitano. Flussi migratori in alcune parti del mondo come il sud America e l’Argentina in modo particolare sono ormai esauriti da decenni. Li però si è consolidato un sorprendente legame tra i figli e nipoti di sardi nati in Argentina che con disinvoltura ho visto all’ultimo congresso della federazione di Buenos Aires di fine marzo cantare l’inno nazionale e esibirsi nei balli fatti conoscere loro dai loro padri. E sono loro ora a sostituirsi ai genitori nella gestione di questi pezzi di Sardegna, i circoli, trasferiti oltre oceano. Da altre parti quel che viaggia e cerca fortuna è una diversa capacità professionale; una emigrazione senza nulla togliere a quella delle generazioni precedenti, in qualche modo d’eccellenza perché ora si esprime attraverso giovani laureati che ben rappresentano l’intelligenza isolana nella medicina, nella ricerca scientifica, in quella informatica; una realtà che ho toccato con mano essere fortemente presente per esempio negli Stati Uniti, a New York, dove ho incontrato tanti giovani sardi capaci di cogliere occasioni irripetibili che non avrebbero potuto nel nostro paese. Ora si tratta di cogliere appieno questo mutamenti; della risorsa importante che possono rappresentare ancora oggi le forme organizzate degli emigrati; per intenderci i 135 i Circoli dislocati nei cinque continenti e formalmente riconosciuti dalla Regione. Quelli operativi credo siano 124 e gli ultimi sono arrivati giusto lo scorso luglio: l’Associazione "Cuncordu" di Gattinara (Vercelli), l’associazione Culturale Sarda "Giuseppe Dessí" di Vercelli; i circoli "Sardegna" di Monza e "Ichnusa", con sede in Madrid. Non più semplici luoghi di aggregazione, non più effimeri zilleri oltre il Tirreno; bensì in gran parte fucine di esperienze culturali, iniziative che promuovono la Sardegna nei territori che li ospitano. Elementi ai quali anche nella mia esperienza di componente la Fondazione Maria Carta cerchiamo di dare visibilità assegnando uno dei premi dedicati annualmente alla grande artista scomparsa 15 anni fa proprio al mondo dell’emigrazione. Ora di questa realtà siamo portati spesso a dimenticarci, anche noi operatori dell’informazione, e quindi mi ci metto in mezzo. Media in genere sono forse poco attenti a questo nuovo ruolo che i sardi nel mondo stanno rivestendo non solo per la stessa Sardegna. Per saperne di più bisogna affidarsi alla apposita cooperativa che dal novembre del 1974, ininterrottamente (salvo una interruzione recente) cura la realizzazione, la stampa e l’invio del mensile "Il Messaggero Sardo" agli emigrati sardi nel mondo e alle loro famiglie. Attualmente il giornale viene stampato in circa 75.000 copie, che vengono spedite in oltre 74 Paesi. Per un periodo pochi anni fa ha curato anche una versione televisiva trasmessa dall’emittente presso cui lavoro. O a "Tottus in pari" frutto dell’entusiasmo e della passione del giovane Massimiliano Perlato che cura una pubblicazione, esistente sin dal 1997, che informa con regolarità di uscita e con ampiezza di contenuti sulle attività dei circoli degli emigrati sardi. Da tempi più recenti anche "Sardegna migranti" l’apposito sito web istituito dalla Regione che tenta di tenere saldo un raccordo con il mondo dell’emigrazione ma anche con un aspetto totalmente nuovo di quest’ultimo decennio che è quello dell’immigrazione, dell’ospitalità richiesta da migliaia di stranieri. Che in Sardegna cercano lavoro, integrazione, rispetto; rappresentano essi stessi una straordinaria risorsa che si scontra spesso sui pregiudizi, la diffidenza, il contrasto che maturano anche con discutibili, se non deplorevoli, scelte politiche nazionali. Il quotidiano El Pais esprimeva un giudizio molto critico nei confronti delle ultime iniziative del nostro governo. Le ronde e il reato di immigrazione clandestina sono "una aggressione del governo italiano allo stato di diritto". Il giornale spagnolo lo ha scritto in un editoriale intitolato ‘Somaten italiano’, usando la parola ‘somaten’ che descriveva i corpi armati cittadini catalani medievali (‘som atents’, cioe’ ‘stiamo attenti’), per l’autodifesa contro criminali e nemici, proseguite anche in età contemporanea nelle campagne e riorganizzate poi dalla dittatura franchista in tutto il paese. "Convertire l’immigrazione illegale in reato – si legge nell’editoriale – non ha niente a che vedere con la ricerca di soluzioni per lo stato di semi-schiavitù in cui sono ridotti migliaia di stranieri in paesi sviluppati, né con la lotta alla corruzione che ha favorito l’economia sommersa". È invece il modo per "indicare un capro espiatorio per i problemi dell’Italia" che "non sono diversi da quelli degli altri paesi europei". Ora tornando al disinteresse che si registra nei nostri media per le nostre comunità fuori dall’isola, va anche detto cha la poca informazione su di essa circola come abbiamo visto su pur apprezzabili periodici che hanno forse una circuitazione interna allo stesso mondo dell’emigrazione. Questa deve necessariamente risaltare invece con maggiore continuità anche sugli altri media. Questa trascuratezza può essere forse anche frutto dello stesso atteggiamento assunto in tutti questi anni dalla stessa classe politica e dirigente nei confronti dei nostri emigrati, di cui spesso e volentieri ci si ricorda solo in prossimità di scadenze elettorali, mentre si ignorano le eccezionali potenzialità che possono offrire tutto l’anno. Intanto per meglio capire i reali cambiamenti della nostra emigrazione è stata avviata l’indagine conoscitiva sulla Comunità sarda nel mondo. L’ha decisa l’Assessorato regionale del Lavoro e l’ha voluta la Consulta regionale dell’Emigrazione. Ma il mondo dell’emigrazione ha ben ragione di lamentare di sentirsi comunque dimenticato, di non trovarsi adeguatamente rappresentato nelle istituzioni regionali. Reclama, e questo aspetto è emerso con forza anche al congresso della Federazione dei circoli argentini che citavo in precedenza, la possibilità per gli emigrati di potere essere eletti nel Consiglio regionale, alla stregua di quanto accade oggi con il Parlamento nazionale. Rivendica la creazione di una specifica agenzia, un ufficio interassessoriale per l’emigrazione che superi anche il rimbalzo di competenze che si sono registrate proprio in queste ultime settimane a livello regionale. "Sono trasferite alla Presidenza della Regione le competenze che la legislazione vigente attribuisce in materia di Emigrazione all’Assessorato del Lavoro e le relative risorse finanziarie e umane". È quanto si poteva leggere in un collegato alla Finanziaria del 2008 e poi in un disegno di legge approvato in Giunta lo scorso 25 giugno. È una questione che il mondo dell’emigrazione ha sempre considerato di grande importanza per la funzione che svolge e per il suo futuro. Lo hanno scritto tutti i circoli e federazioni dei sardi in un recente documento, aggiungendo: "I circoli, l’emigrazione o
rganizzata, la nuova emigrazione intellettuale dei sardi nel mondo svolgono e possono svolgere sempre più, mantenendo il forte sentimento di appartenenza che li lega alla Sardegna, una funzione di rappresentanza, di promozione e di scambio culturale. Proprio per questo un provvedimento che ha un valore di carattere generale deve essere discusso, partecipato e non deve rischiare di essere un semplice passaggio burocratico. Siamo peraltro in una situazione di emergenza: siamo a settembre, i circoli non hanno ancora avuto le anticipazioni, che sono una consuetudine da molti anni, ed è urgente erogarle subito. Siamo un grande movimento di volontariato sociale, con decine di migliaia di iscritti; in virtù di ciò e del rapporto ideale con i "migrantes" di tutto il mondo, in particolare con la nuova immigrazione extracomunitaria che tocca anche la Sardegna, qualcuno sostiene la permanenza delle competenze nell’Assessorato al Lavoro". La grande maggioranza del mondo dell’emigrazione ha chiesto invece la creazione di una nuova struttura, una Agenzia, o comunque un Ufficio autonomo, un Dipartimento "interassessoriale", che sia strumento operativo per l’azione dei circoli nella promozione della Sardegna nel mondo.
Caro Max,
Ho conosciuto Giacomo Serreli al Congresso della Federazione Sarda in Argentina nello scorso marzo.
Coincido con lui per quanto riguarda la pocca diffusione in Sardegna delle attivitá che noi emigrati, figli e nipoti svolgiamo nei ns. Circoli.
Per questo motivo, é stato molto importante il lavoro svolto da Giacomo, che ha girato alcune interviste che sono andate in onda dalla Videolina, cosí come quello che svolge Il Messaggero Sardo, che ogni mese arriva alla casa di tutti i sardi all’estero e in continente.
Noi la prossima settimana avremo l’onore di contare con la presenza a San Isidro di Eliana Sanna, una giovane cantante lirica figlia di sardi emigrati in Argentina (nella provincia di Tucuman) che sta facendo una brillante carriera in Italia, e che é venuta in questi giorni in Argentina tramite un progetto della FASI per la promozione della cultura sarda referente alla musica classica.
É una notizia molto importante perché fa riferimento alle nuove generazioni di sardi che costituiamo “una risorsa” con la quale la Regione Sardegna puó contare per aumentare la sua presenza all’estero in tutti i campi: economico, commerciale, turistico e culturale.
Come sempre a Vs. disposizione, inviamo cari saluti a voi, a Giacomo Serreli, e a tutti quelli che lavorano per l’emigrazione sarda organizzata.
Dr. Pablo Fernández Pira
PRESIDENTE
CIRCOLO RADICI SARDE
SAN ISIDRO – BUENOS AIRES
ARGENTINA
ciao Max, grazie per aver inserito la locandina :)))
Nenet