IL DIETRO LE QUINTE DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE A CAGLIARI (SECONDA PARTE): I CONTI ECONOMICI E SOCIALI DELL’EMIGRAZIONE FRA LUCI ED OMBRE

di GIANRAIMONDO FARINA

4. IL “VIAGGIO DELLA NAZIONE” FRA STORIA, ATTUALITÀ, TEATRO E CULTURA. L’EMIGRAZIONE SI RACCONTA: DAI FATTI DI BUGGERRU, AI “SARDI IN FUGA”, AL FREEMMOS DELLA FONDAZIONE MARIA CARTA, ALLA SCOMMESSA DEL PROGETTO IN PROGRESS.

La giornata di sabato 29 Aprile si è aperta, sempre nella sala centrale di Palazzo d’Oglio, in mattinata, con le attività dei gruppi di lavoro dei delegati. Momenti di studio e confronto sapientemente coordinati dai ricercatori del Cespi ed inframmezzati, sempre in mattinata, da altri momenti di “riflessione” culturale, come la splendida e toccante piece teatrale Eva e Petra- de su boccodorgiu de Buggerru a su scioperu generale. Si tratta di un testo di Gianni Loy, interpretato dal bravo attore sardo- toscano Fabrizio Passerotti con la regia di Giulia d’ Agostini. Il tema è presto delineato: la rievocazione storica e documentata dell’Eccidio di Bugerru di cui nel 2024, cadranno i centovent’anni, da cui scaturirà il primo sciopero generale in Italia. La piece, magistralmente interpretata, ha, dunque, riletto, avendo come spunto lo scritto di Gianni Loy (Eva e Petra- dae su bocchidorzu de Buggerru a s’issoperu zenerale, Cagliari, Domus de Janas 2022),

 le vicende che hanno accompagnato la crescita del movimento operaio in Sardegna e la brutalità della repressione attraverso gli occhi di due bambine, Eva e Petra. Si trovavano là, a Buggerru, nel settembre del 1904, quando alcuni minatori caddero sotto i colpi dell’esercito. Fu spezzata anche la loro, ingenua, o forse impossibile, amicizia. 

Un racconto drammatico e delicato che la platea dei delegati ha potuto seguire con grande coinvolgimento e trasporto, ponendo  interrogativi di fondo sulla nostra storia individuale e collettiva che non è possibile eludere.  

L’altro importante momento di riflessione è stato quello offerto dalla presentazione del libro di Aldo Aledda dal titolo quanto mai emblematico: Sardi in fuga in  Italia e dall’Italia. Un libro- indagine, edito per “Franco Angeli” nel 2022, con il sottotitolo esplicativo: “Politica, amministrazione e società in Sardegna nell’era delle moderne emigrazioni”.  Aldo Aledda, nello specifico,  per oltre trent’anni si è occupato ai massimi livelli istituzionali di emigrazione sarda e italiana nel mondo, ed è ora coordinatore del Comitato 11 ottobre, un think tank che analizza i temi e i problemi della mobilità italiana nel mondo. In questo suo ultimo lavoro di ricerca, dopo un’attenta disamina storica del fenomeno migratorio, ci offre una lettura interessante ed originale del tema. Nel concreto,  reputando questo fenomeno tutt’altro che negativo, benché comporti perdita di risorse umane, Aledda non concorda con chi vorrebbe tentare di arginarlo. Anzi, da una considerazione più attenta, cerca di dimostrare  come esso abbia giovato alla società sarda, aiutandola a crescere ed a migliorare. Fenomeno migratorio, quello sardo, che, purtroppo, non è stato compreso a fondo da una classe politica e dirigente locale miope ed autoreferenziale che oggi assiste, impotente e priva di idee, allo spopolamento ed  all’invecchiamento crescente della popolazione con l’uscita dei più giovani.

Il terzo momento di riflessione si è svolto nel pomeriggio, con la moderazione del giornalista Giacomo Serreli, dal titolo “Esperienze dal mondo dell’ Emigrazione”. Al centro di questo percorso si è proposta l’esperienza della Fondazione Maria Carta. Una fondazione, quest’ultima, non qualsiasi. Anzi, la lettura di consiglio direttivo e comitato scientifico ci offre già lo spaccato di alcune dinamiche e poteri presenti in Sardegna. Innanzitutto,  il consiglio direttivo presieduto da Leonardo Marras, avvocato sassarese di grido ed in passato alla guida della Torres calcio sia maschile che femminile. In Consiglio risultano, poi, rappresentati i comuni di Sassari e Siligo (paese natale della grande cantante) e la Camera di commercio nella persona di Battista Cualbu, presidente, tra le altre cose, di Coldiretti Sardegna. Il direttivo, che si compone anche dei familiari della grande voce ( con il fratello Luigi presidente onoraria)  è, poi, “chiuso” dalle due università sarde, ivi presenti con  i docenti Romina Deriu,  del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’ateneo sassarese, ed Ignazio Macchiarella, ordinario di  Etnomusicologia a Cagliari.

Per quanto riguarda il comitato scientifico esso è composto dal citato giornalista Giacomo Serreli, presidente, Palmira Santoru insegnante, da tempo impegnata nella promozione dell’immagine di Maria Carta, Maria Grazia Murrocu imprenditrice agrituristica ad Alghero e responsabile Coldiretti donne Sardegna, che affiancano gli “storici” Antonello Sanna ed Ivano Conca. Un perfetto mix d’interessi economici (Coldiretti e Camera di Commercio), culturali (Università) e politici (Regione ed Enti locali), che hanno meglio contribuito a delinearne la missione ed un progetto destinato anche al mondo dell’emigrazione. 

La missione, innanzitutto. La fondazione è nata per  valorizzare e promuovere la musica e la cultura tradizionale della Sardegna, patrimonio che la grande artista di Siligo (Siligo, 1934- Roma, 1994) ha fatto conoscere ed apprezzare fuori dai confini isolani. Una missione che, nel caso specifico, con riferimento al mondo dell’ “altra Sardegna” si è ulteriormente concretizzato con il progetto Freemmos.

Un termine scelto non a caso, che in sé racchiude, allo stesso tempo, libertà e tradizione. Esso infatti deriva  dall’ inglese “free” (libero),unito alla desinenza mmos, che, in lingua sarda significa “fermi”. Liberi e fermi, dunque. Un progetto teso a sostenere, attraverso una serie di iniziative di carattere culturale, i piccoli centri della Sardegna a rischio estinzione.

Lo studio “Comuni in estinzione, gli scenari dello spopolamento in  Sardegna”, infatti,  condotto nel 2012 dall’Università di Cagliari per conto del Centro Regionale di Programmazione, ha evidenziato come siano trenta i paesi sardi a rischio. Un dato drammatico su cui riflettere. E su cui il mondo dell’Emigrazione potrebbe “dire la sua”. Ma come? Ci ha pensato la Fasi, in primis, portando questo progetto, nato nel 2017, a Cinisello Balsamo lo scorso 27 gennaio di quest’anno . Progetto ambizioso e costoso: “tenere i riflettori accesi dello spopolamento della Sardegna” anche presso le comunità emigrate. Il tema è di strettissima attualità e non solo riferibile all’isola, ma anche ad altri contesti. È per questo che la Fondazione Maria Carta, nel nome della grande cantante- simbolo, in collaborazione con la Fasi, ha deciso, giustamente, di “salpare” il mare, presentandosi alle comunità sarde de Su Disterru che, però, in Italia, non sono solo quelle della Fasi. “Freemmos”, dal canto suo, da un lato ha fornito i costi drammatici, per  la Sardegna, di questo “stato delle cose”: ben 85mila residenti persi nell’ultimo decennio, una trentina di paesi destinati a scomparire nei prossimi 40/60 anni. Al 2022, secondo i dati dell’Istat, in Sardegna ci sono un milione e 587mila residenti; solo dieci anni fa l’isola aveva raggiunto il suo massimo storico, con un milione e 670mila abitanti. Dall’altro lato, però, oltre che attirare l’attenzione delle istituzioni sul fenomeno (non solo sardo), favorendo incontri, studi, convegni e ricerche (aspetti tipici della Fondazione), occorrerebbe, e questo è un dato mancato al dibattito tenutosi a Cagliari in sede di Conferenza Internazionale sull’Emigrazione, una precisa ed onesta  discussione sulle ultime politiche pubbliche intraprese dalla Regione Sardegna in merito alla lotta allo spopolamento.  È mancato, senza dubbio, il riferimento storico al secolare  problema demografico sardo inteso, come scriveva oltre 150 anni fa’ Giuseppe Sanna Sanna nelle sue “Grandi Utopie sulla Sardegna”, parte integrante ed indissolubile della Questione Sarda . Una questione, quest’ultima, da affrontarsi non come ‘tematica esotica’, ma pratica e diretta. Con l’aspetto demografico la questione sarda, per Sanna Sanna, sarebbe dovuta diventare una questione viva, concreta, riguardante, ‘in primis’, lo sviluppo economico, industriale ed infrastrutturale di tutte le aree dell’isola. Perché, come peraltro aveva inteso lo stesso Cavour (la cui figura prepolitica di imprenditore agricolo sarebbe tutta da rivalutare), non vi sarebbe potuto essere un incremento della popolazione senza che questo fosse preceduto da una reale politica statale di sviluppo economico ed infrastrutturale in aree sostanzialmente difficili come apparivano (ed appaiono) alcune della Sardegna. Una visione storico- economica mancante che avrebbe aiutato  questa parte del dibattito anche a cercare di spiegare meglio e criticare, tra le altre cose, le recenti politiche demografiche intraprese dalla Giunta Solinas in tema di lotta allo spopolamento ed incluse nell’ultima finanziaria 2022.

Una misura, quest’ultima,  consistente in 105 milioni di euro per contrastare lo spopolamento sostenendo famiglie ed imprese che scelgono i piccoli centri dell’isola per abitarvi o iniziarvi le proprie attività . In questo modo si vorrebbe andare incontro sia a coloro che vorrebbero ristrutturare o prendere casa, sia a chi vorrebbe aprire una nuova attività commerciale. Come si dice: l’intenzione è giusta, lo strumento sbagliato .Ossia, non si può fare lotta allo spopolamento con il continuo ricorso a politiche pubbliche di medio-breve termine.

Tralasciando la questione degli investimenti rivolti ai privati, per cui si prevede l’erogazione di 45 milioni di euro a fondo perduto da parte della Regione, un aspetto leggermente più  interessante e da rielaborare sarebbe quello riguardante la questione degli incentivi alle attività commerciali da sviluppare ed implementare nei piccoli centri. Segno evidente che qualcuno degli estensori della finanziaria una riflessione seria sulla questione demografica l’ abbia fatta, magari non leggendo Sanna Sanna ma almeno Gavino Alivia. La finanziaria 2022, infatti, parla di una partita per sostenere le attività economiche nei comuni sardi con meno di 3 mila abitanti pari a 60 milioni di euro da distribuirsi in tre annualità. Il problema o, meglio, la criticità di tale funzionamento risiede proprio qua, ossia nell’ennesima erogazione di un contributo di 15 mila euro alle imprese che, poi, potrebbero (il condizionale è d’obbligo) diventare 20 mila nel caso in cui si incrementasse l’occupazione. Risulta essere chiara l’assenza, in tale dispositivo normativo, di un richiamo ad un minimo di programmazione territoriale, che abbia il quadro generale della situazione e degli interventi economici da effettuarvi, con il rischio reale che quegli stanziamenti pubblici, sia a privati che ad imprese, possano diventare realmente ‘perduti’. Tutti aspetti che, purtroppo, sono mancati anche a  Cagliari, nella presentazione del progetto Freemmos della Fondazione Maria Carta per cui la grande questione demografica, per riprendere ancora Giuseppe Sanna Sanna,  rischia di diventare un problema “esotico”.

Molto diverso, sempre in quest’ambito, e è stato, invece, l’accoglimento di un interessante progetto, definito per l’appunto “In progress”, illustrato dal sempre dinamico e combattivo Giuseppe (Peppe) Corongiu, funzionario regionale, scrittore ed già direttore regionale dell’Ufficio della Lingua sarda. Cosa significa, innanzitutto, “In Progress”? Si parla di un “decalogo” con l’intento di connettere la Sardegna residente a quella emigrata, “disterrada”.E Giuseppe Corongiu, nel presentarlo, al cospetto di tutti gli attori e protagonisti, è stato molto chiaro: “Si tratta di dare voce ai talenti sardi all’Estero con la consapevolezza che ormai esistono due Sardegne: quella dei residenti e quella de Su Disterru “. Entrambe fanno parte, tanto per chiarire, della Nazione Sarda .Per Corongiu ed i promotori di “In Progress” è diventato impegno categorico tenere saldi e vivi questi questi fili o, meglio, queste “connessioni”. E giustamente. Anche perché, e la constatazione è stata molto veritiera (oltre che la denuncia), dalla Sardegna “residente”  “si tende a rimuovere anche psicologicamente la Sardegna de Su Disterru, che è parte integrante del corpo madre”. E la disamina lucida di Corongiu è divenuta quanto più realistica. In Sardegna, purtroppo, è sempre più difficile affermarsi ed i giovani sardi, oggi più che mai, vivono, crescono e vengono educati ad un solo scopo: fuggire da un presente economico e sociale povero e nello sfacelo. “In Sardegna è difficile essere felici”. Da buon conoscitore della storia della nostra terra, la causa dello “stallo economico” attuale è stata individuata nel fallimento del Piano Rinascita che ha ridotto la Sardegna ad un “territorio di assistenza, privo di ogni capacità di costrutto”. La speranza, però, sta’ proprio nell’Emigrazione, con i sardi sparsi nel mondo, “che hanno in sé la forza e la voglia di restituire quanto imparato fuori dall’isola madrepatria “. È questo, quindi, il “nocciolo duro” del progetto “In progress”, nato dall’unione delle volontà incrollabili e determinate di Giuseppe Corongiu, di Pierpaolo Cicalò della Fondazione “Fernando Santi” e dei sardi di Gran Bretagna, Svezia, Danimarca e Spagna. Un progetto che, sostenuto e voluto espressamente dall’Assessorato regionale al lavoro e dalla stessa sensibilità dell’assessora Lai, ha trovato la sua giusta dimensione nella Conferenza Internazionale sull’Emigrazione. Non conta per gli organizzatori il ritorno, soprattutto in un mondo globalizzato come quello odierno, ma “avere la testa” in e per la Sardegna, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi. Poiché i mezzi di comunicazione sono tanti e potenti  “e la Nazione è nel viaggio”. 

la prima parte

https://www.tottusinpari.it/2023/05/05/il-dietro-le-quinte-della-conferenza-dellemigrazione-sarda-a-cagliari-i-conti-economici-e-sociali-dellemigrazione-fra-luci-ed-ombre/

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