di FEDERICA CABRAS
«Il coraggio è solo qualcosa di molto relativo e al quale ognuno di noi attinge per realizzare sogni e doveri.»
Ci sono persone che nascono con un fuoco dentro, una fiamma che arde e scoppietta, e chiede libertà. Giorgio Sedda nasce sardo, sì – come precisa, l’Isola la ama “fino al midollo” –, precisamente oristanese, ma diventa presto cittadino del mondo. Figlio delle vette più alte, dei panorami più vertiginosi, dei cieli da toccare con un dito – e chissà che bello guardare il mondo da lassù. Figlio di ogni comunità in cui scelga di immergersi. Figlio delle tradizioni e delle parlate.
Adesso è in Groenlandia, una terra difficile, sicuramente ammaliante e ostica al tempo stesso, con il progetto “Un monde de couleurs”.
«Sono arrivato in Groenlandia orientale a fine gennaio e ci resterò in totale due mesi avendo come base principale il rifugio The Red House nel villaggio di Tasiilaq» racconta Sedda. «Visiterò i pochi villaggi distribuiti lungo i fiordi nel periodo più ostile, l’inverno, cercando di comprendere la realtà di vita locale. In un secondo momento proporrò ai giovani Inuit delle attività sociali legate alle mie competenze nel campo artistico, per mettere in valore le loro capacità ed intuizioni. È un tipo di approccio che già ho sperimentato in Africa durante una fantastica esperienza di due mesi presso un orfanotrofio togolese, sempre nell’ambito del progetto Un monde de couleurs. Sarà interessante cogliere le differenze culturali.»
Ma occorre fare un passo indietro per comprendere appieno la sua storia, la sua vocazione, la sua passione smisurata – di quelle che fanno battere il cuore e che danno un senso a tutto.
Giorgio Sedda sente il richiamo dell’arte fin da bambino – era il suo rifugio, spiega. Dell’arte, abbiamo detto, e tramite essa della vastità di un mondo che non si può certo fermare al suo angolo di cielo.
«Appena presi le matite in mano cominciai a disegnare paesaggi innevati, montagne altissime e rocciose, baite, slitte e animali che poco avevano a che fare con il paesaggio della Sardegna.»
Eccolo, il mondo che lo chiama, seppur sia ancora troppo piccino per sentire il suo nome in ogni alito di vento arrivato da chissà quale posto lontano.
Diventa maestro d’arte, sezione ceramica, a Oristano, ma la vera passione – quella forte che odora anche un po’ di ossessione, qualcosa senza cui non si vive – arriva con l’iscrizione all’Accademia delle Belle Arti di Sassari, corso di scultura.
«Bruciai i tempi. Scrissi la tesi di laurea al quarto anno del corso mentre ero già in Spagna per frequentare un Master di grafica contemporanea a La Coruñua, grazie ad una borsa di studio Costantino Nivola. Con un’altra borsa entrai all’Accademia internazionale di Salisburgo. Terminati gli studi principali rientrai in Sardegna per una questione sentimentale e mi misi subito a lavorare realizzando da libero professionista tutto ciò che aveva a che fare con l’arte: Decorazione, scenografia, pittura e scultura, e nel frattempo collaboravo con una galleria spagnola ed esponevo le opere più interessanti in diverse rassegne di mostre all’estero. Parallelamente al lavoro e attraverso una bella cerchia di amici diventavo un climber di discreto livello. L’arrampicata è la disciplina che mi ha permesso di cominciare a conoscere me stesso e di esplorare ed amare ogni angolo della Sardegna (terra che nonostante il mio essere “nomade” amo fino al midollo e alla quale ho dedicato diverse mostre personali).»
Ma è il 2016 a sancire il vero, grande, cambiamento: Giorgio lascia l’Isola, che porta sempre nel cuore, e si sposta all’estero. Missione? Be’, progredire nell’arrampicata, che tanto lo fa sentire libero. Infila in auto le cose importanti e parte all’avventura, direzione Francia. Eh, ma mica Parigi… lui sogna le montagne al confine. Le vuole scalare, vuole sentire l’aria sul viso, vuole mettere alla prova se stesso con una disciplina che ama. Tra i suoi sogni, la scalata di tutti e 4000 i metri delle Alpi – ci sta ancora lavorando.
È poco tempo dopo che incontra nel suo percorso l’Odcvl – una grossa realtà che si occupa di turismo sociale, la cui offerta è indirizzata da più di 80 anni a questa parte a scuole, colonie, gruppi sportivi e famiglie –, da cui parte poi il progetto che lo porta, oggi, in una terra così lontana e così meravigliosa.
«Dopo qualche periodo accettai da loro un contratto di lavoro come Agent Polyvalent, ottimo per rifare qualche soldino, vivere in alta montagna e sperimentare il lavoro d’equipe, ossia un ruolo di responsabilità ma al tempo stesso per me spensierato. Una pausa necessaria da ciò che avevo sempre fatto. Dall’ambiente di montagna ricevevo tutti gli impulsi di cui avevo bisogno o quasi, in pochi anni ho scalato qualcosa come 250 cime in solitaria e qualche altra in compagnia, dai Pirenei alla Slovenia. Nel 2019, come spunto di un viaggio in Sudamerica, durante il quale ebbi la fortuna di entrare in contatto con gli Indios dell’Amazzonia, mi convinsi che la mia curiosità non aveva confini, e che fosse di nuovo ora di mettere a frutto le mie competenze ed energie nel campo artistico. Proposi alla commissione generale Odcvl il mio progetto “Un monde de couleurs” in qualità di ambasciatore della società. La risposta del direttore generale fu “avrai un contratto a tempo indeterminato per essere te stesso, mettere a frutto le tue doti e condividerle con il pubblico, convinti che le tue esperienze potranno arricchire chi le segue”. Questo è un lavoro che abbraccia tutte le mie passioni. Soddisfa la mia esigenza di uscire ogni tanto dalla zona confort come occasione di conoscenza e crescita personale. Riflette il mio essere “spirito libero” nella continua ricerca della libertà ma solidale con il prossimo e particolarmente attento alle problematiche legate a culture e ambiente.»
Cinque sono le fasi del progetto di Sedda: viaggiare, partecipare, creare, raccontare, insegnare.
«Esso prevede un viaggio della durata di 2/3 mesi l’anno, non di tipo turistico ma appunto di partecipazione alla vita reale del luogo. Al ritorno dall’avventura consacro un periodo di lavoro alla creazione di opere artistiche pertinenti il viaggio. Vi è poi il racconto, la presentazione delle opere esposte presso gallerie, musei, centri di cultura ma soprattutto scuole. Per finire vi è la fase pedagogica, con corsi artistici destinati principalmente alle scuole.»
Africa e Islanda – con una galleria d’arte creata anche in Sardegna – prima, e ora la Groenlandia.
«Per introdurvi in questo nuovo progetto di viaggio devo necessariamente parlarvi della vita di un personaggio famoso conosciuto a livello internazionale: Il suo nome è Robert Peroni. “Robert Peroni, ex esploratore altoatesino, trent’anni fa molla tutto per trasferirsi nella Groenlandia orientale, dove vive una popolazione che sembra condannata all’estinzione. Negli anni ‘70 la Comunità Europea vieta il commercio della pelle di foca, ma così facendo priva questa civiltà millenaria della sua unica forma di sostentamento economico: la caccia. Il governo danese risponde esportando modelli economici e turistici occidentali, da parte loro gli Inuit reagiscono con un atteggiamento passivo, accettando tutto e aspettando che qualcosa succeda. La conseguenza è un aumento dei tassi di alcolismo, depressione e suicidio. Robert quindi fonda La Casa Rossa, un rifugio che offre lavoro alla gente del posto rimasta senza niente, perché il futuro di questo luogo appartiene ai giovani e a quelli che vogliono restare: un futuro piuttosto incerto. Con la pubblicazione dei suoi libri e sfruttando la sua fama internazionale l’esploratore denuncia la situazione drammatica degli Inuit. Un importantissimo riconoscimento a Robert Peroni è giunto con il Premio Trento Film Festival 2021 con “La Casa Rossa” (The red house. Documentary, Nature & Wildlife, Discovery &Lifestyle, Environmental, Human interest). Stimolato dall’impegno di Robert Peroni verso questa popolazione ho ideato il nuovo progetto di viaggio 2023. Per iniziare mi sono messo in contatto con il signor Peroni e – descrivendogli il mio progetto Un monde de couleurs – gli ho proposto una collaborazione che lui ha accettato senza esitazioni.»
Ma l’obiettivo di questo viaggio è anche un altro.
«La mia spedizione in Groenlandia, nella terra senza alberi, priva di strade e ricca di orsi polari, avrà un secondo importante scopo, ossia quello di documentare a modo mio gli effetti dei cambiamenti climatici attraverso delle esplorazioni, raccolta di informazioni e testimonianze. Infatti nessuna terra al mondo come questa regione risente dei tragici effetti dovuti all’innalzamento della temperatura globale. Ancora una volta i miei mezzi saranno in parte gli stessi utilizzati in Islanda durante il progetto “Face au Froid” (Traversata invernale e solitaria dell’Islanda in autonomia, 600 km di pura splendida follia cominciata a Reykjavik e conclusa dopo due mesi nell’estremo nord, in prossimità del circolo artico), come la tenda, sacco a pelo e slitta per coprire enormi distanze. Per altri spostamenti dovrò ricorrere ai cani da slitta, per altri ancora dovrò servirmi dell’elicottero, lo stesso utilizzato per arrivare qui nell’isola di Ammassalik, a cause delle preoccupanti condizioni dello strato del ghiaccio marino, effetto del surriscaldamento globale. Al mio rientro in Europa lavorerò inizialmente alla creazione di una serie di opere artistiche da condividere con il pubblico in Europa durante la tournée estiva di mostre “Un hiver cez eux” (Un inverno da loro). Proverò ad offrire attraverso opere, testi, video e foto uno spunto di riflessione sugli argomenti trattati nel progetto. I principali destinatari del mio lavoro saranno le scuole ma esso mira a trovare ampio spazio presso tutti i media per coinvolgere la sensibilità di tutti. Poi verrà pubblicato come ogni anno un catalogo che racconta tutte le fasi del progetto, compreso di mostre, interviste e opere.»
Ma viene spontaneo chiedere a Sedda come ci si prepari per un’esperienza simile.
«Posso dire che di mio non sono un grande pianificatore, stabilire tutto in anticipo mi stanca e mi toglie il gusto dell’avventura (non sono forse un buon esempio). Non seguo diete particolari e non faccio mai una specifica preparazione fisica. Amo la solitudine, so che posso trascorrere interi mesi senza avere qualcuno vicino ma credo di saper stare anche a contatto con le persone. Sono un romantico nelle vedute e paradossalmente timido. Non amo troppo le folle o il caos ma se devo… Naturalmente frequento la montagna, pratico fat bike, alpinismo e scialpinismo, quando è possibile, trascorro delle notti in tenda per il semplice gusto di stare all’aria aperta. Ho un corpo che si adatta velocemente alle “pazzie” che mi vengono in mente, basta che esse siano supportate da una motivazione molto forte. Il coraggio è solo qualcosa di molto relativo e al quale ognuno di noi attinge per realizzare sogni e doveri.»
E tra scatti, didascalie mozzafiato e spezzoni di vita, si possono seguire le vicende del sardo giramondo anche sui social, e riempire i propri occhi di mondo, proprio come ha deciso di fare lui… dal vivo.