di LUCIA BECCHERE
Figura esile e sguardo vigile, Maria Gusai, la nonnina centenaria ci viene incontro con molto garbo nella sua casa di via Mannironi. Nata il 23 gennaio del 1923 a Lollove, minore di tre figli, orfana all’età di due anni, ha frequentato le prime tre classi delle elementari. A sei anni ha vestito sa vardetta e già cominciava a dare una mano in casa, a fare il pane, tagliare l’erba, zappare, fare l’orto e seminare.
Dopo sette anni di vedovanza la mamma si è risposata andando a vivere a Locula, località campestre poco distante da Lollove.
Quando il fratello maggiore è partito militare in ferma di sei anni e la sorella ha trovato lavoro a Nuoro, lei è andata a vivere nel capoluogo barbaricino presso una zia materna. Dopo qualche anno è rientrata a Locula per accudire i fratellini nati dal secondo matrimonio. “Mia madre – racconta – lavorava la terra e veniva a Nuoro a piedi per vendere il latte e altri prodotti della campagna al seguito dell’asino carico di merce. In casa facevo di tutto e Dio solo sa quanto lavoro mi sono sobbarcata”.
La sorellina più piccola aveva quattro anni, quando Maria appena 19enne decise di trasferirsi a Nuoro per lavorare come collaboratrice domestica presso alcune famiglie abbienti. Lavava, stirava, preparava da mangiare e faceva le pulizie. Il lavoro come colonna sonora della sua vita.
Aveva 29 anni quando un’amica di Ollollai le fece conoscere il giovane Vittorio, che di mestiere faceva il muratore. Subito si sono innamorati e di lì a poco si sono sposati. Al matrimonio celebrato alle Grazie vecchie, vestiva gonna e camicetta. “C’erano tanti invitati – ricorda -. E’ stato bellissimo. Il pranzo nel grande cortile della casa di sa e Sulis a Nuoro dove da tempo mia madre, cresciuti i figli, era venuta ad abitare. Niente viaggio di nozze, non si usava, ma tanti giorni di festa con balli e canti, all’antica. A 32 anni ho avuto il primo figlio poi a seguire altri sei. Sette figli in undici anni”.
Poi Vittorio è partito in Francia a lavorare per due anni, al rientro ha costruito una casa tutta per loro e così da sa ‘e Sulis, dove abitavano a casa del fratello, nel ‘58 si sono trasferiti in via Mannironi quando ancora era estrema periferia. “Abbiamo affrontato molti sacrifici ma eravamo felici” rammenta.
Il marito era un grande lavoratore, onesto e rispettoso ma non veniva retribuito regolarmente e così la famiglia nel ‘71 decide di trasferirsi in Germania fino al ‘74 per ripartire ancora una volta nel ‘77 rientrando definitivamente a Nuoro nell’81 dove Vittorio riprenderà a lavorare. Soffriva da tempo di patologie cardiache e a cinquantanove anni la morte lo colse sottraendolo alla famiglia.
Maria Gusai ha conosciuto il grande dolore per la perdita del figlio Gianni scomparso a 47 anni a seguito di incidente stradale, tuttavia confessa di essere stata felice col marito e la sua numerosa famiglia.
Oggi vive col figlio Franco che la ricopre di premure, circondata dall’affetto degli altri figli, di tredici nipoti e altrettanti pronipoti. Cucina e guarda la televisione. Ama intrattenersi con le persone ma da tre anni non esce di casa perché soffre di vertigini e rischia di cadere e per questo motivo le viene portata la comunione a casa.
Nella sala numerose foto ricordano la sua lunga vita. Una la ritrae felice il giorno del suo matrimonio.
Orgogliosa di una così grande famiglia, indica uno ad uno i suoi cari, soffermandosi compiaciuta sui figli quando ancora bambini indossano sorridenti gli abitini realizzati con le sue mani.
AUGURIOS , Madame Maria Gusai, a medas Annos ancora, cun salude e alligria.