di ANNA MARIA TURRA
Il formatore di marketing e comunicazione è l’arrembante riferimento per il turismo in Sardegna, noto sui social come @insopportabile
Il formatore di marketing e comunicazione Gianluigi Tiddia è l’arrembante riferimento per il turismo in Sardegna, esperto di realtà digitali, intercetta tendenze, distinguendole dai fenomeni destinati a rimanere mentre scrolla, attorno alle peculiarità di un’isola invidiatissima, un attivismo crescente.
“Turismo, siediti, dobbiamo parlare” esordisce così in uno dei sui popolari post Gianluigi Tiddia. L’ingegnere ultracinquantenne che fa della sua presenza sui social una delle residenze possibili di questi strani tempi. Ma quella d’elezione resta la sua residenza in Sardegna, da Sassari l’artigiano digitale, come ama definirsi, formatore di marketing e comunicazione, crea tra turismo e cultura quel corto circuito che fa di riflessioni appuntite, un indicatore di rotta.
Grande frequentatore di Twitter, prima che la spunta blu raggiungesse il costo di 8 $, analizza la realtà che, restituita tra le bacheche di Facebook ed Instagram, si dilata in provocazioni che arrivano dritte all’attenzione di Elon Musk. «La sensazione che Elon Musk voglia portare Twitter al fallimento per ripartire da zero con regole e strategie diverse dall’allegra anarchia semi democratica attuale, – spiega Tiddia – ci porta a interrogarci su quali brand, istituzioni, media, personaggi e attività rinunceranno a quell’influenza faticosamente conquistata.»
Attualmente impegnato tra gli incontri formativi per la crescita turistica della Sardegna, in idee e riflessioni per ridisegnare nuovi modelli di sviluppo turistico, Gianluigi Tiddia, aka @insopportabile, dal profondo blu del suo logo che rappresenta un occhio, ci incoraggia a frequentare Mastodon, la rete creata nel 2016 dal ventiquattrenne tedesco Eugen Rochko. Ne spiega alcuni vantaggi dopo che la sua delusione per l’acquisizione di Musk si fa via via più cocente e, dal suo blog, reagisce con lo stile di chi senza rinunciare all’eleganza si è irrimediabilmente rotto le scatole. «Da tempo me ne sto su queste superfici tecnologiche perché mi consegnano una possibilità di esplorare le sfaccettature della comunicazione umana, un’emozione che accade per filtri, linguaggi e media differenti – sostiene Gianluigi Tiddia – ma oggi che guardo un rapido ineluttabile avvicinamento della morte di Twitter (o di quel Twitter che amavo), il mio consiglio è di provare ad uscire allo scoperto, via dalla propria zona di confort e di sperimentare altro, ad esempio Mastodon.»
E parla di un software libero e di una rete sociale di micro-blogging decentralizzato che permette di pubblicare messaggi brevi. Simile a Twitter, si distingue per avere una rete di istanze (nodi della rete) indipendenti a livello di esecuzione, ciascuna avente i propri termini di servizio e le proprie regole per la riservatezza e per la moderazione, e interconnesse tra loro con il protocollo ActivityPub.
«È un concetto completamente nuovo, con Fediverso e istanze che all’inizio respingono ma alla fine, se avrete pazienza, quello che vi serve lo troverete facilmente. – spiega il leader del digitale – So che siete abituati ad avere tutto pronto dalle piattaforme ma vi consiglio di avere la pazienza di partire bene e di partire da qui, nella community italiana di mastodon troverete una panoramica di questo social, della sua filosofia e le istruzioni per poter iniziare.»
Banalizzare tutto ci sta portando nel baratro: ne è convinto Gianluigi Tiddia che in tavoli di lavoro di tutto rispetto, che lo hanno visto accanto a personaggi come Josep Ejarque o Paolo Iabichino, da oltre 25 anni insiste su come fare, in una costante ricerca di soluzioni che non siano spot funzionali alla politica e non al comparto economico.
«I problemi sono sempre più complessi di come ci appaiono, del titolo che leggiamo su un media, – dettaglia Gianluigi Tiddia – della parola che ci viene detta al bar, della glassa sotto la quale le persone celano questioni che non vogliono o possono discutere. Josep Ejarque ha scritto il Piano Strategico della Sardegna, atto ancora valido del cui utilizzo però si sa poco o nulla.»
Esibisce un personalissimo modo di scandalizzarsi, pacato irrompe in azzeccatissime iperbole, caustico sembra non lasciarsi provocare da una politica che troppo spesso non considera i territori come protagonisti delle decisioni che li riguardano, e sentenzia «Si chiama autodeterminazione dei territori, ci si arriva prendendone coscienza con tutte quelle cose che ci riguardano da vicino. Si tratta finalmente di sfruttare passioni e interessi con offerte complete e di grande qualità. Spero che si possa progettare un futuro presto, perché il declino per chi ancora non lo vede è certo e non troppo lontano, accelerato da un mondo che investe intelligentemente e innova senza paura.»
Ma attraverso le piattaforme digitali Gianluigi Tiddia suggerisce sempre la stessa cosa, in sostanza è sempre di una partenza che si tratta: quella migrazione costante in un ripensamento dell’intero sistema Sardegna. Turismo e social revolution sono solo espedienti per questo comunicatore dal pensiero transumante che afferma a freddo, alle 8 di una mattina di autunno, che il turismo moderno è praticamente il cibo con delle scuse chiamate esperienze intorno. Così nell’intento di tallonare le nostre stesse passioni, di accerchiare i limiti della natura umana, l’aka @insopportabile diventa una frequentazione per grandi numeri, un rituale rassicurante per una comunità d’elezione, uno spazio in rete dove fluisce propiziatoria una tensione culturale di cui Gianluigi Tiddia intercetta contraddizioni e orchestra, riordinandoli, i propositi.
Tra astrazioni finissime, intuizioni ossessive dal realismo atterrente, il suo è un filo del discorso che non si perde.
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