LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME DI SANDRO DESSI’: IL MONDO DI ANTONIO GRAMSCI NELL’EVENTO ORGANIZZATO DAL GREMIO DEI SARDI DI ROMA

Corrado Monaca, A. Pala, A Masia, S, Dessì, CF Casula

di FRANCESCO CANEPA

Ancora una volta “Il Gremio” ha dedicato un sabato pomeriggio all’autore delle “Lettere dal carcere”, con Carlo Felice Casula, professore di storia contemporanea all’Università di Roma, e Sandro Dessì, professore a Cagliari, compaesano di Emilio Lussu e autore, insieme a Viviana Fadda, del volume in presentazione “Il mondo di Antonio Gramsci Da Caporetto a Vienna” volume secondo.

La coautrice non era potuta venire ed il Professor Dessì era accompagnato dalla figliola Arianna.

Il libro è il secondo di una quadrilogia sul pensatore di Ales, ed è dedicato alla sua infanzia e giovinezza nella vita quotidiana, con una narrazione arricchita dall’ausilio del fumetto, per i tipi della casa editrice “ISKRA”, che trae il suo nome nientemeno che da un foglio di ispirazione socialdemocratica di Lenin e che in italiano si traduce “scintilla”.

La serata, dipanatasi attraverso un dialogo continuo fra i Professori ed i puntuali interventi del nostro Presidente Masia, non può essere riportata attribuendo a ciascuno il “suo”, ma, proverò lo stesso a riferire impersonalmente almeno i punti salienti dell’appassionante giro di interventi.

L’attore Alessandro Pala ha inframezzato la lettura di alcuni dei testi gramsciani, recitando con vibrante partecipazione, pagine di intenso valore emotivo e politico come, per citarne almeno una, quella ( da “La città futura” febbraio 1917 ) scagliata contro “gli indifferenti” verso i quali, un Gramsci visionario costruttore di una società per l’avvenire, dichiara il proprio “odio”!

Antonio Gramsci non ha mai inteso essere l’autore di opere che avrebbero lasciato il segno nei secoli: si è trattato di una persona che sapeva scrivere e che scriveva lettere a tutti i suoi cari… ovunque si trovasse. Per la verità la quasi totalità partirono dalle “patrie galere” per oltre undici anni. E quando – avvicinandosi la sua morte – fu fatto uscire, si spense dopo poco tempo, nonostante le cure ricevute in una clinica dei Parioli (quartiere di Roma), assistito dalla cognata Tatiana.

L’onta di morire in carcere gli fu risparmiata, ma non quella di non avere neppure una targhetta che ricordi il luogo in cui morì. Certamente non poteva pretenderla nel ‘37, ma nei primi anni del dopoguerra “il migliore” avrebbe potuto, forse, ottenerla se ……! Purtroppo ancora oggi non esiste una targa che ricordi il passaggio di quell’illustre paziente. Si dice che la clinica sia stata\sia della famiglia di “Donna Assunta”, ma, forse la tesi riferita dal Professor Casula è più attendibile: quella targa sarebbe stata una pubblicità controproducente per una clinica dal nome “Quisisana”!

La nostra cultura aveva perso una delle menti più avanzate ed il partito comunista il suo più grande Segretario.

E’ stato ricordato nel dialogo che Gramsci visse la sua carcerazione come un periodo di eroismo ed esaltazione, alimentate da una pertinace fede nelle sue idee, nel suo credo, e per tale motivo non si vergognò mai ed anzi spronava i suoi famigliari a non tacere sull’argomento, perché lui si trovava ristretto proprio per aver voluto e per volere continuare a professare le sue idee e non certo perché fosse un disonesto. Ciò non toglie che in più di un’occasione chiese perdono alla madre per il dolore che le aveva procurato.

Roma stessa, Trani ed Ustica furono le tappe del suo pellegrinaggio.

Nonostante una fanciullezza vissuta con un handicap fisico in una famiglia distrutta dal, forse erroneo, arresto del padre, riuscì ad andare avanti nelle elementari grazie anche al dono di una notevole raccolta di importanti libri per bambini, regalatagli dalla madre di un suo amichetto morto per una grave malattia.

Anche grazie ai lavoretti che lui e tutti i suoi giovanissimi fratelli e sorelle facevano, la madre Giuseppina Marcias con grandi sacrifici riuscì a portare avanti la famiglia col suo lavoro di camiciaia.

Vennero poi gli studi superiori ed il direttore de “L’Unione sarda” lo notò nel 1910, invitandolo a scrivere per il giornale. Esperienza che poi si rivelò preziosa quando a Torino cominciò a lavorare nel giornale socialista “L’avanti” allora diretto da Mussolini. Oltre che politologo e uomo di parte, fu anche un brillante critico teatrale e non esitò a scrivere controcorrente in merito a quei nuovi autori che facevano arricciare il naso ai parrucconi di allora. Non si peritò di individuare in Pirandello ( “Così è se vi pare” ’17 ) ed in Ibsen ( “Casa di bambola” 1879 ! ) figure che portavano nuova linfa vitale ad un teatro che oramai si cullava con i vecchi successi del repertorio e, grazie alla sua solida preparazione politica, questi articoli finivano per essere anche dei saggi di spietata visione critica sulla società dell’epoca e di suffragio alle nascenti consapevolezze delle donne.

Ovviamente scrisse anche tanti articoli di lotta politica, di diatribe di partito, e sulla condizione operaia e delle fabbriche italiane, catturando l’attenzione di Agnelli, che dovette ammettere che “quel giornalista” conosceva “la fabbrica” meglio dei suoi stessi ingegneri.

“l’Unità” fu fondata proprio da lui nel ventuno. Nel ’24 entrò in Parlamento e proseguì con nuova lena la sua battaglia politica che lo portò a Vienna, Torino, Mosca e, fino al ’27 alla segreteria del “partito comunista d’Italia” che dovette lasciare dopo l’arresto nell’ottobre del 1926, operato nonostante godesse dell’immunità parlamentare, ed a causa del profondo dissenso maturato con l’ala bordighiana del partito.

Ma quella mente fertile non poteva essere ingabbiata nelle mura di un carcere e cominciò a volare quell’epistolario che oggi costituisce – come si vede bene nel libro in presentazione – un vero e proprio romanzo esistenziale, nonché la fonte principale di conoscenza dell’uomo Gramsci. E gli interpreti di questo romanzo erano i figli, la moglie, i suoi famigliari, la sua terra con la sua cultura, le sue tradizioni, il suo dialetto, che si raccomandava di insegnare e di far parlare ai figli della sorella Teresina e per quanto possibile ai figli Delio e Giuliano rimasti e cresciuti a Mosca con la madre Julia Schucht, per i quali scriveva spesso delle favole. Amore infinito, ma fatto anche di sofferenze per Antonio a causa del distacco e di una certa fragilità di carattere e di salute della moglie.  

Il suo famoso “pessimismo della ragione” era nato con la prima guerra, quando dovette rivisitare la concezione della storia umana come un inarrestabile progresso e, contestando il determinismo marxista, invocò l’unione ( la testata del giornale del pcdI era “l’Unità”) fra gli uomini come vero motore per l’andamento positivo della società.

Raccolse le sue riflessioni su questo tema nel famoso scritto “La rivoluzione contro il Capitale”, ove “Capitale” non era scritto a caso con la “C” maiuscola.

Nessun potere può durare con il “dominio”, ma sarebbe stata “l’egemonia” ad assicurare la durata del potere, ove per “egemonia” si intenda il “consenso popolare”. Il suo non era un comunismo utopico ma indagatore ed ispiratore di concrete proposte riformatrici delle contraddizioni di una socialità a misura, nel bene e nel male, dell’ideologia borghese. Croce, con la sua visione non proprio conforme a quella gramsciana, ne volle riconoscere l’assoluto valore arrivando a considerarlo “uno dei nostri”.

Da questa serata con i nostri Professori è emerso un dato che per noi italiani di oggi è sconvolgente: Gramsci tifava Juve! Niente paura: a quei tempi questa era la squadra degli operai di Torino, non certo degli Agnelli!

Nel cimitero acattolico di Roma, vicino a Gramsci, si trova Emilio Lussu con la moglie Joyce.

Non dobbiamo preoccuparci, all’indomani della giornata internazionale dedicata alle donne (l’incontro si è tenuto sabato 26), perché il Professor Dessì ha annunciato che a breve uscirà il terzo tomo dedicato proprio ai rapporti del Gramsci politico e famigliare con l’altra metà del cielo.

Il Presidente Masia ha avviato un dialogo anche con gli astanti ed ha quindi proceduto alla raccolta di inesauribili domande. Dopo le approfondite risposte dei Professori, uno spuntino con vini sardi aspettava per continuare a scoprire affascinanti particolari di quella vita, grazie alla bella conversazione proseguita con gli Ospiti de “Il Gremio.

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