di Dario Frau
“Mamma Coraggio”. Così è stata definita, Cesarina Cossu, nativa di Pabillonis, da alcuni giornali del Nord Italia, per il gesto encomiabile che l’ha vista protagonista a Novara: si è laureata, a 71 anni, per mantenere la promessa fatta al figlio, nel letto di morte. Sembra una pagina dal libro “Cuore” la commovente storia di Cesarina Cossu, che aveva lasciato il paese, da giovane, per motivi di lavoro. Una storia come di tanti altri compaesani che erano emigrati, per cercare altrove quello che la Sardegna non poteva garantire: il lavoro appunto. La giovane, lasciata la casa di via Su Rieddu, si integra perfettamente nel nuovo ambiente. Si stabilisce a Biella dove grazie alle sue capacità e la grande determinazione, riesce a sistemarsi e diventa professoressa nelle scuole medie. Dopo il matrimonio e la nascita di due gemelli, il primo dramma: il marito la lascia. Non è stato facile lavorare e accudire due bambini piccoli. Ma Cesarina riesce a tirare avanti e alleva amorevolmente, da sola, i gemelli. Un altro dramma però viene a segnare la sua esistenza: la grave malattia di Gian Pasquale. Il giovane, a soli 22 anni, muore prematuramente quando ancora era studente alla facoltà di medicina a Novara. Ma anche questo fatto è marcato da un gesto commovente. Il nome del ragazzo è legato infatti ad un gesto eroico ed altruista riconosciuto anche dal Ministro della Salute Livia Turco, il 14 dicembre 2006, che aveva conferito alla memoria a Gian Pasquale Cossu l’attestazione al Merito della Sanità Pubblica con queste motivazioni: “Giovane di elevate virtù umane, primo caso di paziente affetto da favismo e da leucemia mieloide cronica, il 26 ottobre 2000, a venti anni, è stato sottoposto a trapianto allogenico di midollo osseo presso l’Ospedale San Matteo di Pavia; trapianto da lui accettato in brevissimo tempo (15 minuti) ritenendo che, se non fosse stato utile a salvargli la vita, quantomeno sarebbe potuto servire alla ricerca scientifica per aiutare la guarigione di altri pazienti affetti dallo stesso male. Da allora e sino al decesso (12 gennaio 2002) il giovane ha dovuto sopportare, in nome della scienza, disumane sofferenze e terapie spesso molto dolorose”. Anche il comune di Pabillonis aveva riconosciuto questo gesto eroico intitolando a Gian Pasquale Cossu una piazza alla periferia del paese. Ma non poteva finire così il legame ombelicale che legava madre e figlio. Sul letto del figlio morente, la mamma coraggio asseconda l’ultimo desiderio di Gian Pasquale. «Mamma, devi laurearti al posto mio, lo so che ce la puoi fare, prendi i libri e non temere, io ti sarò sempre vicino>. Ogni promessa è debito, e mamma Cesarina non poteva avere dei debiti con quel figlio che amò fino all’ultimo respiro. Il dolore non l’ha annientata, non l’ha sconfitta. Anzi. Quell’impegno preso è diventato un obiettivo imprescindibile, un traguardo da raggiungere ad ogni costo. Una sfida anzi, che le ha dato la voglia di andare avanti, di vivere per raggiungere quell’importante traguardo. Non è stato facile prendere in mano i testi universitari, frequentare le lezioni e studiare, ore e ore, a casa. Il 14 aprile, però il miracolo si è avverato. Tra la commozione e l’ammirazione di tutti, docenti compresi, ha discusso la propria laurea in Tecnologia farmaceutica, alla Facoltà di Farmacia dell’Università del Piemonte di Novara. Al termine, la neo dottoressa ha alzato gli occhi al cielo, quasi a cercare l’approvazione del figlio prediletto per sentirsi dire: <grazie mamma, te l’avevo detto che ce l’avresti fatta>.
Caro Tottus in Pari,
nel febbraio 2007 hai pubblicato la notizia della concessione, da parte del Ministro della Sanità, di un Attestato alla memoria – Al Merito della Sanità Pubblica – a Gian Pasquale Cossu. Sua madre Cesarina, in questo aprile 2011, a 71 anni, si è laureata in medicina, per mantenere la promessa fatta al figlio, morto a poco più di 20 anni (il 12 gennaio 2002) dopo essere stato sottoposto (il 26 ottobre 2000) a trapianto allogenico di midollo osseo presso l’Ospedale San Matteo di Pavia – in quanto affetto da favismo e da leucemia mieloide cronica – e dopo aver sopportato per oltre un anno, “in nome della scienza, disumane sofferenze e terapie spesso molto dolorose”.
Il Circolo culturale sardo “Logudoro”, che è stato vicino alla signora Cossu durante la lunga degenza del figlio a Pavia, rivolge a “Mamma Coraggio” le più sincere congratulazioni.
Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia