di MARIA VITTORIA DETTOTO
“Sa vida pro sa Patria”.
Questa frase che campeggia nelle sale del museo della Brigata Sassari situato in piazza Castello a Sassari, rappresenta la sintesi di ciò che da oltre un secolo è il motto dei cosiddetti Dimonios o Diavoli Rossi.
Così venivano e vengono chiamati gli appartenenti alla Brigata Sassari, sia per i colori bianco e rosso della Brigata stessa, sia per richiamare il carattere sanguigno e passionale dei sardi che dal 1915 hanno scelto di rappresentare con quella divisa l’Italia e di sacrificare persino la propria vita pur di difenderla.
Il mio viaggio nel museo della caserma Lamarmora è accompagnato dal tenente colonnello Pasquale Orecchioni, direttore del museo storico della Brigata Sassari e dal giovane militare Antonio che mi illustrano con professionalità e competenza le sale dello stesso.
La passione di Orecchioni è quella di chi da sempre ha onorato la divisa militare ed ha il piacere di illustrare al visitatore non solo quanto contenuto nelle sale del museo, ma quello che è ancora oggi il modus operandi della Brigata, ovvero il mettersi a disposizione della comunità.
La prima sala del museo richiama i primi interventi militari dei sassarini ed il primo bollettino ufficiale del comandante supremo dell’Esercito italiano Luigi Cadorna, che il 15 novembre 1915 parla per la prima volta ufficialmente degli uomini della Brigata Sassari in via ufficiale, portando la Brigata stessa agli onori della cronaca, non solo militare.
“Sul Carso è continuata ieri l’azione “, scrive Cadorna. “Per tutto il giorno, l’artiglieria nemica concentrò violento ed ininterrotto fuoco di pezzi di ogni calibro sul trinceramento delle Frasche al fine di snidare le nostre fanterie. Gli interpreti sardi della Brigata Sassari resistettero però saldamente sulle conquistate posizioni e con ammirevole slancio espugnarono altro vicino trinceramento detto dei Rossi. Fecero al nemico 278 prigionieri dei quali 11 ufficiali “.
Le parole di Cadorna furono il preludio di una serie di riconoscimenti e premi ricevuti dalla Brigata Sassari nell’ultimo secolo, distintasi sia per i valori militari in tempi di guerra che per la disponibilità e la prontezza con la quale oggi sono sempre presenti dove c’è bisogno, non ultimo il recente alluvione a Bitti.
Il percorso museale che inizia con il passaggio dall’abito tradizionale sardo indossato dagli uomini dell’epoca alla divisa militare, si esplica attraverso un excursus nel quale il visitatore osserva tutto ciò che era di uso comune dei militari nel corso della guerra e non solo: dalla trincea riprodotta fedelmente a grandezza naturale, alle armi; dagli utensili usati per cibarsi agli attrezzi medici per la medicazione o gli interventi chirurgici; dai premi ottenuti ai calamai ed alle penne utilizzate per scrivere, passando per le divise e gli scarponi indossati. Il tutto arricchito da una mostra fotografica che caratterizza tutte le sale e che fa da contorno e da monito alla crudeltà della guerra, che non causa solo morti ma sofferenza e distruzione in qualsiasi epoca.
Per rafforzare questo ultimo assunto, l’abito tradizionale della vedova che si trova nell’ultima sala del museo e che veniva purtroppo indossato dalle decine di donne che alla fine della guerra restarono senza marito.
Un museo certamente che vale la pena di visitare, previa prenotazione al numero 079/20851, per tenere sempre alta l’attenzione sul tema e sulla Brigata Sassari che da oltre un secolo porta il nome della Sardegna agli onori dell’Italia e del mondo.
“È una giornata celebrativa non formale, che è la testimonianza del ricordo e dell’omaggio che l’Italia dà verso coloro che hanno dato la vita per l’unità nazionale, come espresso dal messaggio del nostro capo dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che stamattina a Roma ha deposto una corona per commemorare rispettosamente i caduti e come a Sassari abbiamo fatto al monumento ai caduti, che ha preceduto questa cerimonia. Il ricordo si accompagna anche a far conoscere alla popolazione quello che fanno le forze armate e le forze di Polizia. È questo lo scopo degli stand allestiti in questa piazza “.
Queste le parole del prefetto di Sassari, la dottoressa Paola Dessi’, a conclusione della manifestazione tenutasi il 4 novembre in piazza d’Italia, per celebrare l’unità d’Italia e le forze armate.
Il prefetto, accompagnata dai massimi esponenti dell’esercito italiano, ha ricevuto gli onori militari nel corso della cerimonia che ha avuto inizio alle ore 10 ed ha passato in rassegna i militari che erano schierati di fronte al palazzo della provincia: poliziotti, esercito italiano, vigili del fuoco, polizia penitenziaria, carabinieri, corpo forestale dello Stato, marina militare, corpi speciali.
A contorno, la tribuna delle autorità, la banda musicale, i rappresentanti dei caduti, che in un discorso accorato, hanno ricordato ai presenti chi ha dato la vita per la Patria.
Una cerimonia sentita, accorata, senza fronzoli, che ha visto a contorno della stessa gli stand delle forze dell’ordine che lungo il percorso della piazza dedicata a Vittorio Emanuele, hanno allestito degli stand per mostrare al pubblico gli strumenti vecchi e nuovi utilizzati per svolgere il loro lavoro: dalle garette ai recentissimi droni, dalle tende mimetiche dell’esercito sino ai modernissimi robot, senza dimenticare i cani che collaborano con le forze dell’ordine, anch’essi presenti alla cerimonia.