di ANTONIO MARIA MASIA
Nell’ambito del progetto Ottobre in poesia, Primo festival poetico internazionale della Sardegna, ideato e condotto da Leonardo Onida, l’Amministrazione Comunale di Ittiri ha voluto rendere omaggio ad uno dei concittadini più illustri e cari, Giovanni Fiori. Domenica 23 ottobre, in una mattina particolarmente assolata, in Piazza Odeon, la comunità di Ittiri e tanti amici poeti venuti da lontano si sono stretti intorno a Giovanni Fiori per un vero e proprio convegno sulla figura e sull’opera del poeta e romanziere.
L’apertura del convegno è stata affidata alle stesse parole del Poeta che nei versi In su Montiju meu, che gli è valso il recente prestigioso Premio Ozieri, già vinto in passato, esprime riconoscenza e affetto verso il luogo che lo ha visto nascere e crescere e dal quale ha spiccato il suo volo umano e artistico e dal quale lascia al suo paese una sorta di testamento poetico […] tue già l’ischis chi m’has immannadu, e m’has bidu gioghende a pe’ isculzu […] , seguita dalla poesia Birde sa tanca mia, splendidamente eseguite dall’attrice Clara Farina fra il recitativo e il canto, come nel suo stile, e seguita dalle note del Coro Boghes e Ammentos di Ittiri, diretto dal Maestro Piero Murru.
A Cristina Serra poetessa e amica di Fiori, venuta da Cagliari il compito di coordinare i lavori.
Attilio Mastino, ex rettore dell’Università di Sassari, ha sottolineato il valore della lingua usata da Fiori nel romanzo Sas Primas Abbas edito da Soter. 2007, […] un registro alto, un linguaggio pieno di sfumature, capace di abbracciare realtà complesse.
Segue l’intervento di Tonino Oppes. Il prosatore non dimentica il poeta, ed egli cerca le parole come fossero versi, […] le parole diventano fotografie e le fotografie pellicole di persone e luoghi che non ci sono più.
Tore Ligios, editore e fotografo, ha ricordato come i versi di Fiori siano stati motivo di ispirazione per le sue fotografie, specie quelle relative alla natura e per l’occasione ha offerto cinque gigantografie. Con la speciale collaborazione dell’associazione Prendas de Ittiri che ha offerto l’aperitivo, i convenuti si son dati appuntamento alle 17,00 per le stazioni poetiche itineranti.
L’atmosfera di calore, vicinanza e gioia del paese s’è ripresentata immutata al primo dei tre appuntamenti itineranti nel punto previsto dall’organizzazione e anticipato in apertura da Clara Farina: in via Sassari, in Su montiju davanti alla casa di famiglia. Le sorelle di Giovanni, il fratello, la moglie, la figlia e i nipoti a offrire, in strada, dolci e vermentino, una larga corona di amici e conoscenti, il Sindaco, il coro femminile Nostra Signora di Monserrato diretto dal Maestro Marco Maiore che esegue alcuni canti e in particolare una poesia di Giovanni a lui particolarmente cara: evidente in quel momento la commozione sul suo viso, poeti e attori a recitare e declamare, con bravura e partecipazione, alcune poesie del poeta ittirese: Antonello Bazzu, Carmela Arghittu, Domitilla Mannu, Domenico Soggia, Chiara Desole.
Giovanni ringrazia e insieme a tutti, dopo i pabassinos, amarettos, piricchittos e vermentinu, ci si sposta nel luogo della seconda tappa, simbolica di altro luogo della vita di Giovanni: lì vicino, meno di duecento metri da percorrere, c’è il convento e la Chiesa di San Francesco: in quegli spazi era nata e formata la banda musicale di Ittiri, di cui Giovanni faceva parte. E un gruppo di persone, ancora più numeroso, ha avuto così modo di ascoltare altre poesie di Giovanni dalla voce degli artisti prima citati e in particolare da Salvatore Pinna, anche per conto della Compagnia Teatro di Ittiri e da uno speciale amico d’infanzia del Poeta, Maurizio Faedda, anche lui poeta, che ha ricordato, evidenziando una straordinaria memoria una lunga divertente poesia giovanile di Giovanni, raccontandone il contenuto.
Terza tappa, altro luogo simbolico per Giovanni, piazza Umberto, la più antica e vasta piazza del paese all’angolo della quale ci stava la sezione del PCI, il Partito Comunista di cui lui era diventato giovanissimo apprezzato segretario. Ancora un coro ittirese, Bisos e Chertos (ha preso il nome dal titolo di una delle più belle silloge di Giovanni!) diretto dal Maestro Mario Solinas, e un significativo omaggio da parte dell’amico Gavino Marmillata, innamoratissimo cultore della poesia, a ricordare e raccontare di quando suo padre, il noto poeta Celestino, gli indirizzò, improvvisandola un’ottava che Giovanni memorizzò immediatamente grazie alla sua capacità di ricordare subito i versi, così come poteva fare un poeta improvvisatore. Anche la cara e, per noi, indimenticabile piazza Umberto ha sentito il calore e l’entusiasmo di tutti verso il Poeta, che un po’ provato non si presenta, scusandosene, all’ultima tappa itinerante, per tenersi pronto all’epilogo dell’evento.
Alle 19,30 un folto pubblico si accalca all’ingresso del Teatro, di recente aggiornato e ben ristrutturato dalla MAB dell’attore e direttore Daniele Monachella, per la serata di gala in onore del Poeta che, dopo un salutare riposo si presenta al pubblico in prima fila con la sua Tania, adeguatamente “rigenerato”.
Come da programma e sotto la conduzione di Gabriella Ferrandico, è il Coro di Ittiri, con il Maestro Andrea Deriu, ad aprire la serata dedicando al Poeta, in antica fratellanza e affettuosa amicizia, due brani del loro repertorio logudorese.
A seguire l’intervento di Antonio Maria Masia volato per l’occasione da Roma, che dopo aver espresso la sua gioia personale per il riconoscimento al carissimo amico, sottolineato il suo orgoglio da ittirese per l’omaggio al Poeta che lega il suo nome, nel nome della poesia, a quello di Ittiri, come avvenuto in passato a sos poetas mannos: Bonorva per Paulicu Mossa e Peppe Sozu, Villanova per Remundu Piras, Siligo per Gavinu Contene e Maria Carta… ha dichiarato il suo appagamento, come quando si salda un debito morale con qualcuno, perché il riconoscimento viene manifestato e conferito all’amico in vita, e non alla memoria, come spesso, molto spesso purtroppo, accade ed è accaduto a tanti, la cui vita s’è distinta in opere di valore e di merito. Si chiede, perché la poesia di Giovanni sia grande e bellissima, e perché lui sia poeta meritevole di tali importanti aggettivi. Aggettivi spesso abusati e da tanti utilizzati con larghezza di mezzi e di espressioni. Ma, nel caso in questione, è bene precisare, l’uso è appropriato ed aderente, per niente enfatico e retorico. Basta leggere, con attenzione e amore, le opere di Giovanni per capire che tutti i canoni previsti per inquadrare l’alto livello di un’opera letteraria sono da lui splendidamente interpretati e rispettati: scrittura, rima, metrica, lirismo, sentimento, melodia, canto, sonorità e messaggi di educazione civica e civile, di profonda umanità.
E’ seguita la proiezione di un brano del bel documentario di alcuni anni fa, Il Coraggio e la poesia, di Ignazio Figus riguardante un’interessante intervista- confessione a Giovanni.
Il recital di Clara Farina che non si è limitata a leggere solo poesie, ma anche alcune pagine travolgenti del gran bel romanzo “Sas primas abbas”, e ha interpretato con i gesti, la mimica e la voce e il canto diverse fra le più belle poesie di Giovanni riuscendo a trasferire al pubblico che ha a lungo applaudito emozioni, sonorità e sensazioni.
Che dire del concerto del Coro Gavino Gabriel di Tempio sul loro vasto repertorio gallurese? Bello, professionale, coinvolgente, applauditissimi, da meritarsi il bis.
Infine, la chiusura ufficiale: il Sindaco Antonio Sau che rivolge al Poeta sul palco riconoscenti parole di orgoglio e di riconoscenza da parte sua, della Comunità ittirese e dell’Amministrazione, rappresentata anche dall’Assessore alla cultura Baingio Cuccu, e che legge la motivazione che pubblichiamo a parte, inserita nella pergamena che viene consegnata al Poeta, insieme al dono di una splendida penna, auspicando che la stessa venga utilizzata per tanti anni ancora per altre opere…
Ricevuto un pensiero dono anche da parte dell’organizzatore, Leonardo Onida, la parola finale a Giovanni che, molto emozionato, ma lucidissimo con belle e chiare parole sarde ringrazia tutti, in particolare la sua Comunità ittirese dicendo: a 87 annos, oe m’hazis dimustradu de mi cherrer bene e bos ringratzio cun tottu su coro… aggiungendo con divertente lapalissiana ironia: …ca a esser cherfidos bene est sempre mezus che a s’imbesse! Oggi, mi avete dimostrato di volermi bene e vi ringrazio con tutto il cuore, perché ad essere benvoluti è sempre meglio del contrario!
Un lunghissimo applauso e cala il sipario.
Non certamente la nostra attenzione, affetto, stima e riconoscenza a su poeta mannu de Ittiri e de sa Sardigna.