di Paolo Pulina
Luisa Battistotti, nata a Stradella (PV) il 26 febbraio 1824, si trasferì a Milano per il matrimonio con l’artigiano Sassi. A ventiquattro anni, nel marzo 1848, fu protagonista di diversi atti di coraggio durante le Cinque Giornate: il 18, allo scoppio della rivolta milanese contro il governo austro-ungarico, riuscì a strappare la pistola ad un soldato austriaco, a costringere alla resa lui e altri cinque suoi commilitoni e a consegnarli ai finanzieri che, essendo tutti italiani, si erano schierati con gli insorti.
Da quel giorno, smesse le vesti femminili, indossò i panni del combattente, contribuendo a innalzare le prime barricate (ne vennero costruite ben 2000) e non abbandonando le armi per tutta la durata dell’insurrezione.
Il 6 aprile il Governo Provvisorio la volle in prima fila in Duomo per la celebrazione del “Te Deum” di ringraziamento per la vittoria (temporanea) contro gli oppressori. Questo onore fu concesso solo a lei e al calzolaio Pasquale Sottocorno (questi, pur essendo storpio e sciancato, il 21 marzo riuscì ad avvicinarsi alla porta del Palazzo del Genio e ad appiccarle il fuoco permettendo così agli insorti di entrare nell’edificio e di vanificare la resistenza opposta degli austriaci).
Lo stesso Governo, il 12 aprile, come riconoscenza per il suo contributo patriottico, assegnò alla Battistotti una pensione annua di 365 lire, ma lei non ebbe la possibilità di riscuoterla perché costretta a rifugiarsi nell’esilio per sfuggire agli austriaci rientrati a Milano. Dapprima riparò in Piemonte, poi partì per l’America e vi rimase fino alla morte, che la colse a San Francisco nel 1876.
La città di Milano, per onorare il suo eroismo, le ha intitolato una via.
Per chi vuole saperne di più consiglio la lettura del quaderno documentativo dal titolo “Luisa Battistotti Sassi eroina della libertà” (Stradella, 80 pagine, con illustrazioni) approntato nel 2001 da Wanda Baiardo Brondoni, per impulso del Lions Club Stradella Broni. In esso sono raccolti tutti i documenti e gli scritti pubblicati su questa valorosa stradellina.
Voglio dare una piccola integrazione, così come peraltro auspicato dalla curatrice del volume. Di Luisa Battistotti Sassi si è occupata anche la scrittrice regina della narrativa d’appendice, del feuilleton, Carolina Invernizio (Voghera 1851- Cuneo 1916).
Nel romanzo storico “La trovatella di Milano” (pubblicato nel 1889) l’autrice rievoca le Cinque Giornate di Milano in un lungo flashback, dove cita alcune donne protagoniste, tra le quali la Battistotti: “Nel 1848, diciotto anni prima della scena raccontata, allorché il popolo milanese si sentì l’animo di scuotere il giogo austriaco, nelle gloriose cinque giornate, anche le donne presero parte alla sollevazione, mostrando come l’amore della libertà possa rendere anche i più deboli, audaci ed invitti. Fra quelle che più si distinsero, vi fu la Luigia Battistotti maritata Sassi, la quale deposti gli abiti femminili, sotto le spoglie di fuciliere, corse nelle vie a cercare il pericolo, incoraggiando ovunque, colla sua presenza, i combattenti; la Giuseppina Lazzeroni una bella giovanetta che seguì a Ponte Vetero il fratello e combatté intrepidamente al suo fianco, comunicando il suo ardore agli altri, facendo prodigi di valore; infine Annetta Durini, che fu compagna al marito nelle barricate di Porta Tosa, ora Vittoria, dove il coraggioso popolano trovò la morte”.
È questa una conferma che la tanto vituperata Carolina Invernizio si documentava non solo sulla cronaca dei delitti ma anche sulla storia. A questo proposito, nel 2006 la studiosa Lina Aresu aveva scritto: “Nel 1999 negli U.S.A., sulla rivista ‘Romance Languages’ dell’Università di Charleston, è uscito un saggio di Cosetta Gaudenzi intitolato ‘Woman and colonial propaganda in Italy: Carolina Invernizio’s Odio di araba’. […] Tra gli otto romanzi pubblicati da Carolina nel 1912, ‘Odio di araba’ è l’ instant book sulla guerra di Libia, a riprova che la scrittrice spaziava a tutto campo nell’attualità e non solo nell’orticello della cronaca nera”.