di Umberto Aime – Nuova Sardegna
La replica è forte e ha il peso della requisitoria rovente. È a nome della Moby, la sua «Balena Blu», che l’armatore Vincenzo Onorato ha preso carta e penna. Non per difendersi, voleva attaccare e lo ha fatto. In campo aperto, con il lancio del guanto di sfida alla politica che ha «additato le compagnie marittime private al pubblico disperzzo» fino «addirittura a dannare noi armatori come pirati». Lui proprio non ci sta a essere flagellato e condannato. No, è alla ricerca della controffensiva fino a intimare ai politici di vergognarsi, perché «finora nessuno di loro – scrive – ha voluto comprendere con intelligenza i veri problemi del trasporto marittimo». Sanguigno e appassionato, l’armatore napoletano, nella sua lettera, ha scelto di andare sempre e solo a testa bassa contro chi – secondo lui – lo ha giustiziato. In una delle tante sciabolate messe assieme nelle sue quarantotto righe fitte, eccolo replicare subito alla prima accusa, il caro-traghetti: «L’aumento del carburante – scrive – non è una scusa, ma è stata una drammatica realtà». È da qui che Vincenzo Onorato è partito per dimostrare le ragioni di «chi pirata non è», e invece semmai «non è stato neanche ringraziato quando ha garantito seppure in perdita il collegamento invernale Genova-Olbia sospeso dalla Tirrenia». Costi reali. Onorato ha fatto di conto, confrontato e scritto: «Le grandi navi Moby consumano circa ottomila litri l’ora che si traducono in quattromila-quattromilacinquecento euro l’ora, cioè più della paga mensile di un marittimo». Sono questi i numeri terribili, secondo l’armatore, che porteranno «la Moby a chiudere il bilancio 2010, con una perdita d’esercizio che è andata ben oltre i dieci milioni». La sostanza è questa: è stato l’impazzito mercato del petrolio ad aver costretto le compagnie private e quella pubblica ad aumentare i prezzi. Non c’è stata speculazione e neanche cartello, è la lettura definitiva proposta da Onorato, ma si sa contestata a Olbia e a Roma, a Cagliari come ad Alghero, da politici e turisti, da imprenditori e residenti. Il contendere è sempre lo stesso: l’odiato caro-traghetti. Prezzi trasparenti. Non c’è stata speculazione, ribadisce l’armatore, anche nel presentare la miglior offerta della sua compagnia, per quest’estate. «Con noi, ad agosto, un passaggio ponte Civitavecchia-Olbia costa 84,60 euro incluso di tasse, diritti portuali ed Iva. Mentre un biglietto di seconda classe Milano-Roma in treno costa 92 euro», questo è il secondo confronto che porta Onorato a scrivere: «I politici che ci accusano finora non sono stati capaci neanche di fare uno sforzo culturale. Altrimenti avrebbero scoperto e sarebbe bastata un’indagine superficiale che le tariffe per la Sardegna, passeggeri e merci, sono di gran lunga le più trasparenti e basse della media europea». E poi: «I nostri politici non si sono presi neanche la briga di domandarsi come le altre nazioni abbiano risolto il problema. In Corsica, ad esempio, la Regione paga 12 euro a passeggero trasportato, indistintamente a qualsiasi compagnia, per calmierare i prezzi». Questi sono i numeri, le sciabolate sono subito dopo. Politici ingrati. Lo sono stati due volte, scrive Onorato. La prima, all’indomani della corsa invernale Genova-Olbia soppressa dalla Tirrenia. «Allora – è il passaggio forte – nessuno dei politici che oggi ci insultano, governatore incluso, ci ha detto grazie. Eppure questo servizio ha prodotto per la Moby una perdita secca di cinquantamila euro al giorno». Perché lo ha fatto, allora? La risposta secca dell’armatore è in un ricordo: «Mario Melis di cui ho avuto l’onore di aver l’amicizia quando ero ragazzo, mi diceva sempre: Devi servire la Sardegna tutto l’anno, e così ho fatto». Sfogliato l’album, ecco la seconda ingratitudine subita dalla politica: «Nessuno ci ha mai detto grazie per le tariffe agevolate che abbiamo praticato ai residenti soltanto per la nostra sensibilità e senza alcun contributo». C’è anche un’altra contro-accusa rovesciata sul tavolo: «Il qualunquismo demagogico di certi signori finora ha soltanto terrorizzato l’utenza dal prenotare la Sardegna». È l’effetto boomerang della rivolta, scrive Onorato, che poche righe dopo va giù duro sulla prossima flotta della Regione. Saremar: sarà un flop. «Ben venga con le navi noleggiate, perché la Sardegna scoprirà subito che finirà in perdita nei soli tre mesi ipotizzati e «questo serve anche da annuncio al ricorso che presenteremo all’Unione Europea quando la Regione dovrà necessariamente mettere le mani nelle casse pubbliche per ripianare i debiti». Per concludere, con una doppia chiusura aggressiva: «L’unica vera flotta sarda è la Moby con i suoi cinquecento lavoratori sardi» e «ai politici ripeto vergogna e non lamentatevi poi se il 30 settembre, per recuperare le pesanti perdite, chiuderemo le linee per l’inverno». I naviganti sono avvisati.