di MARIA BURGARELLA
Patrizia Boi e Lidia Costa, le Autrici di LegenΔe di Piante, Nostra Protezione ed Equilibrio in Terra, pubblicato da Bertoni Editore, sono due Donne che intrecciano i loro talenti in un’opera tutta intrisa di Amore per la Terra.
Sono due isolane, la prima proviene dalla Sardegna, la seconda dalla Sicilia. E in questo libro costituiscono insieme la dimensione di una ‘Nuova Isola’ popolata da ‘Esseri Vegetali’ con grandi capacità curative. Le Piante hanno un’intelligenza, emettono suoni, accolgono il sibilo dei venti e donano nutrimento agli animali della Foresta. E l’Isola, come un globulo fluttuante nelle acque che generano vita, è una dimensione ideale per la tessitura, perché come afferma la scrittrice Erika Maderna «lì le donne da sempre hanno intrecciato i nodi delle reti da pesca, hanno dato forma con la perizia di mani sapienti agli strumenti della sopravvivenza di economie chiuse ma laboriose, rammendando, cucendo, facendo e disfacendo». E poi aggiungo io – che sono Siciliana -, perché l’Isola è un posto magico, un luogo del senza tempo dove si vivono attimi di eternità.
Infatti Patrizia ci narra del suo incontro con Lidia: «Ho incontrato Lidia grazie a Lucia Berrettari in quella che io chiamo l’Isola del Benessere, il Casale nel Casentino dove spesso tiene i suoi incontri e dove io e Lidia eravamo arrivate per disintossicarci dal caos cittadino. Lucia aveva suggerito di tirare fuori il mio potenziale creativo attraverso le Piante, nel modo che mi era più congeniale, per recuperare il mio forte legame con la Terra. Io non ero un’esperta di Piante, per quanto provenissi da una famiglia di agricoltori e allevatori e avessi frequentato i terreni fertili della Trexenta. Infatti preferivo curarmi con il buon cibo e con le Erbe e sognavo di incontrare quelle Donne di Medicina di cui si parlava sommessamente nei paesi della Sardegna. Quando vidi la nostra Erborista, che con la sua parlata toscana emanava simpatia e allegria, non mi parve vero. Avevo scritto due Fiabe sulle Piante insieme a un ragazzo di campagna che mi aveva ispirato la comunicazione col mondo vegetale e gliele lessi. Da quel momento questo libro è diventato il nostro progetto, quella piccola Isola dove le nostre Piante regnavano sovrane. In realtà, poi, anche se Lidia era nata a Firenze, aveva origini siracusane e qualche antenato pure sardo, mi sembrava perfetta per la mia natura sarda».
Il libro è nato a Firenze, dove Patrizia si recava spesso per elaborare l’opera, Lidia ha deciso su quali Piante curative potevano orientare il loro lavoro, poi ha cercato di comporre un canovaccio di notizie che potessero identificare la personalità di ogni specie vegetale. Patrizia si è innestata su questo canovaccio e ha affinato l’elaborazione di Lidia, insieme hanno poi chiesto a Lucia di fare un suo quadretto sulla parte emozionale di ogni Pianta. Infine Patrizia ha ordito la sua narrazione tenendo conto della sapienza delle sue amiche, sapendo, grazie all’insegnamento di Maria Pia Minotti, esperta di Fiabe e ideatrice del Festival Fiabando, che le Piante sono legate alla vita, al Mito, alla Leggenda, alla Terapia e naturalmente alle Fiabe. Giuseppe Sermonti infatti afferma che “Tutte le fiabe narrano la storia del paradiso terrestre” intrecciando il regno del “meraviglioso” con le vicende del mondo vegetale.
Il libro è diviso in tredici capitoli, il capitolo iniziale parla del Frassino del Tempo senza Tempo, albero cosmico dalle cui radici nascono tutte le altre specie vegetali, gli altri capitoli narrano di Alberi con potere di guarigione che corrispondono ciascuno ad un mese dell’anno: Abete, Acero, Betulla, Faggio, Sequoia, Tiglio, Fico, Quercia, Olivo, Noce, Castagno e Olmo.
Nella prima parte del Capitolo, Patrizia delinea la personalità della Pianta prescelta, trasformando il materiale fornito da Lidia e Lucia e riversando ogni conoscenza botanica nelle sue storie, in un mondo magico che si staglia tra il genere della Fiaba, della Favola e della Leggenda, dove gli Esseri Elementali hanno la loro ragione di esistere e ogni Albero si nutre da un sottosuolo ricco e dalla Luce che lo illumina dall’alto. Segue una pennellata poetica sulle emozioni della specie vegetale in questione da parte di Lucia e poi nella parte finale, Lidia tramanda le sue conoscenze erboristiche descrivendo la pianta stessa, le sue proprietà fitoterapiche, il loro valore simbolico, le leggende e gli usi magici che ne faceva la cultura popolare, e ci regala le sue tisane e ricette.
Non è stato semplice scegliere il titolo dell’opera affinché non si confondesse con la moltitudine di libri che esistono in campo erboristico: qui si uniscono i due campi del racconto e delle erbe, si intrecciano le Piante con le storie, si cerca di restituire al mondo vegetale quell’antica sapienza che veniva trasmessa da quelle che un tempo erano chiamate Streghe. Come afferma sempre la Maderna a proposito della Maga-Strega Circe si tratta di: «un archetipo in trasformazione. Un archetipo che emerge dal mondo selvaggio di un divino femminile arcaico, di cui custodisce e tramanda i simboli; e come in tutte le figure di transizione, la sua cifra specifica è un’ambivalenza da esplorare attraverso le sue contraddizioni. Della primitiva natura di dea, di sacerdotessa e di sciamana, Circe conserva i caratteri tipici: il dominio sugli animali e sulla vegetazione, le conoscenze farmaceutiche, l’arte della tessitura magica, il potere di trasformare».
E qui le Streghe sono tre, Patrizia che trasforma in un racconto archetipico il materiale ricevuto, Lucia che tramuta le emozioni che riceve dalle piante in suggerimenti di guarigione e Lidia che, col pestello del suo mestiere, sminuzza e ricompone, miscela porzioni di Piante e crea decotti, cataplasmi, pozioni, emulando Ecate che è la maga lunare della ciclicità, della fertilità, della generazione e rigenerazione.
C’è una Pianta, in particolare, nella quale Patrizia ha voluto sintetizzare il carattere della Strega Guaritrice, il Noce, infatti, come afferma Lidia nel paragrafo “Simbologia e Leggenda”: «nelle civiltà passate, era il luogo dell’occulto, la pianta sotto cui si tenevano riti diabolici: nella notte di S. Giovanni, le streghe provenivano da ogni luogo volando in cielo come stormi per radunarsi sotto il Grande Noce e partecipare al Gran Sabba. Ancora oggi si dice: “Le streghe vogliono noci”. Secondo la leggenda di Benevento il Sabba delle Streghe si teneva sulla riva del fiume Sabato, sotto un Noce, alto, sempreverde e dalle qualità nocive».
Patrizia non si è lasciata sfuggire lo spunto offerto da Lidia perché nel capitolo del mese di ottobre e del Noce, la sua storia, intitolata Il Noce Guerriero e le due Gemelle, ha compiuto una vera e propria operazione alchemica, integrando nel Noce Guerriero l’anima della sua Terra e quella di Lidia e Lucia.
Infatti narra: Nella casa accanto al Nuraghe era cresciuto da tempi antichissimi un enorme Noce Bianco che sovrastava ricoprendolo con la sua chioma il mastodontico Nuraghe. […] Sembrava un Guerriero centenario, un saggio combattente della vita che ha affrontato migliaia di traversie, milioni di tempeste, infinite difficoltà. Il suo vigore maschio aveva vinto ogni lotta, era sopravvissuto a ogni tentativo di sradicamento e nessuno era riuscito a raderlo al suolo […] Capitava spesso che le Gemelle della casetta bianca accanto al Noce, s’intrattenessero a chiacchierare sotto quel morbido fogliame, a sorseggiare acqua fresca e a refrigerarsi col venticello traspirante tra le foglie. Lucia e Lidia, in un tempo remoto, dovevano essere state sacerdotesse del pozzo sacro, forse avevano predetto destini, oppure erano state tessitrici di nascite e di rinascite miracolose […] Spesso si fermavano ad accarezzare le pietre del Nuraghe, a cercare tra le rovine segni della sorte o immagini sbiadite di antichi guerrieri. Lo spirito degli antenati comunicava con le loro anime regalando storie da raccontare agli abitanti del paese. Conoscevano eventi del passato, sapevano come muoversi nel presente ed erano in grado di prevedere il futuro. Tutti stavano attenti ai loro ammonimenti, ascoltavano i loro suggerimenti, chiedevano i loro consigli perché loro erano in grado di interrogare la saggezza dell’antico albero».
Sembra davvero strano che si debba fare un discorso così lungo per la scelta di un titolo: c’erano già i titoli delle singole storie a rappresentare lo Spirito insito in ogni Pianta, mentre per identificare l’intera opera le autrici si sono riunite e hanno lavorato con i suggerimenti dell’intuito, guidate dalla sapienza femminile.
Insomma il titolo dell’opera è una sorta di Giano Bifronte, che da un lato guarda il passato, ossia la conoscenza antica di Lidia che compone Abachi di Piante (Legende), dall’altro lato osserva il futuro, ossia la trasmutazione alchemica che Patrizia riesce a ottenere riversando nel calderone del suo talento i componenti magici che Lidia le ha fornito, per orchestrare gli elementi nelle sue Storie (Leggende). L’Aiutante magico che tutto trasforma, il triangolare occhio di Dio, è quel ‘Δ’, che muta una parola nell’altra, dando di volta in volta lo scettro della narrazione a Patrizia (Leggende), a Lidia (Legende), o a Lucia (Δ, perché ne ha determinato l’incontro e l’unione).
In questo impianto collaborativo, costruito appositamente pensando alla grande capacità di stringere patti sotterranei nel mondo vegetale, si inserisce la Bellezza delle immagini di Sergio, che sono capaci di suscitare memorie di antichi Popoli e si prestano alla narrazione di qualunque storia che riporti a galla archetipi del mondo originario.
Il messaggio delle nostre Autrici e delle immagini che accompagnano le Storie di Patrizia è “Impariamo a collaborare come fanno le nostre Radici, gli apparati radicali che si alimentano nel mondo sotterraneo, che scambiano mute parole e complesse alleanze, allo scopo di costruire relazioni. Affinché possa nascere quell’Albero interiore che assume nutrimento da ogni cellula sviluppando un inconscio collettivo più forte nella cooperazione”.
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Quando la volontà dell’uomo, in questo caso di due donne, fa unire quello che un mare divide!
Un’unione che prende linfa da un profondo amore per la Madre Terra e per i suoi pargoli colmi di bellezza ed energia, quei figli della terra che gli umani chiamano distrattamente alberi senza averne quella riverenza che a loro compete. Ecco due donne, portatrici della vita che si inchinano di fronte a coloro che di questa vita sono i padri più antichi, fermi e generosi nel tempo, dispensatori di suprema energia vitale.
Due donne, due isole ma un unico universo, quello del mondo delle creature vegetali ed il grande amore che Patrizia Boi e Lidia Costa donano e ricevono da questi esseri viventi, intelligenti, indispensabili alla nostra stessa esistenza. Un libro importante, educativo, sacro per ciò che di più caro ed importante esso esprime, l’amore per la nostra Terra!
Complimenti a Bertoni Editore per la sensibilità nell’avere accolto questo bellissimo messaggio.
Importanti anche le foto evocative di Sergio Pessolano
Marcello Soro Grazie Marcello per queste parole poetiche e per avermi presentato l’Editore❤️pianteremo alberi dovunque, soprattutto nel tuo bosco😊
Spero di leggere quanto prima questo libro estremamente interessante per l’argomento trattato, quello della meravigliosa Madre Terra, madre del mondo vegetale così necessario alla nostra esistenza spirituale e fisica, purtroppo sofferente per l’incuria dell’uomo.
Complimenti alle autrici Patrizia BOI e LidIa COSTA.
per incuria e per il Dio denaro cara Teresitas, a Roma negli ultimi anni sono stati tagliati diecimila Pini
La natura e le sue meraviglie….piante anch’esse esseri viventi appartenenti alla madre Terra che tutto ci dona e da cui noi umani estrapoliamo la sua linfa, le piante che curano .. .le piante che ci ossigenano….le piante che son tutto nel nostro ecosistema, brava Patrizia e complimenti per questo importante libro….sei eclettica e fantastica!
esatto, il concetto è proprio questo, comprendere che esse sono la più grande ricchezza. Che quando l’ultima pianta sarà stata tagliata non potremmo mangiarci il denaro…