di BARBARA PAVAN
Negli ultimi mesi del 2019 l’artista sarda Maria Jole Serreli su invito del Governo cinese ha partecipato all’International Ceramics Forum a Chongqing, nello storico distretto della ceramica di Rong Chang, nella Regione del Si Chuan. Il Forum è organizzato nell’ambito del progetto One Belt One Road, un programma di potenziamento e sviluppo dello snodo logistico di questa zona oggi tra i maggiori corridoi della Cina grazie a linee merci ferroviarie veloci che conducono verso l’Europa e verso la Russia, verso il Sud Asiatico e il Nord America. Chongqing – una megalopoli di quasi quaranta milioni di abitanti – è considerata l’area metropolitana più grande del mondo. Da quella esperienza espositiva, su richiesta dell’organizzazione, Serreli ha sviluppato la serie di opere Remembering Rongchang esposta in anteprima presso l’EXMA di Cagliari in occasione della sua personale A casa mia avevo tre sedie a cura di Simona Campus.
Quarantaquattro opere, suddivise in cinque gruppi in cui l’artista ha utilizzato materiali diversi tutti altamente evocativi della storia e della cultura del territorio intrecciati con testimonianze della terra di Sardegna da cui proviene l’artista.
La sperimentazione della Serreli in questa ricerca ha esplorato la possibilità di declinare due produzioni tradizionali del territorio – il ramiè e la ceramica – attraverso l’arte. Il ramiè è una fibra naturale originaria dell’Estremo Oriente e di cui si ha notizia dell’utilizzo per la confezione di abiti pregiati già nell’Antico Egitto grazie alla sua consistenza fine e luminosa simile alla seta. Ricavata da due piante – la Boehmeria Nivea e la Boehmeria Utilis – molto diffuse in Estremo Oriente, il processo di estrazione, filatura e tessitura è estremamente delicato e costoso e il tessuto che se ne ricava è dunque riservato a manufatti di prestigio e di nicchia.
Dalle sculture di ominidi in argilla bianca refrattaria ai sedici piccoli lavori in cui i tessuti ramié si coniugano con le pagine di carta dello Zuo Zhuan (左傳T) – o Cronaca di Zuo, la più antica cronaca cinese in forma narrativa – attraverso un filo di cotone rosso; dai vasi in ceramica con tessuti cuciti fino alla composizione di pagine di libri antichi acquistati nella città cinese, pittura e argilla nera e ancora alla grande installazione di cesti scultura in tessuto ramié. A questa pluralità di materiali cui si aggiungono i fili, la cera e la ceralacca, Serreli integra frammenti di vari tipi di legno della Sardegna dando così forma ad una serie di opere in cui la cifra ultima dell’arte è la relazione, il dialogo tra due culture antiche e raffinate che seppur geograficamente lontane e radicate nella profondità arcaica del tempo trovano nel linguaggio artistico della Serreli il punto di congiunzione: l’arte diventa qui il medium attraverso il quale ogni distanza spazio-temporale si annulla nell’opera. L’artista ha rielaborato contenuti, tecniche e materiali riannodando un filo mai interrotto con il passato, informato e nutrito dal presente e reso fruibile e leggibile in un’ottica futura sempre in una dimensione sussurrata, intima e personale con l’osservatore.
A fine 2021 questo corpo di opere è stato ufficialmente acquisito ed è entrato a far parte della collezione permanente e dell’archivio del Belt and Road Ceramics Expo Center di Rongchang, distretto di Chongqing, e ad agosto di quest’anno è stato completato l’allestimento nelle sale museali del Centro Espositivo diretto da Cheng Peng, a cura di Wu Kai rendendo definitivamente visitabile e fruibile dal pubblico l’intera serie di lavori.
Il progetto è stato reso possibile dall’impegno di due aziende cinesi – Chongqing Shikeqianshe Culture Communication Co e Chongqing Weishang Advertising Media Co. e dell’Associazione CinaItalia Cinematografica e Televisiva e alla mediazione di Chen Xuantongyue.
Bravissima Jole Serreli