di LUCIA BECCHERE
La maestra Regina Funedda, nata a Fonni nel 1906 e sposata al collega nuorese Antonio Asole (1898-1970), medaglia d’argento al valore militare e Cavaliere di Vittorio Veneto per aver partecipato alle due guerre mondiali, aveva insegnato in diversi paesi della Sardegna prima di trasferirsi a Pavia. Entrambi i coniugi, dalla cui unione erano nati tre figli, avevano continuato a svolgere l’attività didattica nelle scuole della provincia pavese. Nella città lombarda Regina aveva anche diretto la casa Editrice Trieste e fondato il Convivio d’Arte, un sodalizio avente per scopo il potenziamento e la valorizzazione dei giovani poeti italiani e stranieri, in lingua e in dialetto. Membro dell’Accademia Tiberina, un’istituzione fondata a Roma nel 1813 con lo scopo di coltivare le scienze e le lettere latine ed italiane, già insignita dall’Accademia reale di Spagna del titolo trasmissibile di Viscontessa de Las Sierras per due melodrammi ambientati in Sardegna durante la dominazione spagnola, per la sua attività teatrale più diffusa all’estero che in Italia, le venne assegnata una Medaglia Civile di Francia, una Medaglia d’Oro dell’Istituto per la Lingua di Trieste e due Lauree ad honorem.
In pensione a 54 anni, aveva deciso di stabilirsi con la sorella Ines e la madre Maria Papa a Nuoro continuando a dare vita al Convivio d’Arte, scrivendo e pubblicando la maggior parte delle sue opere con gli pseudonimi di Regina del Gennargentu, Licia Asole e Gloria Serra.
Cugina di Grazia Deledda, alla quale l’accomunava la potenza creativa di scrittrice, ha lasciato oltre cento opere manoscritte e dattiloscritte: romanzi, liriche, novelle, opere per l’infanzia, commedie, testi per il teatro e soggetti cinematografici, canzoni per la Rai e la Tv, testi di lettura e sussidiari per le scuole elementari.
Il suo Pinocchio in versi pubblicato negli anni ’50 con il nome d’arte di Regina del Gennargentu nel giornalino per ragazzi Lo scolaro e illustrato da una non meglio identificata Annamaria, aveva riscosso un grande successo nelle scuole elementari e medie di tutta Italia. «Mia madre era una scrittrice conosciuta come Regina del Gennargentu, Gloria Serra e Licia Asole – ha detto il figlio Giovanni ingegnere e residente a Pavia –. Della sua copiosa produzione io sono venuto a conoscenza solamente da adulto. È stata mia sorella Irenella a raccogliere la sua eredità letteraria, in seguito io ho provveduto a digitalizzare i manoscritti con l’intento di divulgarli».
Come la ricorda? «Era una donna forte e combattiva, un’insegnante che amava tanto i bam- bini. La ricordo sempre premurosa e generosa nei miei confronti, pronta ad esaudire ogni mio desiderio. Avevo 10 anni quando, dopo la separazione da mio padre, lei aveva deciso di vivere a Nuoro. Ho frequentato le elementari a Pavia, le medie a Jerzu ospite di mia sorella e del marito insegnanti di quella scuola, gli studi liceali e universitari in continente. Per ragioni di studio e di famiglia l’ho vissuta molto poco perché venivo a Nuoro di rado. Amava citare l’aforisma di Orazio “Carmina non dant panem” (le poesie non danno pane) e infatti lei di pane ne ha avuto poco, mentre ha ottenuto grande successo con i suoi scritti. Ero al secondo anno di università quando, qualche giorno prima di Natale, mia madre è venuta a mancare a soli 63 anni. Dopo qualche mese ho perso anche mio padre».
Quando l’ha vista l’ultima volta? «Al mio arrivo a Nuoro, purtroppo ho visto il feretro che andava verso il cimitero dove riposa nella cappella in marmo bianco che aveva fatto costruire a sue spese rinunciando a curarsi seppur gravemente malata di diabete. Un estremo atto d’amore nel voler riunire tutta la grande famiglia Funedda-Asole-Papa».
per gentile concessione de http://www.ortobene.net