STUDIARE INSEGUENDO IL SOGNO DEL CINEMA: VALERIA ORTU, ORIGINARIA DI MILIS, FREQUENTA IL DAMS DI BOLOGNA

Valeria Ortu

di MARIA RITA QUARTU

ha fatto la scelta di lasciare la Sardegna per realizzare i propri sogni: Valeria Ortu, 23 anni, originaria di Milis, studentessa al DAMS (Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo) a Bologna, ricerca la Bellezza…

Come presenteresti te stessa? Mi piace presentarmi attraverso gli interessi che hanno pesato molto sulla scelta del mio percorso di studi. Sono sempre stata una bambina che ha letto tantissimo, in particolare con l’aiuto di una zia bibliotecaria, e che, pian piano, si è appassionata alla letteratura. La lettura ha potenziato il mio modo di vedere il mondo con la lente della curiosità, in particolare mi ha permesso di interessarmi a materie di vasta estrazione. A dodici anni ho scoperto Shakespeare: una roba spettacolare! Infatti, entrando al DAMS ero convinta che avrei fatto teatro…

Come è strutturato il DAMS, il corso di studi che attualmente frequenti? Il DAMS si compone di quattro percorsi che sono: musica, storia dell’arte, teatro e cinema. Nel corso dei tre anni si può scegliere sia di seguire un percorso preciso sia di dare esami di tutte e quattro le discipline. L’aspetto più interessante è che il primo anno non si parte subito con la scelta di un corso, e questa è una delle cose che ho apprezzato di più, ma è necessario dare un esame (tra due tra cui scegliere) di ciascun ambito.

Dal Liceo classico al DAMS: percorsi paralleli o interagenti? Gli studi classici sono stati la naturale prosecuzione della mia passione per la lettura (e per la musica). Ho scelto a dieci anni di frequentare il Liceo classico che mi ha insegnato ad apprezzare il bello. Se cultura è ciò che gli altri ritenevano bello, ciò è dimostrato anche dai testi scritti. Ricordo quanto fossi meravigliata, quando ho iniziato a leggere l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide: mi stupiva che ci fossero accenti fissi e non fossero quelli delle parole ma quelli del verso; regole che aiutano a rendere tutto molto più musicale, più bello, più armonico.

Quali sono le peculiarità del tuo corso di studi e come l’arte è uno strumento privilegiato per percepire la bellezza? Quando sono entrata al DAMS e ho iniziato a frequentare il corso di cinema, tutti avevano una cultura cinematografica superiore alla mia; il cinema è entrato nella mia vita molto tardi e in questo mi sono sentita sempre in difetto. La mia passione per il cinema è nata da una casualità. Durante la frequenza del IV anno delle superiori in Lettonia mi sono trovata, insieme ad alcuni amici, a vedere il film Grand Budapest Hotel. Mi ero resa conto di non aver mai considerato il cinema come una forma di bellezza; è come se mi si fosse aperto un mondo, una sorta di illuminazione nata da un commento su un’inquadratura del film. Dopo aver studiato al DAMS in maniera approfondita il Macbeth di Shakespeare ero convinta che mi sarei dedicata al teatro; poi ho iniziato il corso di analisi in cui ho imparato le tecniche di interpretazione dei film rendendomi conto che mai, sino ad allora, ero riuscita a collegare il bello del cinema con la mia realtà. Per questo ho capito che avrei fatto cinema. Ho scoperto, gradualmente, che come l’arte e la letteratura possono cambiare il mondo, cioè possono fornire una chiave di lettura che aiuta sia a comprenderlo che a modificare la propria visione delle cose e ad ampliarla, il cinema è lo strumento più efficace attraverso cui, a parer mio, lo possiamo fare oggi; è interessante l’idea di voler dare una propria lettura del mondo e fare in modo che gli altri possano o concordare con la propria idea o discordare. Fare cinema è un modo di dialogare con chi guarda il film; si mette in scena un dialogo che è la base da cui il teatro greco è tratto, vale a dire, si mettono in scena i valori costringendo il pubblico a instaurare un rapporto, una relazione con essi. Come nel teatro, quando la relazione scompare, scompare anche il senso del fare un film.

Qual è il tuo sogno? Data la mia passione per il teatro e la letteratura, il mio obiettivo è una carriera da sceneggiatrice perché la scrittura è la base di qualunque film, di qualunque pièce teatrale. Nella messa in scena si possono compiere scelte che permettono di enfatizzare ciò che già si dice con il film e non solo a livello dei dialoghi. Il film ha uno strumento in meno rispetto alla letteratura che è l’impossibilità di descrivere, in modo minuzioso e possibilmente a parole, le emozioni e i pensieri dei personaggi; per questo è necessario adottare escamotage come, per esempio, la scelta curata delle parole attraverso cui dare una propria descrizione, anche del mondo, mettendo in scena microcosmi con le proprie regole per interagire con l’altra persona e metterla in relazione con noi; trovare una ragione per interessarla, far scattare quel meccanismo per il quale lo spettatore si confronti attivamente con ciò che viene raccontato. In particolare, il mio sogno è quello di scrivere una serie tv perché si può essere creatori con molta più scelta. L’arte dà una sensibilità diversa, riesce a mettere a contatto sia la parte razionale sia la parte intellettuale e anche emotiva. Per questo è perfetta: non è del tutto cerebrale ma coinvolge emotivamente.

Il valore aggiunto della multiculturalità, del confronto di diverse nazionalità quanto rafforzano il senso di appartenenza e l’amore per la terra sarda? Ho sempre sentito un legame fortissimo con la mia terra che, secondo me, è una cosa molto sarda. A Bologna ci sono tanti ragazzi sardi che hanno in camera la bandiera della Sardegna, che ci portiamo dietro e ci contraddistingue. Vivendo fuori dalla Sardegna e entrando in contatto con altri ambienti, ci si rende conto che la nostra isola è unica all’interno dell’Italia. Anche il confronto con le realtà di altre regioni, cosa facilissima da sperimentare a Bologna, arricchisce e apre gli occhi su quanto ci si porta dietro da casa e su quanto il proprio bagaglio sia unico.

Un augurio ai tuoi coetanei ma anche ai ragazzi più piccoli … Consiglio di provare curiosità e lasciarsi ispirare anche dalle più piccole cose, dai più piccoli stimoli, anche quelli che appaiono insignificanti. L’unico modo per capire quale sia la propria strada è provare a interessarsi! Se ci si lascia stimolare, si amplia la propria visione del mondo e diventa possibile scoprire di voler fare qualcosa che, magari, non si sarebbe mai preso in considerazione.

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