BEPPE DETTORI & RAOUL MORETTI: L’EVENTO MUSICALE AL CIRCOLO “MONTANARU” DI UDINE

Beppe Dettori e Raoul Moretti

di PAOLO CERNO

Inizia bene giugno al Montanaru di Udine con “La Sardegna in Musica” recital del duo

Dettori-Moretti invitati al Circolo, come ha chiarito il presidente Mannoni, su suggerimento di una gentile socia di Carloforte, e mai suggerimento fu più felice.

Quasi due ore di musica: sacra? etnica? popolare? classica? L’interrogativo e d’obbligo tutta la gamma dei generi e stata magistralmente toccata dalla voce, a volte esplosiva, ma non priva di sussurri intimi al limite del sospiro, dell’ispirato Dettori e dalla sua fedele chitarra.

Non meno impegnato nelle dolci ed arcaiche note tintinnanti scalate della sua Arpa celtica, moderna nella fattura in carbonio, ma antichissima nella vaghezza della forma a cigno d’origine babilonese, it comasco Raoul Moretti, cagliaritano d’adozione sardo nel sentire le vibrazioni isolane. “Animas” è il titolo dell’ultimo dei tre CD editi dal duo che ci ha intrattenuti e di cose
d’anima e spirituali proprio si tratta tanto da giustificare il primo degli interrogativi sopra espresso. II duo viene spesso invitato ad esibirsi nei siti dominati dagli arcaici Nuraghe e la ” limba ” antica, in tutte le sue varianti, e sperimentata con attenzione e rispetto. Ecco risolti il secondo il terzo ed il quarto interrogativo. Chi parla, o canta, la lingua antica è, al contempo, classico, etnico e popolare.

Quale omaggio alla grandissima Maria Carta, viene eseguita la famosa “Sabat Mater”, palpabile il brivido che percorre gli astanti.

” Sardus Pater” è il secondo brano dedicato ai Giganti misteriosi di Monti Prama; a una storia tutta da riscrivere, anche se i Sardi ii ritengono le vere divinità primigenie della loro terra. Non credo che l’americana Columbia University riesca a chiarire alcunché. Accontentiamoci delle note antiche e vibranti di Beppe Dettori molto più convincenti.

L’arpa di Raoul Moretti la fa da padrona nel terzo brano Vita e cuore Sardi.

” In su monte Gonare” e un classico di Maria Carta: suoni antichi come antichi perduti amori, arcaiche vibrazioni, echi lontani riecheggiano in questo brano dai suoni secolari, cantilenanti.    

Oro e Diamante e un brano del duo Dettori & Moretti in omaggio a Maria Carta; l’arpa celtica scala armoniosa le note, la chitarra di Beppe ribadisce la vita piena di Maria dal cuore di Diamante con la sua melodia vicina/lontana irraggiungibile.

Daniela PES e Massimo COSSU hanno partecipato al CD “Animas”: gli stati d’animo traboccano e in tutti brani la vita 6 presente in ogni più recondita sfumatura.

” Continuum” è l’omaggio ai Tenores di Orosei: hanno ispirato il brano che parla di dolore e speranza, invita a non arrendersi e a lottare contro le continue controversie che la vita, mitico Uroburo che si morde la coda, a tutti riserba ma, non trattasi della fine dei tempi, è l’inizio della speranza.

Altra “limba” ormai poco usata è il Sassarese che viene usato in chiave non di distacco umano, bensì come stimolo a fissare il profondo e non a guardare in superficie.

Anche il dialetto ormai usato da pochi anziani pescatori del lago di Como è l’omaggio all’arpista lombardo trapiantato in Sardinia, parla di confini, di contrabbando, di rematori d’acqua dolce che può diventare amara; e l’universalità della fatica del sopravvivere, vogare e remare senza fermarsi.

” Gratia plena ” e la lode alla biblica Maria. Scandisce la vita dei Sardi fino alla morte.

Le note armoniose e ripetitive del ballo saltellante tipico dei Sardi, ci avvicina alla fine del bellissimo concerto. Armoniosa e fiera anche l’esibizione estemporanea accennata da Graziella la nostra impagabile segretaria, scandito dal ritmico battimani di tutti; scatenato il “vocalist”.

La musica POP non è estranea al nostro “Duo”, anzi ne approfittano per traslare la lingua sarda in italiano ne è riprova :Notte oscura lunga. Battimani meritati.

“Vita mea”, inno alla vita doverosamente sempre da provare, almeno come riverbero, ci proietta nel vero inno sardo alla vita: quel ” No potho reposare” che sempre commuove e sempre sussurrato sottovoce da chi    t’amo e t’amo e t’amo ha, almeno una volta, vissuto.

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