AL GREMIO DEI SARDI DI ROMA, L’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA RETE DEI CAMMINI: FOCUS SUL PERCORSO DI SAN GIORGIO VESCOVO DI SUELLI

di LUISA SABA

Una crescente e diffusa sensibilità per contrastare la crisi ambientale trova nella tutela della natura, nella individuazione di un nuovo modo di fare turismo, in una mobilità dolce le ragioni che stanno alla base di una notevole e importante riscoperta del camminare e dello sviluppo dei Cammini. A tutti è noto quello di Santiago di Compostela nonché l’impegno profuso dalla UE per valorizzare la Via Francigena, simbolico collante tra diverse realtà europee che intendono rinnovare le storiche e identitarie comuni radici.

La Sardegna è all’avanguardia in questa riscoperta: i Cammini della nostra isola sono relativamente giovani, ma ricchi tuttavia di storia e di valenze culturali, ambientali che stimolano l’interesse a scoprire e vivere l’Isola superando canoni folcloristici o schemi legati a un turismo patinato e consumistico. Nel 2013 la Regione Sardegna, prima in Italia, ha istituito con Decreto dell’Assessore al Turismo della RAS, il Registro dei Cammini ai quali si riconosce la valenza culturale, spirituale e turistica di itinerari che si snodano attraverso i territori di più Comuni della Sardegna legati dal culto di un medesimo santo e che rappresentano al contempo dei percorsi di interesse storico e naturalistico. Alla creazione di questo registro hanno contribuito, in maniera determinante, Legambiente Sardegna e l’Associazione di volontariato culturale “Iubilantes onlus”, che negli ultimi 15 anni hanno mappato e percorso importanti itinerari storici, ne hanno difeso e diffuso la storia e il valore quale patrimonio identitario di tutti i Sardi.

Attualmente sono iscritti al Registro, i Cammini di Santa Barbara di Nicomedìa (patrona dei minatori), il Cammino di San Giacomo apostolo (Santu Jacu, in sardo) quello di Sant’ Efisio martire (patrono dei Sardi), Nostra Signora di Bonaria (patrona della Sardegna), quello di San Giorgio di Suelli, primo vescovo della Ecclesia Barbariensis.

Il Gremio dei Sardi si è misurato con successo, quattro anni fa, con un  progetto specifico, che aveva  come obiettivo prioritario quello di far comprendere, diffondere ed estendere la cultura dei Cammini, favorendo  una modalità di conoscere  la Sardegna che faccia dei destinatari dei viaggi i fruitori, ma allo stesso tempo, i messaggeri di un turismo rispettoso dell’ambiente, nonché l’occasione per  creare un ponte tra i sardi “di fuori” e quelli “di dentro”  al fine di  riscoprire comuni radici e rafforzare legami.

A Roma il 24 aprile del 2022 il Gremio dei Sardi ospita l’incontro di primavera della Rete dei Cammini, una Associazione di cui fa parte insieme a più  di trenta importanti associazioni di Cammini: i Cammini Francigeni, i Cammini della Regina,  le Scuole in Cammino, le Asl  che promuovono la Salute in Cammino etc. etc. associazioni interessate a proporre una modalità di turismo lento, non invasivo, rispettoso del territorio e delle sue identità.

Durante questo incontro viene presentata la guida realizzata da Franco Saba su “ll Cammino di San Giorgio di Suelli”, pubblicata da Isolapalma a Monastir nel 2020.

Il Cammino di San Giorgio Vescovo si ispira ad un personaggio storico, nato a Cagliari intorno all’anno Mille e vissuto sempre in Sardegna, dove ha svolto interamente la sua missione apostolica. Il Cammino ripercorre quindi gli itinerari di evangelizzazione di colui che fu il primo vescovo dell’Ecclesia Barbariensis che aveva sede a Suelli, ma la cui giurisdizione era dislocata nelle curatorie del Sarrabus, di Quirra, dell’Ogliastra e della Barbagia orientale confinando a nord con la Diocesi di Galtellì.

Per ben cinque secoli le notizie sulla vita di San Giorgio e della sua diocesi di Suelli chiesa Barbariensis si perdono tra le pieghe della tormentata storia della Sardegna, invasioni arabe, lotte tra i giudici, interventi di Pisa e Genova nella politica locale, influssi bizantini anche nelle pratiche di assegnazione di incarichi religiosi. Di certo si sa che la Diocesi di Suelli, considerata troppo povera per consentire una dignitosa organizzazione ecclesiastica, fu abolita nel 1420, assorbita dalla diocesi di Cagliari di cui era stata una gemmazione. Solo nel 1824 papa Leone XII, sollecitato da una diversa condizione geo-politica dell’Isola, fece ristabilire una sede ecclesiastica con sede a Tortolì.

La memoria popolare tuttavia aveva colmato il vuoto storico nutrendosi di leggende sulla vita del santo, che pare fosse stato molto vicino ai mali materiali dei suoi fedeli e aveva dedicato i suoi prodigi alla guarigione della loro misera situazione di pastori isolati in zone particolarmente povere. Come? Promuovendo forme di irrigazione per contrastare le endemiche siccità di quei territori, facendo sgorgare sorgenti dalle proprietà taumaturgiche, aprendo varchi che mettevano in comunicazione aree impervie tra colline e valli. Circa 13 straordinari prodigi che vengono attribuiti al Santo riguardano guarigioni legate alle proprietà delle acque, alla germinazione di piante salutari, alla efficacia terapeutica della vicinanza di certi animali all’uomo. Arrivò perfino a fare un censimento di tutti i poveri della diocesi, per poterli meglio curare con le proprietà salutari degli elementi naturali in mezzo ai quali vivevano.

Il lavoro di ricerca e sperimentazione svolto sul campo da Franco Saba, socio di Legambiente Sardegna e di Iubilantes di Como, ha consentito di individuare e tracciare un itinerario che ad oggi copre oltre 500 km. Partendo da Cagliari, luogo natale di Giorgio, si arriva sino ad Orgosolo e Oliena, attraversando le aree geografiche del Parteolla, della Trexenta, dell’Ogliastra e della Barbagia orientale.

I Tacchi e Toneri d’Ogliastra, riconosciuti come geo-siti d’interesse Mediterraneo, sono fra i luoghi più emblematici di questo Cammino, sia sotto il profilo ambientale che dal punto di vista storico religioso, per la quantità di testimonianze e tracce inerenti il primo vescovo di Suelli.

La bellezza di paesaggi che si incontrano lungo l’itinerario tracciato, insieme alle testimonianze delle opere umane più antiche e più recenti, presenti negli ambiti attraversati, consentono di definire quello di San Giorgio Vescovo un vero Cammino identitario della nostra Isola.

Com’è nata la Guida del cammino?

Per saperne di più di quel Pastore ecologo ante litteram che aveva operato lungo i tragitti rocciosi ed in mezzo ai Tacchi e i Toneri di una terra ancor oggi in parte sperduta, Franco Saba decide di interpellare i segni della natura e della storia compenetrata nel paesaggio della antica scomparsa diocesi di Suelli, facendosi aiutare dai toponimi, ancoraggio fedele al passaggio del Santo nei numerosi itinerari da lui percorsi.

Franco Saba con una formazione in ingegneria forestale, socio di Legambiente e di Jubilantes Onlus, convinto e tenace ambientalista, attinge per la sua l’attività professionale di dirigente forestale alla conoscenza profonda dei connotati di un territorio, boschi, piante, caratteristiche idrogeologiche, che in una lotta pluridecennale agli incendi e al contrasto del degrado del paesaggio ha imparato a conoscere e difendere con competenza e passione. Da questa attitudine a leggere il territorio in rapporto diretto con tutto ciò che esso comprende e racconta nasce sul campo la costruzione del Il Cammino di San Giorgio Vescovo, “alla scoperta degli itinerari di evangelizzazione del primo vescovo della Diocesi di Suelli nella Sardegna del centro-sud–orientale”, come racconta in copertina la guida di Franco Saba, pubblicata da Isolapalma a Monastir nel 2020.

Da ormai 15 anni, in quella  settimana che va dal 24 aprile al primo maggio e si conclude con la festa di Sant’Efis a Cagliari, Franco con un gruppo di camminanti  ripercorre a piedi il Cammino di San Giorgio, attraversando le piste, le contrade, le  strade rurali  e i tratturi che attraversano  oggi la Sardegna sud orientale, da Sestu a Dori, Siurgus, Armungia, Villacidro, Orroli, Esterzili, Ulassai, Tortoli, Lanusei, Villagrande, Talana, Urzulei, Orgosolo, Oliena, con un asse principale orientato a Nord-est con andamento simile al tracciato del trenino verde a scartamento ridotto che collega Cagliari con Arbatax. Attraverso i toponimi, le preziose tracce naturalistiche, l’assetto del territorio, le documentabili trasformazioni del paesaggio, la presenza di piante secolari, testimonianze orali che si tramandano all’interno di comunità ogliastrine, Franco Saba ha ricostruito, nel tempo e nella memoria, il Cammino che il giovane vescovo doveva fare per curare la sua diocesi. Per una coincidenza di date Franco Saba non è presente alla presentazione della guida, ma sta iniziando il suo annuale itinerario, nell’ultima settimana di aprile che termina con la festa di Sant’ Efisio il primo maggio a Cagliari. Il percorso è diverso ogni anno: si tratta di una diversità che rende unico il Cammino di San Giorgio, cammino con destinazione sempre diversa come diverse erano le destinazioni che il Santo doveva raggiungere per arrivare alle località a lui assegnate, Quirra, Villaputzu, Marmilla, Sarcidano e altre divisioni territoriali che costituivano le curatorie in epoca giudicale. Quindi i percorsi sono molteplici e le varie tappe del Cammino di San Giorgio, grazie alla guida cartacea contenuta nella guida, possono essere percorse anche autonomamente dal popolo dei camminanti. Sempre di più gli itinerari vengono organizzati pianificandoli su misura per chi arriva da fuori dell’Isola, con l’aiuto di guide storiche per chi non conosce la storia della Sardegna, con l’accompagnamento di guide naturalistiche conoscitrici della flora e del paesaggio dei territori attraversati; è disponibile inoltre usufruire di bus che supportano chi non può sostenere a piedi il percorso delle tratte più impegnative.

La guida del Cammino di San Giorgio è da considerarsi il risultato di una ricostruzione, non esaustiva, dell‘asse principale del percorso, ma molti altri se ne possono fare ricordando che il Santo doveva raggiungere località spesso tra loro non collegate. L’unicità identitaria del Cammino di San Giorgio Vescovo è data dal fatto che esso rappresenta un “transet” altamente rappresentativo della configurazione della Sardegna. Esso interseca una molteplicità di paesaggi della Sardegna centro meridionale,  parte  dalle aree più antropizzate dell’Isola, come l’area metropolitana di Cagliari, per dirigersi  verso  gli itinerari che collegano Cagliari con le aree storico geografiche dell’interno in questo ordine: Campidano di Cagliari, con zone pianeggianti destinate all’agricoltura di pianura, seguito dalla Parteolla, (la pars-olea dei latini), area con specifica vocazione oleoviticola, la Trexenta, il granaio dei romani ancora oggi destinata alla cereacoltura e alla produzione di pani tradizionali, per passare alle zone di bassa montagna a vocazione zootecnica e arrivare, passato il Flumendosa, in piena area montana, regno dei Tacchi e dei Toneri dell’Ogliastra a vocazione forestale  per raggiungere infine le falde del Gennargentu dove persiste un immutato mondo pastorale di altura. L’identità di questo percorso corrisponde a un progressivo cambiamento di paesaggio, lungo il quale non ci sono cattedrali, monasteri o altre vestigia religiose importanti, ma solo piccole chiese campestri e la Chiesa dedicata a San Giorgio a Suelli. In compenso si incontrano i Menir, i Nuraghi, le Tombe dei giganti, le Domus de janas e Pranu Mutteddu, il parco archeologico considerato la più antica testimonianza della civiltà sarda.

 Gli elementi più vistosi che si incontrano nel Cammino sono indubbiamente i monumenti della natura, la stessa scala di San Giorgio, S’iscala e su piscu, i vetusti alberi patriarcali monumentali, quasi coevi dei nuraghi, i tacchi di Jerzu, simili a campanili di cattedrali, immagini di una dimensione sacrale della natura e di una religiosità compenetrata dentro la natura stessa.    

La guida è anche uno strumento per realizzare esperienze di incontro con accoglienti comunità interne, depositarie di conoscenze legate alla coltivazione di piante e di semi per salvarne la biodiversità ed anche alla conservazione di antichi saperi artigianali e artistici, come dimostra lo straordinario museo che ospita a Ulassai le opere della grande Maria Lai. Le carte topografiche contenute nella seconda parte della guida, di cui rappresentano un originale e prezioso valore aggiunto, hanno tutte la stessa scala geografica e riportano la traccia e i dettagli dell’itinerario delle principali località interessate. Una legenda specifica sui dislivelli da superare consente di misurare il tipo di impegno fisico richiesto ai camminanti.

Il Cammino è uno strumento per apprendere camminando.

Camminare a piedi permette di ascoltare suoni e ammirare forme e colori, prestando attenzione ai segni della natura e della storia compenetrati nel paesaggio e soprattutto negli alberi. Alberi che   oltre consolidare il terreno e prevenire dissesti idrogeologici, funzioni importantissime in aree minacciate costantemente dagli incendi boschivi, grazie alla loro longevità custodiscono il più affidabile archivio di informazioni sul clima e sulla atmosfera. Le ricerche scientifiche più recenti dicono che gli alberi hanno colonizzato la terra prima degli esseri umani, e forse la loro capacità di resilienza e le forme di intelligenza verde che li caratterizzano potranno svelarci in un futuro alcuni misteri sulla preistoria sarda ancora nascosti.

Il logo in copertina della guida richiama il concetto dell’importanza degli alberi nel Cammino di san Giorgio: rappresenta il cerchio della vita, una biosfera nella quale alberi e piante partecipano al cammino circolare del nostro pianeta insieme e sullo stesso piano degli esseri umani, superando una idea ancora diffusa secondo la quale sulla terra ci sono creature di rango superiore e inferiore, organizzate su una mitica piramide con a capo l’uomo re dell’universo.

Camminare è la forma di locomozione più naturale degli uomini, che camminando possono raggiungere luoghi che la motorizzazione non ha fortunatamente ancora intaccato. Senza vincoli di tempo, pur fissando delle mete da raggiungere, si mantiene con i piedi un legame diretto con l’energia tellurica e una straordinaria connessione con la madre terra che l‘asfalto e il cemento delle strade cittadine hanno insanamente fatto dimenticare.

Camminare esige non solo un impegno fisico, ma anche un impegno interiore, faticoso e temibile perché accanto alla possibilità di godere di una vita piena e rientrare in contatto con la natura, rischia di metterci di fronte a realtà poco rassicuranti, come l’abbandono delle aree interne della Sardegna, il degrado e la povertà di aree sfruttate e poi abbandonate come quella del Sulcis iglesiente, la debolezza di una industria turistica concepita come unico toccasana di una ripresa economica. Camminare può diventare l’avvio di una conversione ecologica, la ricerca di come sostenere l’identità ambientale della nostra isola ed anche il contributo personale a difenderla. Ricordo una frase di Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, che diceva “Camminare è pregare con tutto il corpo e dare del tu a Dio”.  Penso che a mille anni di distanza San Giorgio sarebbe d’accordo!

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