di FABIO CANESSA
L’idea del museo come anima di un luogo. Con questa accezione nasce la mostra “Lazzaretto ieri e oggi” inaugurata il 13 maggio nell’edificio storico del quartiere Sant’Elia a Cagliari, un tempo luogo di ricovero e di quarantena e dal Duemila, dopo il restauro, uno dei centri culturali più importanti della città. La volontà è quella di rispondere all’esigenza di conservare non solo la storia del monumento, ma anche la memoria del territorio. Memoria che non è necessariamente legata alla vecchia e classica visione museale. Oggi il racconto si arricchisce grazie alla tecnologia: i luoghi della cultura devono acquisire nuove metodologie di comunicazione. Il visitatore non deve più essere passivo oggetto della visita, ma deve sentire, assaporare, toccare e odorare i contenuti culturali. In una parola deve essere soggetto della visita. La mostra “Lazzaretto ieri e oggi” coniuga queste esigenze e accompagna il visitatore in un percorso che parte in maniera classica, con la presenza dei pannelli didattici che raccontano la storia dell’istituzione lazzaretto, partendo dal primo, quello di Venezia, per giungere al Lazzaretto di Cagliari e sino alle origini del quartiere di Sant’Elia. Il contenuto è arricchito e approfondito dalla presenza di video, mentre il racconto si fa contemporaneo con un plastico multimediale, realizzato dallo studio di architettura ALO srl dell’ingegnere Marco Verde, con il quale il Lazzaretto del 1800 prende vita e letteralmente racconta i suoi ambienti accompagnando il visitatore a vedere ciò che ora non esiste più, cancellato dal tempo e dall’usura della vita. Le stanze del plastico, al tocco dell’utente, si aprono, fanno apparire il direttore che svolge le sue mansioni, la voce narrante descrive ciò che accadeva. L’utente interagisce, tramite la tecnologia, con lo spazio, comunica con il luogo. Grazie a un’interfaccia tattile e dotata di sensori si è resa l’esplorazione fruibile anche alle persone con disabilità.
A valorizzare la comunicazione contribuisce, poi, la graphic novel “Bartolomeo Salazar – L’ultimo medico della peste” di Stefano Obino che è stata recentemente pubblicata da Camena Edizioni. Il fumettista racconta una storia ambientata nel 1816 a Cagliari quando la città fu interessata da un’epidemia di colera che rese necessario reperire urgentemente delle aree esterne dove poter seppellire i numerosi morti ed evitare la diffusione incontrollata del morbo. Un’epidemia che circolò soprattutto nei quartieri popolari vicino al porto, portata da alcuni marinai inglesi sbarcati nell’isola. In questo contesto si muove Bartolomeo Salazar, personaggio d’invenzione, che svolge per l’ultima volta il suo ruolo di dottore della peste ancorato a una concezione di medicina ormai superata. Da segnalare per il completamento della mostra anche il contributo del biologo Massimiliano Deidda alle ricerche sulle erbe e il loro utilizzo nelle cure dei malati.
La mostra, inserita nell’ambito della programmazione dell’assessorato alla Cultura del comune di Cagliari e proposta dall’ATI Cooperativa Sant’Elia 2003 – Accademia d’Arte di Cagliari, segna una tappa importante del rapporto tra la Cooperativa Sant’Elia 2003, capofila del progetto, con l’architetto Andrea De Eccher, curatore del restauro del Lazzaretto di Cagliari, e inoltre l’attivazione del primo nucleo di collaborazione con i Lazzaretti Veneziani, il rafforzarsi della partnership con l’Accademia d’Arte di Cagliari e delle azioni di progettualità partecipata con gli abitanti del quartiere di Sant’Elia attraverso la Cooperativa Carovana e il progetto Rigenerazione Urbana.
Apertura e orari: da martedì a domenica (9.00-1300 / 16.00-20.00)
Costo del biglietto € 5.00 intero, € 3.00 ridotto
Per informazioni:
Lazzaretto di Cagliari
Piazzale Lazzaretto, 1-9
Tel: 070 3838085
Email: info@lazzarettodicagliari.it
Un libro scritto su grandi cartelloni e supporti multimediali.
Una mostra, permanente, a mio parere esigerebbe ben altro.