di ANTONIO MARIA MASIA
Nella bella sala Italia Unar, completa in tutti i suoi posti attualmente disponibili, ancora persistono, seppure ridotte, le limitazioni dovute alla pandemia, i soci e gli amici del Gremio hanno potuto godere con evidente soddisfazione e viva partecipazione di un evento, lungamente atteso e diverse volte rinviato: la presentazione a cura di Ottavio Nieddu e Marco Lutzu, rispettivamente ideatore del progetto editoriale e curatore, dello splendido volume “Deus ti salvet Maria” e della storia di devozione e di identità che ne derivano.
Nel saluto introduttivo il presidente del Gremio non ha mancato di ricordare che nell’occasione si è voluta celebrare la giornata festiva scelta dai sardi: Sa Die de sa Sardigna dedicando all’importante ricorrenza storica annuale la poesia religiosa, diventata musica e canzone popolare identitaria. Il 28 aprile del 1794 i Sardi a Cagliari riuscirono a rimandare a Torino, cacciandoli letteralmente via, il viceré piemontese Balbiano e la sua corte, in segno di protesta per il mancato accoglimento da parte del Re delle cinque petizioni finalizzate a consentire ai Sardi di partecipare in termini di pari dignità con la componente piemontese del regno di Sardegna, alla gestione pubblica e amministrativa dei vari livelli di potere.
Quel momento di reazione, cantato dal giudice di Ozieri Ignazio Francesco Mannu con i versi di Barones, ufficialmente considerato l’inno sardo per eccellenza, per ottenere più autonomia e considerazione alla fine si chiuse con una sconfitta per i Sardi e per il più famoso dei loro leader Giovanni Maria Angioy di Bono. Ma rimane nella memoria e nella storia dei Sardi quale gran momento di ispirazione autonomistica, alla stregua del periodo nuragico e del periodo giudicale di Eleonora d’Arborea.
Attraverso il duetto fatto di domande da parte di Ottavio Nieddu, noto presentatore di spettacoli e festival dappertutto in Sardegna, ricordiamo fra gli altri: “Sardegna Canta”, operatore culturale infaticabile, da molti anni responsabile della spettacolare festa e processione di Sant’Efisio, e le risposte di Marco Lutzu, antropologo docente di etnomusicologia all’Università degli studi di Cagliari, raffinato ricercatore in Sardegna, Cuba, e Guinea Equatoriale dei rapporti tra musica e religione, delle motivazioni storiche e antropologiche della poesia improvvisata, abbiamo capito meglio di quanto potessimo intuire cosa è e cosa rappresenta per noi sardi: Deus ti salvet Maria. Un richiamo continuo e potente di emozione, di spirito di appartenenza ad una Comunità, un mezzo di devozione religiosa, un’occasione di canto che ci coinvolge e appassiona.
Marco, occorre ricordarlo, dopo un lungo lavoro di ricerca, nel 2017 ci aveva già “regalato” la storia e le vicende storiche legate alla nascita e affermazione della terza fondamentale poesia-canzone sarda fra quelle più note e diffuse: chi non conosce, chi non accenna a cantare “Non potho reposare”? Lo splendido canto d’amore della Sardegna, frutto dei bellissimi versi del poeta Barore Sini di Sarule e della musica del Maestro Peppino Rachel di Nuoro?
E così al Gremio scorrono, raccontate con bravura, passione e chiarezza da Marco le circostanze che hanno portato a noi il canto religioso, nato quasi certamente da una traduzione in sardo di una parafrasi mariana attribuita al gesuita Innocenzo Innocenti (1624-1697). Una speciale e tenera “pregadoria” (preghiera) che richiamava un precedente del 1611: l’Ave Maria in sardo, in versione logudorese, compresa nella relazione del canonico Martin Carrillo inviata in quell’anno al re Filippo III di Spagna il cui incipit è: Deus ti salvet Maria piena de gracia , su Segnore est cun tegus, tue ses benedita subra totus sas feminas e beneditu su frutu de su ventre tou, Iesus…
Versi cantati che hanno cominciato, grazie anche al “celebre dotto e distintissimo poeta sacro”, mancato sacerdote, Bonaventura Licheri di Neoneli (1683-1733), ritenuto da alcuni il “padre” del testo -canzone, a diffondersi rapidamente in Sardegna e anche oltre, perché ben rappresentavano il sentimento e la fede dei credenti. Versi che entravano istintivamente in piena sintonia con i gusti melodici anche dei non credenti e soprattutto contribuivano validamente alla penetrazione nelle popolazioni del luogo del messaggio spirituale della fede cristiana e dell’amore per la Vergine Maria… come “politicamente” volevano i Gesuiti di Cristo.
E intervallando il racconto, Marco, continuamente e opportunamente sollecitato da Ottavio, ci proponeva la proiezione di immagini e di tracce musicali antiche e più recenti, tecnicamente “apribili”, come si dice oggi, e questa è una opportuna innovazione utile per l’immediato ascolto, attraverso la semplice scansione di diversi codici QR presenti nel volume.
Volume che è anche corredato e impreziosito da un imperdibile CD, ricco di ben 16 tracce audio.
Fra le quali: quella eseguita da Giovanni Cuccuru di Usini che ne fa la prima registrazione nel 1938, Il Coro di Nuoro nel 1966, Michela Gregu di Mamoiada nel 1967, la bravissima e sfortunata Maria Teresa Cau di Ozieri nel 1966, l’indimenticabile Maria Carta di Siligo, già socia del Gremio, che nel 1974, attraverso Canzonissima, riesce ad imporre nel Continente e in mezzo mondo la sua bellissima versione di Deus ti salvet Maria, facendole fare un salto di posizionamento sociale determinante: dalla musica e canto religioso a musica e canto etnico identitario di straordinario successo popolare.
E ancora l’interpretazione del grande sardo per sua scelta, nonostante lo sgarbo dei sardi, Fabrizio De Andrè, che attratto dalla versione del gruppo musicale Is Cantores di Nuoro riesce a darci, nel 1980, un ritmo avvincente e molto apprezzato nel famoso e bellissimo album “indiano d’America” scritto subito dopo il suo brutale sequestro con la sua compagna Dori Ghezzi. E poi ancora Clara Murtas ed Ennio Morricone, Paolo Fresu ed Elena Ledda, Andrea Parodi, Antonella Ruggero, Luigi Lai e le launeddas, i Tenores di Neoneli…
Un libro veramente interessante frutto di un’impegnativa e faticosa ricerca, ottimamente documentata da parte di Marco insieme e con Roberto MIlleddu, Roberto Caria, Diego Pani e Luigi Oliva che, disponendo di elevate competenze specifiche danno al libro una superiore qualità di scrittura, di comunicazione, di analisi etnografica e musicologica, di riflessione teologica e di riconoscimento dei valori della tradizione, del culto e devozione della Madre di Dio, così intimamente sentito e percepito dai Sardi che, lo sottolineo, in tutte le occasioni religiose e civili ricorrono a questa canzone.
MI ha colpito molto, a proposito della diffusione della nostra Ave Maria, un episodio verificatosi a conclusione dell’evento, quando ho accompagnato i due protagonisti all’Istituto Maria Ausiliatrice delle Suore Salesiane per il loro pernottamento. Un episodio che ci ha riempito di gioia e soddisfazione: mentre Marco e Ottavio compilavano i fogli necessari all’ingresso, vicino a una bella statua della Madonna, mi sono rivolto a Suor Fides, la superiora di origine straniera: loro sono gli artisti che oggi al Gremio hanno presentato un libro dedicato alla Vergine Maria, dal titolo Deus ti salvet Maria. Lei con un enorme e dolce sorriso: ma è la preghiera che cantiamo tutti i giorni! Sa, da noi c’è anche un bel gruppetto di sorelle sarde.
A quel punto io, Ottavio e Marco… ci siamo illuminati d’immenso . .. sardo orgoglio!
Ed io ho promesso una copia del libro a suor Fides che le porterò al più presto.
Molto interessante ! Aspetti della Sardegna che non conoscevo.