di TONINO OPPES
“L’argilla è qualcosa che accarezzi… stringi tra le mani e dolcemente si lascia plasmare, anche se, a volte, più che le mani sembra che la materia voglia seguire i tuoi pensieri e, all’improvviso, prende forma e diventa oggetto: pensa alla brocca che si trasforma in dimora d’acqua, oppure alla ciotola contenitore di cibo e poi ci sono i volti e i corpi di donne e uomini che raccontano pezzi di vite vissute …”
Teresa Addis, nata a Ozieri, studi all’istituto d’arte di Sassari, ha abbracciato la scultura quasi per caso. Capita sempre nella vita che qualcosa (un semplice gesto oppure una parola) ti suggerisca un percorso e tu devi soltanto avere il coraggio di seguire quella strada.
“Per me la svolta è arrivata quando ho venduto il mio primo quadro: l’ha acquistato un non vedente che, mentre lo accarezzava, ha voluto che gli raccontassi che cosa avessi dipinto… ecco allora ho capito che dovevo lavorare la materia… e per imparare a scolpire mi sono trasferita a Padova dove ho avuto come maestro il monaco buddista Alfredo Baracco. Con lui ho cominciato a lavorare la creta, ma soprattutto a sentire la voce della terra.”
Poi il ritorno a Sassari, dove vive stabilmente; a Luogosanto frequenta il laboratorio del bravo ceramista Mauro Scassellati con cui Teresa Addis ha firmato una lunga serie di opere che arredano case oppure impreziosiscono alcuni musei. Sono soprattutto donne sarde che si mostrano nella loro bellezza austera, il corpo abbozzato ma completo nella sua perfezione ci ricorda il mistero e l’inconscio della vita. Chiuse in quell’abito nero, con la camicia bianca che assume le forme di un fiore, sembrano esaltare la vita e sottolineare la morte, altro grande mistero dell’umanità. Insieme, i due artisti sperimentano con continuità le sculture in bucchero la cui lavorazione riprende un’antica tecnica etrusca: “nella prima fase c’è la lavorazione della terra cruda, interamente modellata a mano, segue poi il momento della levigazione e infine c’è la cottura che si protrae dentro il forno per alcune ore alla temperatura di 800/900 gradi. Ma prima la scultura va inserita in un contenitore d’acciaio ben sigillato in cui si mettono piccoli rami di legno che bruciando emettono anidride carbonica indispensabile per colorare di nero l’opera che sembra fatta di acciaio ma non è così: è terra!”
Appartengono a questo filone tutte le sculture della serie terra primarza che spesso sono il frutto di uno studio approfondito, di una ricerca costante oppure di una precisa esigenza del mercato, ma spesso della elaborazione di un momento perché, a volte, soltanto “seguendo quello che suggerisce il cuore si fanno cose importanti o che comunque ti regalano gioia.” E tra queste ci sono certamente le sculture in pietra, talvolta tufo o steatite, talvolta “nate in elaborazione a un lutto” precisa Teresa Addis che spesso ama accompagnare i suoi lavori da brevi poesie, sintesi di liberi pensieri in versi “perché in fondo tutto nasce dalla poesia.”