di ANDREA RIPOLI
Mi chiamo Carola Troilo, ho 22 anni, sono laureata in Beni culturali e Spettacolo, nel ramo dello spettacolo, all’Università di Cagliari e mi sto specializzando in Scritture e produzioni dello spettacolo all’Università La Sapienza di Roma per poter diventare sceneggiatrice, dato che amo anche la scrittura. Studio danza da quando sono bambina e sono sempre stata appassionata di teatro, cinema, musica e arte in generale. Passioni che pian piano sto cercando di coltivare sempre di più in modo da farle diventare un lavoro futuro. Almeno spero!
Da poco più di un mese è finita l’esperienza del laboratorio teatrale e dello spettacolo “Apparatus Matri” con la compagnia romana FOCUS 2. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza a livello umano? Quella di “Apparatus Matri” è stata un’esperienza bellissima, sia a livello professionale che umano. Ho imparato a conoscere più in profondità il mio corpo e le mie emozioni, a tirarle fuori senza paura né vergogna. Ho imparato anche a lasciarmi andare maggiormente e a sfogare la mia arte sempre di più. È stata un’esperienza breve ma intensa, e a livello umano ho capito quanto in poco tempo una cosa così bella come il teatro possa unire un piccolo gruppo di persone a tal punto da creare uno spettacolo davvero bello.
Qual è l’esigenza che ti porta a recitare? È molto difficile rispondere a questa domanda sinceramente. Non ho un’esigenza che mi porta a recitare perché è come se solo recitando e interpretando diversi ruoli riesca ad essere davvero me stessa. Recitare è in sé la mia esigenza per poter vivere, non immagino una vita in cui non reciti. Mi sentirei vuota, come se mancasse una parte di me, la più importante.
Chi è un attore teatrale? Un attore teatrale è quella persona che, attraverso l’interpretazione di un personaggio, trasmette emozioni indescrivibili emozionandosi per primo lui stesso. È un’artista che ha mille sfaccettature, può diventare qualsiasi cosa voglia, e in quei momenti, sopra il palco o alle prove, non è più lui e lascia fuori tutte le difficoltà della vita. A parer mio posso dire che ogni personaggio che ho interpretato mi ha dato qualcosa di sé e mi ha fatto crescere sia come artista che come persona, e sono sicura di dare anche io qualcosa di me stessa al personaggio ogni volta che lo interpreto. Come diceva il grandissimo Gigi Proietti: “Benvenuti a teatro, dove tutto è finto ma niente è falso”. Esattamente come l’attore, che con la finzione di un personaggio porta solo verità ed emozione.
Come spettatrice, cosa ti aspetti da uno spettacolo teatrale? Come spettatrice mi aspetto tante cose, sono molto esigente in questo. Osservo attentamente tutto studiando i personaggi, gli attori, il luogo e aspettandomi di imparare qualcosa da tutto ciò. Ma la cosa più importante in assoluto che mi aspetto da ogni spettacolo è emozionarmi e sorprendermi delle mie stesse emozioni come non mai. Posso dire che mi emoziono anche guardando un film o leggendo un libro, ma l’emozione di vivere uno spettacolo teatrale è la più forte in assoluto. E quando l’attore è bravo, e sa emozionare, per me la soddisfazione è enorme ed esco dal teatro con una felicità immensa e con un senso di appartenenza a quel mondo che cresce di spettacolo in spettacolo.
Come si costruisce la propria voce personale, la propria unicità? Penso che la propria voce personale si possa costruire con tanta pratica e tantissima passione. A parer mio ognuno ha già dentro di sé la propria unicità, bisogna solo impegnarsi per tirarla fuori e soprattutto avere il coraggio di farlo. Non è semplice “spogliarsi” e mostrare la propria anima, ma quando succede è meraviglioso e soddisfacente. Riguardo la mia voce personale si sta evolvendo man mano che recito, e ogni volta scopro lati di me stessa che non mi aspettavo e che rendono sempre più evidente la mia voglia di recitare e avere la mia unicità.