di MAURO PILI
Antonio Pili non è stato solo il Sindaco di Villaputzu a cavallo del secondo e terzo millennio (1996 -2002). E’ stato, nella sua missione terrena, un Eroe, Sardo sino al midollo, coraggioso come pochi, schietto come il lentischio, audace come un Gigante.
Antonio Pili, alla vigilia del Santo Natale ci ha lasciati. 81 anni vissuti con passione e coraggio, in una terra arsa dalla povertà, circondata da profittatori di ogni genere.
Oncologo, primario della prima divisione di Pneumologica dell’ospedale Binaghi di Cagliari, ma soprattutto, di fatto, medico condotto del suo paese.
Le vicende della vita ci portarono ad incrociarci poche settimane dopo il mio insediamento a Villa Devoto, sede della Presidenza della Regione. Era febbraio del 2002. Non mi conosceva, non lo conoscevo.
Non ci fu bisogno di molte presentazioni, fu diretto, senza fronzoli.
Al telefono mi disse solamente che aveva bisogno di un confronto, immediato e riservato.
Fu convincente, nel perorare la causa che ancora ignoravo.
Il giorno dopo eravamo seduti uno davanti all’altro. Come vecchi amici che si devono confessare i segreti di una vita. Di punto in bianco la sua voce, sempre sicura e decisa, rispettosa e autorevole, si fa flebile e rotta dall’imponenza delle sue parole.
Ho il timore, mi disse, che a Villaputzu e Quirra ci siano troppi tumori e troppe malformazioni nei bambini.
Non ho dati, mi confessò, ma quel che affermo lo tocco con mano, giorno dopo giorno. Vedo ammalarsi giovani e anziani, pastori e militari, bambini e donne.
Fu lapidario nella sua preoccupazione: qualcosa ci sta sfuggendo di mano. Ho il terrore che queste malattie, la loro insistenza, possa essere generata dalle attività all’interno del Poligono di Quirra.
Mi si ghiacciarono le vene. Antonio Pili non era solo il Sindaco di quel piccolo paese, era il medico, era l’oncologo, era uno scienziato.
Non era uno qualunque, non era un’antimilitarista. Era un Uomo con la Coscienza di un Padre.
Dobbiamo indagare, mi esortò. Ci faremo tanti nemici, profetizzò!
L’annosa è mai alleviata sofferenza tra lavoro e salute era davanti a noi. Un macigno grande come il peso sulla coscienza.
Gli dissi che avrei nominato una commissione d’inchiesta regionale, e gli avrei chiesto di farne parte.
Mi disse: non sarà facile, non credo te la lasceranno fare.
Cercavo di non far caso a quelle sue preoccupazioni.
Preparai la delibera da portare in giunta, rigorosamente fuori sacco. Procedura anomala per non anticipare i contenuti di un provvedimento, per evitare fughe di notizie e le solite intimidazioni del palazzo.
Mi dissero sotto voce: rischiamo di metterci contro i generali, il ministero della Difesa, la Vitrociset. Risposi: abbiamo già contro la coscienza di tanti sardi morti senza un perchè!
A marzo del 2002 la commissione si insediò. Obiettivo indagare su causa ed effetti di quelle malattie e morti nell’area del Poligono di Quirra.
Era la prima commissione in assoluto che veniva insediata per stabilire il nesso tra poligono e malattie.
Iniziò i suoi lavori quando ancora si negavano le prime vittime dell’uranio impoverito in Kosovo.
I cecchini del palazzo non mi lasciarono tregua, ogni giorno era un assalto!
I poteri collaterali di generali e armieri di Stato fecero il resto.
Antonio Pili pochi mesi l’insediamento della Commissione viene fatto saltare. Le forze nemiche minano la sua rielezione con il ricatto occupazionale.
Ad Agosto del 2003, prima di concludere analisi e campionamenti, salto pure io! Agguato dentro il palazzo di un manipolo di faccendieri protesi ad affari e negazionismo.
Non ho mai dimenticato quelle parole di Antonio Pili, quel suo coraggio, quella sua coscienza civile, alta e unica. E’ stato lui ad esortarmi a non fermarmi davanti al muro di gomma.
A lui vorrei dedicare la mia inchiesta parlamentare che ha messo la parola fine a quella annosa vicenda, facendo venire allo scoperto responsabili e crimini.
Con prove, con atti, con confessioni è emerso che Antonio Pili aveva ragione.
L’uso dissennato, illegale, vigliacco di armi e munizioni di ogni genere aveva minato la vita di giovani militari, pastori, donne e bambini. Pratiche assassine come le nubi tossiche sui centri abitati intorno al poligono.
Se tutto questo è emerso con forza lo dobbiamo ad un Sindaco coraggioso, con la coscienza protesa alla tutela della vita e della salute dei propri concittadini.
Grazie Antonio, per questa tua straordinaria lezione morale e di altruismo, per me sei stato e resterai per sempre un Uomo coraggioso.
Un Eroe Sardo che ha amato la sua gente e la sua terra anche a costo di pagarne personalmente le conseguenze.
Lo conosciuto al binaghi giovane medico.. Molto preparato. Pneumologo
Mi dispiace molto
Tutti i #sardi gli devono riconoscenza per il suo esempio e la sua moralità