di LUCA FODDAI
Le voci della Sardegna cantano uno dei simboli musicali dell’Isola. La Fondazione Maria Carta rende omaggio ai sardi nel mondo con una nuova e particolare versione di “Non potho reposare” (“A diosa”), incisa su un cd inviato gratuitamente a tutti i circoli degli emigrati dall’Isola. Sono una novantina quelli sparsi nel mondo. Gli oltre 80 operanti in Italia lo hanno già ricevuto in occasione del recente settimo congresso della Federazione Associazioni Sardi in Italia (FASI) svoltosi a Milano, e l’ascolto e la proiezione del filmato del brano hanno suscitato grande emozione tra i 350 delegati presenti, in rappresentanza del mezzo milione di nostri conterranei che hanno lasciato la Sardegna. Con il cd, grazie al codice QR, è infatti possibile visionare la traccia video appositamente realizzata da Db Video Management (Mauro e Paolo Fancello) e diffusa online (www.youtube.com/watch?v=bT12NvwYa0A).
Nella nuova incisione discografica di quella che resta forse la più popolare e amata canzone sarda, sono stati coinvolti artisti di diversa estrazione stilistica che, nel solco della tradizione, propongono una affascinante e appassionata rilettura di “Non potho reposare”, frutto di un arrangiamento curato dal duo Fantafolk (Vanni Masala all’organetto e Andrea Pisu alle launeddas).
Con loro hanno partecipato il trombettista Paolo Fresu, le cantanti Maria Giovanna Cherchi e Valeria Carboni, Beppe Dettori e l’arpista Raoul Moretti, Luca Mascia voce dei Niera, il chitarrista Nilo e Mamuthones e issohadores della Pro Loco di Mamoiada. Tutto nel ricordo di Maria Carta e Andrea Parodi, presenti nel progetto con alcuni estratti video tratti da una loro esibizione del 1993 a Cagliari. A loro due si devono forse le versioni più apprezzate e conosciute del celebre motivo firmato più un secolo fa da Salvatore Sini e Giuseppe Rachel.
«Questo omaggio ai sardi nel mondo è un’ulteriore conferma del forte rapporto che Maria ha sempre avuto con il mondo dell’emigrazione», spiega il presidente della Fondazione, Leonardo Marras, che nelle note di copertina ricorda che «la prima incisione di “Non potho reposare” da parte di Maria Carta risale al 1978 e compare nell’album “Umbras”» e come «il tocco magico dell’artista di Siligo stava non solo nella sua straordinaria interpretazione ma anche nel suo impossessarsi sino in fondo delle emozioni di quel testo di Salvatore Sini, inserendo in chiusura una strofa tutta sua». Che viene ripresa nella nuova versione del brano, come pure alcuni versi tratti da “A diosu” che di “A diosa” rappresenta la risposta meno nota.
In questa elaborata confezione, ricca di sfumature e inediti colori, il motivo si conferma la canzone d’amore per eccellenza del patrimonio sardo, capace di catturare l’ascolto e suscitare un’immediata emozione collettiva, come evidenzia Giacomo Serreli, presidente del comitato scientifico della Fondazione.
Bellissimo!!!