di MARIAGRAZIA CANU
Un paese che ha sofferto e ancora soffre per la perdita del sito industriale, chiuso nel 2016, ma che sta trovando la forza e la volontà di rimettersi in piedi con iniziative concrete. É uno degli aspetti più interessanti che emergono dal documentario “Dopo il Futuro” che il regista nuorese Antonio Sanna ha ultimato in questi giorni ad Ottana e dintorni. Le riprese sono cominciate a marzo 2021 con le interviste ai protagonisti, una trentina, tra semplici cittadini, ex operai, oggi diventati imprenditori, alcuni dei sindaci del passato, quello attuale, e diversi suoi colleghi, scelti fra i tanti paesi che hanno condiviso la loro storia con quella del Polo Petrolchimico ottanese, in primis Bolotana.
“Dopo aver raccontato la storia dell’industria, dalle origini ai giorni nostri, con il precedente “Senza passare dal VIA”- ci spiega Antonio Sanna in una nota di regia- ho sentito l’esigenza di chiudere il cerchio e di non abbandonare Ottana al suo destino, come se niente fosse successo. Volevo capire quali conseguenze porta convivere per oltre quaranta anni con una fabbrica chimica e quanto questo possa contribuire a fiaccare la volontà di reazione di un’intera comunità quando questa chiude. Pensando a ciò che è accaduto anche in altre parti dell’isola, mi riferisco ad Arbatax o a Porto Torres, mi sono chiesto come sia stato possibile continuare a tenere in vita un sito industriale ormai finito, con una sorta di accanimento terapeutico. Per questo, aprendo una finestra sulla realtà sarda, sono andato a vedere cosa accade ai giorni nostri a Portovesme. In quell’area, insieme a Sarroch pesantemente inquinata, si sono appena spesi oltre seicento milioni di euro del “Piano Sulcis” senza ottenere che pochi ed ininfluenti risultati: le realtà produttive più grosse sono chiuse, si continua ad inquinare impunemente e ad avviare iniziative pericolose per le popolazioni”.
Il documentario DOPO IL FUTURO, della durata di un’ora e venti minuti, racconta come si vive oggi nel centro Sardegna dopo la fine dell’Industria, come la chiamano gli ottanesi, quali iniziative sono in corso per provare a creare occasioni di lavoro, sia tra i privati, molti dei quali ex operai chimici o tessili, che nel sito industriale, al momento al centro di un progetto di riconversione che procede con l’abbattimento degli impianti di Ottana Polimeri e in futuro destinato ad ospitare un centro di ricerca sulle energie rinnovabili e il museo dell’industria.
Nella media valle del Tirso sono aperti tre filoni di indagine curate dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, che sono concentrate soprattutto sulle vecchie discariche dell’Enichem, dentro e fuori il perimetro della fabbrica. La storia ha decretato la fine del polo petrolchimico e ora Ottana è sotto una luce diversa. Essendo esclusa dall’elenco dei siti più compromessi d’Italia dal punto di vista ambientale, la comunità sta lavorando per rilanciarsi, sfruttando le sue risorse e anche per cancellare definitivamente la sua nomea di luogo inquinato. Ci vorrà del tempo. Indicativo sulla salubrità del territorio, la produzione di un ottimo olio di oliva e del miele, entrambi premiati. Come già ricordato nel precedente documentario, i terreni industriali circostanti la fabbrica sono compromessi dal lavoro delle ruspe, ma non sono inquinati. Semmai ora sono a rischio “pannellizzazione”, con diversi progetti, in attesa della Valutazione di Impatto Ambientale della Regione. Progetti che prevedono la copertura di 170 ettari di terreno con pannelli fotovoltaici.
Il documentario, prodotto da ArKaosfilm in collaborazione con l’Università di Cagliari e la Società Umanitaria Cineteca sarda, gode di un contributo concesso dalla Fondazione di Sardegna, dalla Unione dei Comuni della Barbagia, dai Comuni di Ottana e Bolotana e infine delle donazioni ottenute con la piattaforma “buonacausa.org”.
In attesa di poter vedere DOPO il FUTURO, nella sua versione integrale, la cui prima proiezione è prevista per i primi mesi del 2022, è possibile vedere il trailer visitando il sito creato appositamente per il film: www.dopoilfuturo.net
ArKaosfilm nasce nel 1993 con la produzione di “MECCANISMO”, un cortometraggio a soggetto che viene presentato al FRAME3 di Napoli. Terza edizione di un Festival di Cinema dedicato alle Realtà giovanili degli anni novanta. Nel corso di quasi trent’anni ha prodotto Cortometraggi e Lungometraggi a soggetto o documentari, audiovisivi e laboratori di Cinema rivolti soprattutto ai giovani. Tali opere sono state presentate in vari festival regionali, nazionali ed internazionali ottenendo premi e riconoscimenti e tra questi il Premio Umanitaria al Babel Film Festival edizione 2019. Dal 2016 ArKaosfilm è diventata APS Associazione di Promozione Sociale, i cui obiettivi prevedono, fra gli altri, la Promozione della Cultura Cinematografica e la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale, archeologico storico e ambientale della Sardegna anche con l’utilizzo della produzione di opere audiovisive.
ANTONIO SANNA – Giornalista professionista, ricercatore, telereporter, documentarista e docente in vari laboratori e seminari di cinema rivolti ai più giovani. Dal 1993 con Umberto Siotto, col quale fonda la ArKaos Produzioni, oggi ArKaosfilm, è autore di cortometraggi di finzione e documentari presentati e premiati in festival nazionali ed internazionali.