di TONINO OPPES
Era ancora calda e sofferente la terra di Planargia devastata dal grande rogo di luglio; ovunque alberi anneriti e cenere, e un dolore diffuso tra la gente, quando ho avuto modo di leggere il libro di poesie e racconti che celebrano gli anni dell’infanzia che l’autore, Umberto Curcu, ha trascorso a Cuglieri.
Penso alla terra ferita e violentata dal fuoco, eppure ho tra le mani un volume che contiene versi di grande purezza d’animo.
Che contrasto di emozioni e di sentimenti; con la dolcezza che, per un attimo, prende il sopravvento sull’angoscia.
Già il titolo Cuglieri, bidda mia, (Edizioni S’Alvure) è un inno d’amore verso il paese delle proprie origini, con i ricordi (t’ind’ammentas?) che diventano protagonisti delle poesie e soprattutto dei racconti.
L’infanzia è il filo conduttore del viaggio che l’autore compie regalando versi e soprattutto storie di personaggi che non ci sono più e che, in qualche modo, anche senza essere protagonisti assoluti, hanno segnato la vita del paese.
Ecco il paese:
“Bidda mia superba/ subra sa codina/ coronada de montes e de collinas/ …/ Cando torro/ so cuntentu/ mi sento prus pomposu/ mi parzo un’isposu/…./ cara terra nadìa/ mi portas allegria/”
I ricordi si fanno più struggenti quando l’autore recupera le storie lontane, quelle de sa pitzinnìa: i compagni di scuola, i giochi – allora sempre uguali, e oggi ormai scomparsi -, la povertà acuita negli anni della seconda guerra mondiale, gli incontri nel ‘43 con i soldati tedeschi, la raccolta del grano, sas serenadas e poi alcuni personaggi, come Babbai Lugliè, calzolaio e filosofo, oppure tiu Bore, un’omineddu minudu, ma mannu de coro…chi sas dies de festa essiat cu sa berritta longa, su corittu e su zigarru.
Insomma il paese nel cuore; perché da lì si parte sempre, ed è lì che si ritorna se non fisicamente almeno con i ricordi.
Operazione che compie anche Umberto Curcu, una vita da sottufficiale della polizia di stato, un passato nella squadra mobile della Questura di Cagliari e poi nel gruppo che, negli anni Settanta, alla guida del questore Emilio Pazzi, operò contro il banditismo e la piaga dei sequestri di persona.
Ora, anche quel lavoro, è un ricordo lontano, e Umberto Curcu può dedicarsi alle passioni di un tempo: la campagna, e in particolare la poesia e la scrittura in limba.