di ROBERTA CARBONI
Ladàmini o Mes ‘e ladàmini nel sud dell’isola; Santu Aini o Santuaine nel centro e nel nord. E’ il mese di Ottobre, che in Sardegna coincide più che mai con l’inizio dell’autunno.
Ogni mese dell’anno in Sardegna ha un proprio nome, che cambia a seconda della zona e che porta i segni della lunga tradizione agro-pastorale che quest’isola vanta fin dai tempi più remoti.
Il terrmine Ladàmini in sardo significa “letame” e fa riferimento al concime utilizzato per preparare la terra all’arrivo dell’inverno. “Su ladàmini” era ottenuto dagli escrementi degli animali che si portavano al pascolo o si tenevano nelle stalle e negli stazzi domestici, e questa usanza era praticata fin dal Neolitico.
Già decine di millenni addietro, dunque, si aveva coscienza che il letame generava nuova flora dai pascoli. I romani, non a caso, chiamavano “ager laetus” il campo fecondato ed è da qui che si è instaurata la parola letame.
Il nome di Santuaine o Santu Aini, invece, si lega alla figura di San Gavino Martire, il cui culto, probabilmente già radicato nel periodo bizantino e giudicale, è assai diffuso in tutta la Sardegna, con particolare riferimento al nord.
San Gavino viene festeggiato il 25 Ottobre – data del martirio nel calendario liturgico – e, in alcune località della Sardegna, il 30 Maggio, in base al Martirologio Romano.
A Ortueri e nel Mandrolisai il mese di ottobre è chiamato anche Santumiale, in occasione della festa di San Michele che ricorre il 29 Settembre. In questo caso è evidente il retaggio culturale bizantino, essendo il culto di San Michele Arcangelo di matrice greco-ellenistica a sua volta mutuata da quella assiro-babilonese. Tra il IV e il I secolo a.C., infatti, l’equinozio autunnale, così come quello primaverile, era consacrato al dio Mitra-Sole, considerato “cosmocrator” (ovvero, creatore dell’universo), la cui funzione era simboleggiata da una sfera tenuta nella mano; sempre nel mito greco, molte funzioni di Mitra-Sole vengono attribuite anche a Hermes-Mercurio, in particolare quella di mediatore del cosmo. Con l’avvento del Cristianesimo alcune virtù o caratteristiche degli antichi dei del mondo assiro-babiblonese, greco e romano vennero ereditate da alcuni santi. E così molte funzioni equinoziali e mediatrici di Mitra-Sole-Hermes vennero ereditate da san Michele, la cui festa cade in Occidente nel periodo subito successivo all’equinozio, che cade tra il 21 e il 24 Settembre.
Se settembre è il mese della raccolta, soprattutto quella delle uve per la vendemmia (che va avanti in alcuni casi fino a novembre), ottobre è il mese della preparazione della terra da destinare al raccolto, in un ciclo stagionale destinato a ripetersi da millenni. Il clima ad ottobre comincia a cambiare, le giornate si accorciano, le ore di luce diminuiscono, l’aria si fa più fresca e le temperature si abbassano di qualche grado, segnando, seppur in maniera ancora lieve, il passaggio all’autunno.
Non a caso in una filastrocca che si usava per insegnare ai bambini il nome dei mesi dell’anno, si dice che “Santu Aini infriscat, e ja proet s’Atonzu“, ovvero “Per San Gavino rinfresca e già piove l’Autunno”.
Tra settembre e ottobre, inoltre, si cominciano a preparare i dolci tradizionali che si legano alle festività principali legate alle feste di Ognissanti e alla commemorazione dei defunti, tra la fine di ottobre e i primi di novembre: “Is Animeddas” e “is Panixeddas” nel sud dell’isola, “Su ‘ene ‘e sas ànimas” o “su Mortu Mortu” nel nuorese, “su Prugadòriu” in Ogliastra.
Per queste festività si consumano “is pabassinos” , dolci a base di frutta secca e sapa di colore scuro che rimandano al ritorno alla terra attraverso il legame che, da sempre, unisce vita e morte.